di Greta Privitera
Dmytro Kozatskiy, conosciuto come Orest, si congeda con due tweet dalle acciaierie di Mariupol dopo quasi tre mesi di resistenza: «Questo è tutto, Azovstal è il luogo della mia morte e della mia vita». E lascia su Google tutti i suoi scatti
Su Twitter: «È fatta. Grazie di tutto dal rifugio di Azovstal. Luogo della mia morte, e della mia vita». Mentre da Zelensky arriva l’ordine di deporre le armi e mettere fine alla resistenza di Mariupol, il soldato-fotografo Dmytro Kozatskiy, che si fa chiamare Orest e che fuori dai bui sotterranei delle acciaierie viene già soprannominato «gli occhi di Azovstal», usa Twitter per congedarsi dal mondo.
Parole, quelle di Kozatskiy, condivise da migliaia di utenti. Il fotografo in passato aveva postato immagini che testimoniano la sua vicinanza ad ambienti della destra estrema, una tra tutte quella di una pizza con una svastica. Negli ultimi tre mesi ha documentato la resistenza del reggimento Azov nei tunnel più bombardati d’Ucraina.
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— ????? (@Kozatsky_D) May 20, 2022
Questa volta, sotto il suo post di addio, scrive: «A proposito, mentre sono prigioniero, vi lascio le mie foto in alta qualità. Inviatele a tutti i premi giornalistici e concorsi fotografici. Sarà molto bello se vinco qualcosa, dopo l’uscita . Grazie a tutti per il vostro sostegno. Ci vediamo». Poi il link al suo drive dove tutti possono scaricare le immagini.
A stupire — oltre al fatto che ad Azovstal ci sia ancora una connessione internet così potente — è il gesto di Kozatskiy di lasciare il suo bene più prezioso, i suoi scatti.
Non ci sono ancora informazioni precise su quanti siano i soldati rimasti sotto i tunnel delle acciaierie.
Il 15 maggio, Orest aveva postato un video in cui cantava la canzone della Kalush Orchestra, vincitrice dell’Eurovision di Torino.
Era solo qualche giorno prima che da combattente-fotografo diventasse un prigioniero dei russi.
20 maggio 2022 (modifica il 20 maggio 2022 | 19:28)
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, 2022-05-20 23:34:00, Dmytro Kozatskiy, conosciuto come Orest, si congeda con due tweet dalle acciaierie di Mariupol dopo quasi tre mesi di resistenza: «Questo è tutto, Azovstal è il luogo della mia morte e della mia vita». E lascia su Google tutti i suoi scatti, Greta Privitera