Il Tar blocca dimensionamento scolastico, il Consiglio di Stato accoglie sospensiva del Ministero: la decisione il 28 novembre dopo il parere della Consulta

Sentenza

Nuovo colpo di scena nella contesa tra il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e il Presidente della Campania, Vincenzo De Luca, circa il dimensionamento scolastico. 

La questione, come è nota, riguarda l’accorpamento delle istituzioni scolastiche con un basso numero di iscritti sotto un’unica direzione. De Luca ha elevato la questione a principio fondamentale, ottenendo una temporanea vittoria quando il TAR della Campania ha sospeso l’attuazione delle direttive ministeriali che miravano a velocizzare l’accorpamento. Tuttavia la sospensione è stata a sua volta congelata dal Ministro attraverso un ricorso urgente al Consiglio di Stato.

Il prossimo 21 novembre, la Corte Costituzionale è chiamata a dirimere la questione su chi detenga la competenza definitiva nel tagliare le figure dirigenziali e quale grado di autonomia resti alle Regioni per la gestione delle piccole scuole. Il Consiglio di Stato si pronuncerà nuovamente il 28 novembre, dopo aver raccolto le indicazioni della Corte.

Il motivo della decisione del Consiglio di Stato (tramite un decreto cautelare monocratico) risiederebbe in particolare nel “periculum in mora” cioè l’estensione del perimetro di applicabilità della pronuncia del Tar della Campania, favorevole alla Regione, anche ad altre realtà regionali, determinando a cascata contraccolpi sull’intero impianto del decreto e sulla individuazione degli organici.

Come segnala Il Mattino, che ricostruisce la vicenda che si è svolta nelle ultime ore, si compone di tredici pagine il ricorso presentato domenica sera dall’Avvocatura dello Stato. Gli avvocati chiedevano di stabilire prima di tutto “l’incompetenza del giudice che ha concesso la misura cautelare” stabilendo, inoltre, che la sede non doveva essere Tar della Campania, ma il Tar Lazio. Poi il corposo capitolo “sull’assenza del requisito del periculum in mora” in cui è stato messo in evidenza che “la decisione appellata, se non immediatamente riformata, determinerà effetti irreversibili sull’intera procedura amministrativa che ha come obiettivo finale e fondamentale l’avvio dell’anno scolastico 2024/2025” e “a livello nazionale”.

Nel ricorso presentato dallo Stato si sottolinea: “in caso di incremento del numero di posti assegnati alla Regione Campania, i Ministeri appellanti sarebbero costretti a rimodulare in diminuzione il numero di dirigenti e direttori assegnato a tutte le altre Regioni italiane con il sicuro effetto, quindi, di non riuscire a coprire l’effettivo fabbisogno di personale nelle altre Regioni e, perciò, sull’intero territorio nazionale; circostanza che, evidentemente, pregiudicherebbe gravemente il regolare avvio dello stesso anno scolastico 2024/2025”.

E ancora: “Il provvedimento adottato dal Tar della Campania rischia finanche di pregiudicare l’attuazione degli impegni assunti dall’Italia in sede sovranazionale con l’adozione del Pnrr”.

La decisione in Campania e la risposta di Valditara

Il Tar della Campania, lunedì scorso, aveva bocciato il taglio di DS e DSGA conseguente all’accorpamento delle istituzioni scolastiche. Il Ministero, però, aveva subito annunciato ricorso al Consiglio di Stato. Dunque, i giudici di Palazzo Spada ha ribaltato la decisione del 30 ottobre del Tar Campania che aveva accolto il ricorso dell’ente regionale, sospendendo il decreto interministeriale sul dimensionamento scolastico che determinerebbe un taglio di 128 autonomie scolastiche (da 965 a 839) e altrettanti dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi.

Pur nel rispetto che si deve – si leggeva in una nota – a ogni pronuncia giurisdizionale, non può ritenersi condivisibile che il Tar Campania si sia dichiarato competente su un decreto, adottato di concerto tra due ministeri, che reca i criteri per la definizione dell’organico dei dirigenti scolastici sull’intero territorio nazionale.

A quella politica che continua a fare polemiche strumentali e demagogiche, facendo credere che da questa riforma si determinino chiusure di plessi o riduzione di servizi, che invece non ci saranno, si può solo ribadire che continueremo a lavorare per l’attuazione delle riforme richieste dal PNRR nell’interesse della modernizzazione del nostro Paese“, conclude.

Il Ministero aveva annunciato la natura dell’intervento sul dimensionamento. Prima di tutto il dimensionamento potrebbe consentire all’amministrazione di programmare meglio il fabbisogno di dirigenti scolastici e Dsga per i tre anni successivi, con una evidente razionalizzazione dei relativi concorsi.

In secondo luogo, le Regioni, con il dimensionamento scolastico, potrebbero programmare con più tranquillità e razionalità la rete scolastica, decadendo anche il parametro dei 600 alunni per istituto.

E poi, come più volte espresso da Valditara, il dimensionamento servirà proprio a limitare il fenomeno delle reggenze dei Ds. Secondo i sindacati, questo anno scolastico sarebbero stati 866 le scuole con un preside non titolare e quindi non sempre in loco.

La riforma del dimensionamento scolastico che è stata approvata con l’ultima legge di bilancio 2023, propone dunque interventi migliorativi secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Sono previsti tagli calcolati di sedi e organici che avranno effetto principalmente a partire dal 2024/2025.

Tagli ai presidi e ai DSGA, il Tar boccia il ricorso della Regione Puglia. Valditara: “Bene così, nessun danno grave o irreparabile dalla nostra politica sul dimensionamento”

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