Il Truffatore di Tinder Recensione: un documentario Netflix avvincente

Tinder è la risposta sentimentale ad una società nella quale le vite private sono a disposizione di tutti, ma nessuno è disposto a concedersi agli stimoli esterni. L’app per incontri più famosa al mondo non è utilizzata solo da persone in cerca di una notte da dimenticare in fretta, ma anche da coloro che sperano ancora di trovare il vero amore nonostante le continue delusioni dei classici incontri.

Sono tante le donne che hanno concesso quel maledetto swipe a Shimon Hayut, incantate da un profilo che prometteva una vita lussuosa in compagnia di un uomo elegante e romantico, e le loro storie vengono raccontate da Il Truffatore di Tinder, un documentario disponibile su Netflix (non perdete tutte gli altri film Netflix di febbraio 2022 e le serie Netflix in uscita a febbraio 2022). Ancora una volta il colosso dello streaming conferma l’ottima predisposizione al giornalismo d’inchiesta, proponendo un racconto folle, ma terribilmente reale, attraverso lunghe interviste alle dirette interessate e brevi ricostruzioni.

L’amore bugiardo

Simon Lievev è il figlio del magnate dei diamanti Lev Lievev, nonché CEO della LLD Diamonds, la società fondata dal padre. Il suo profilo Instagram vanta più di centomila followers, e le interazioni si abbattono come una valanga sulle foto che lo ritraggono negli hotel lussuosi di tutto il mondo, in viaggio su uno yacht privato o a cena nei ristoranti stellati delle capitali europee.

Trovarlo anche su Tinder è come pescare il biglietto d’oro per la fabbrica di Willy Wonka: tra migliaia di uomini comuni (e a volte socialmente deboli), Simon spicca per l’eleganza e la ricchezza della sua vita quotidiana, e non sorprende il fatto che più di una donna sia rimasta incantata da questa brillante copertina. Ma ormai viviamo dentro internet da troppi anni, abbiamo costruito una barriera naturale che ci porta a dubitare di ciò che vediamo sullo schermo, per questo le donne a cui Simon ricambiava le attenzioni sul social si presentavano al primo appuntamento ancora indecise, non del tutto convinte dall’enorme personaggio che l’uomo prometteva sul suo profilo. Simon le sorprendeva con una cena lussuosa, presentandosi con abiti firmati e l’eleganza di un vero signore, e gli incontri successivi non abbandonavano quel registro: viaggi in aereo, suite negli alberghi, macchine sportive; Simon offriva alla donna uno spiraglio sulla sua vita stellare e, come se non bastasse, sembrava veramente innamorato e serio, pronto anche a compiere il grande passo.

La terribile realtà è che l’uomo ripeteva lo stesso procedimento con un numero imprecisato di ragazze diverse, rendendole partecipi del malsano gioco che si manifestava con richieste monetarie sempre più pressanti. Le bugie si intrecciavano tra di loro per creare un dipinto di inganni sempre più dettagliato, fino ad una conclusione spietata che non ha reso giustizia alle sue vittime. Simon Lievev non è mai esistito, ma esiste Shimon Hayut, il truffatore di Tinder.

Ripercorrere l’orrore

Il documentario proposto da Netflix porta alla scoperta della storia di un disonesto per il quale si è ancora in attesa di giustizia, utilizzando le interviste a tre diverse vittime che raccontano a cuore aperto la loro storia dal principio: dal momento in cui hanno strisciato il dito sul profilo Tinder di Simon Lievev, per arrivare alla nascita di una storia d’amore – o di amicizia – che avrebbe mandato in frantumi la loro vita. Le testimonianze delle donne vengono riprese da una camera poggiata a poca distanza da loro, lasciando esplorare con estrema attenzione le espressioni di un viso inizialmente sereno, ma che si abbandona allo sconforto e alle lacrime quando la storia tocca il suo baratro più oscuro.

Lo show di Netflix illumina questo angolo tetro di internet utilizzando molto bene le potenzialità del medium stesso, tra cellulari e schermi del pc, riuscendo a ricreare un ottimo senso di immersione grazie all’immediatezza di certi gesti che sono ormai diventati quotidiani. L’approccio alla storia si mantiene sempre oggettivo, non vengono mai lasciati palesare dubbi sulla buona volontà delle donne, ma si cerca di capire come abbia fatto Simon a convicerle per ottenere somme di denaro che si aggirano intorno ai dieci milioni di dollari. Le cifre che il criminale ha intascato sono troppo elevate per bollare tutto come una semplice truffa e incolpare di credulità le sue vittime, e infatti la storia indaga bene tutti i risvolti che hanno reso questi furti quasi naturali.

Internet contro la società

Oltre alla cronaca nuda e cruda, Il Truffatore di Tinder propone un importante spunto di riflessione sull’utilizzo dei social e sul ruolo che hanno assunto le personalità in un mondo iperconnesso.

Gran parte delle relazioni si svolge ormai attraverso un cellulare, e questa unione simbiotica della collettività all’interno di un unico mezzo di comunicazione ha portato alla nascita di nuove forme di inganno, verso le quali siamo portati a reagire con meno naturalezza. Se conosciamo istintivamente le azioni da compiere in caso di un furto materiale, non siamo preparati in maniera adeguata ai raggiri informatici, e il fatto che Shimon Hayut sia in libertà – mentre le sue vittime devono saldare i conti delle loro carte di credito – ne è la prova lampante. La piccola rivincita delle donne truffate riempie più il cuore che le loro tasche, e il finale ha il sapore agrodolce di una vendetta a metà, come spesso accade con le storie reali. La storia di Shimon Hayut ricalca nell’ottica generale quella di Anna Sorokin, la protagonista di un’altra serie Netflix (l’abbiamo analizzata nella recensione di Inventing Anna) che ingannava le sue prestigiose vittime fingendo di provenire dall’alta società. Il detto che recita “Ci vogliono soldi per fare altri soldi” si dimostra più che mai veritiero, ma nel mondo dei social e della superficialità nel quale viviamo bisognerebbe aggiungere una postilla: a volte basta fingere di averli per ottenere ciò che si vuole.

, 2022-02-15 09:00:00, http://s.wordpress.com/mshots/v1/https%3A%2F%2Fcinema.everyeye.it%2Farticoli%2Frecensione-truffatore-tinder-documentario-netflix-avvincente-56367.html?w=600&h=450, , , , This is one beautiful module., I like items, because they are the beautiful!!, % %item_title%%, La storia di Shimon Hayut scava nei pericoli di un mondo iperconnesso, dove una bugia ben architettata è capace di distruggere le esistenze delle persone., Tinder è la risposta sentimentale ad una società nella quale le vite private sono a disposizione di tutti, ma nessuno è disposto a concedersi agli stimoli esterni. L’app per incontri più famosa al mondo non è utilizzata solo da persone in cerca di una notte da dimenticare in fretta, ma anche da coloro che sperano…, Tinder è la risposta sentimentale ad una società nella quale le vite private sono a disposizione di tutti, ma nessuno è disposto a concedersi agli stimoli esterni. L’app per incontri più famosa al mondo non è utilizzata solo da persone in cerca di una notte da dimenticare in fretta, ma anche da coloro che sperano ancora di trovare il vero amore nonostante le continue delusioni dei classici incontri. Sono tante le donne che hanno concesso quel maledetto swipe a Shimon Hayut, incantate da un profilo che prometteva una vita lussuosa in compagnia di un uomo elegante e romantico, e le loro storie vengono raccontate da Il Truffatore di Tinder, un documentario disponibile su Netflix (non perdete tutte gli altri film Netflix di febbraio 2022 e le serie Netflix in uscita a febbraio 2022). Ancora una volta il colosso dello streaming conferma l’ottima predisposizione al giornalismo d’inchiesta, proponendo un racconto folle, ma terribilmente reale, attraverso lunghe interviste alle dirette interessate e brevi ricostruzioni.L’amore bugiardoSimon Lievev è il figlio del magnate dei diamanti Lev Lievev, nonché CEO della LLD Diamonds, la società fondata dal padre. Il suo profilo Instagram vanta più di centomila followers, e le interazioni si abbattono come una valanga sulle foto che lo ritraggono negli hotel lussuosi di tutto il mondo, in viaggio su uno yacht privato o a cena nei ristoranti stellati delle capitali europee. Trovarlo anche su Tinder è come pescare il biglietto d’oro per la fabbrica di Willy Wonka: tra migliaia di uomini comuni (e a volte socialmente deboli), Simon spicca per l’eleganza e la ricchezza della sua vita quotidiana, e non sorprende il fatto che più di una donna sia rimasta incantata da questa brillante copertina. Ma ormai viviamo dentro internet da troppi anni, abbiamo costruito una barriera naturale che ci porta a dubitare di ciò che vediamo sullo schermo, per questo le donne a cui Simon ricambiava le attenzioni sul social si presentavano al primo appuntamento ancora indecise, non del tutto convinte dall’enorme personaggio che l’uomo prometteva sul suo profilo. Simon le sorprendeva con una cena lussuosa, presentandosi con abiti firmati e l’eleganza di un vero signore, e gli incontri successivi non abbandonavano quel registro: viaggi in aereo, suite negli alberghi, macchine sportive; Simon offriva alla donna uno spiraglio sulla sua vita stellare e, come se non bastasse, sembrava veramente innamorato e serio, pronto anche a compiere il grande passo. La terribile realtà è che l’uomo ripeteva lo stesso procedimento con un numero imprecisato di ragazze diverse, rendendole partecipi del malsano gioco che si manifestava con richieste monetarie sempre più pressanti. Le bugie si intrecciavano tra di loro per creare un dipinto di inganni sempre più dettagliato, fino ad una conclusione spietata che non ha reso giustizia alle sue vittime. Simon Lievev non è mai esistito, ma esiste Shimon Hayut, il truffatore di Tinder.Ripercorrere l’orroreIl documentario proposto da Netflix porta alla scoperta della storia di un disonesto per il quale si è ancora in attesa di giustizia, utilizzando le interviste a tre diverse vittime che raccontano a cuore aperto la loro storia dal principio: dal momento in cui hanno strisciato il dito sul profilo Tinder di Simon Lievev, per arrivare alla nascita di una storia d’amore – o di amicizia – che avrebbe mandato in frantumi la loro vita. Le testimonianze delle donne vengono riprese da una camera poggiata a poca distanza da loro, lasciando esplorare con estrema attenzione le espressioni di un viso inizialmente sereno, ma che si abbandona allo sconforto e alle lacrime quando la storia tocca il suo baratro più oscuro.Lo show di Netflix illumina questo angolo tetro di internet utilizzando molto bene le potenzialità del medium stesso, tra cellulari e schermi del pc, riuscendo a ricreare un ottimo senso di immersione grazie all’immediatezza di certi gesti che sono ormai diventati quotidiani. L’approccio alla storia si mantiene sempre oggettivo, non vengono mai lasciati palesare dubbi sulla buona volontà delle donne, ma si cerca di capire come abbia fatto Simon a convicerle per ottenere somme di denaro che si aggirano intorno ai dieci milioni di dollari. Le cifre che il criminale ha intascato sono troppo elevate per bollare tutto come una semplice truffa e incolpare di credulità le sue vittime, e infatti la storia indaga bene tutti i risvolti che hanno reso questi furti quasi naturali.Internet contro la societàOltre alla cronaca nuda e cruda, Il Truffatore di Tinder propone un importante spunto di riflessione sull’utilizzo dei social e sul ruolo che hanno assunto le personalità in un mondo iperconnesso.Gran parte delle relazioni si svolge ormai attraverso un cellulare, e questa unione simbiotica della collettività all’interno di un unico mezzo di comunicazione ha portato alla nascita di nuove forme di inganno, verso le quali siamo portati a reagire con meno naturalezza. Se conosciamo istintivamente le azioni da compiere in caso di un furto materiale, non siamo preparati in maniera adeguata ai raggiri informatici, e il fatto che Shimon Hayut sia in libertà – mentre le sue vittime devono saldare i conti delle loro carte di credito – ne è la prova lampante. La piccola rivincita delle donne truffate riempie più il cuore che le loro tasche, e il finale ha il sapore agrodolce di una vendetta a metà, come spesso accade con le storie reali. La storia di Shimon Hayut ricalca nell’ottica generale quella di Anna Sorokin, la protagonista di un’altra serie Netflix (l’abbiamo analizzata nella recensione di Inventing Anna) che ingannava le sue prestigiose vittime fingendo di provenire dall’alta società. Il detto che recita “Ci vogliono soldi per fare altri soldi” si dimostra più che mai veritiero, ma nel mondo dei social e della superficialità nel quale viviamo bisognerebbe aggiungere una postilla: a volte basta fingere di averli per ottenere ciò che si vuole., Photo Credit: , , cinema.everyeye.it, %%item_url %%, Il Truffatore di Tinder, Il Truffatore di Tinder, Il Truffatore di Tinder, Leggi di più, , https://images.everyeye.it/img-articoli/il-truffatore-tinder-recensione-documentario-netflix-avvincente-v3-56367.jpg, Everyeye Cinema, Tutte le novità, i trailer e i gossip dal mondo dei Film al Cinema e in HomeVideo. , https://cinema.everyeye.it/img13/amp/amp-logo-cinema.png, https://cinema.everyeye.it/feed/feed_news_rss.asp, Francesco Mocerino

The post Il Truffatore di Tinder Recensione: un documentario Netflix avvincente appeared first on ITALIAONLINE.NEWS.

Tinder è la risposta sentimentale ad una società nella quale le vite private sono a disposizione di tutti, ma nessuno è disposto a concedersi agli stimoli esterni. L’app per incontri … Leggi di più
The post Il Truffatore di Tinder Recensione: un documentario Netflix avvincente appeared first on ITALIAONLINE.NEWS.

var url240184 = “https://vid1aws.smiling.video//SmilingVideoResponder/AutoSnippet?idUser=1250&evid=240184”;
var snippet240184 = httpGetSync(url240184);
document.write(snippet240184);

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version