Il vertice d’emergenza in Cina: «In caso di guerra, resisteremmo a eventuali sanzioni?»

di Redazione Online

Il Financial Times racconta la «riunione d’emergenza» tra autorità e istituti bancari per capire come reagire nel caso in cui – di fronte a «una guerra regionale», come un’azione di forza a Taiwan — venissero applicate alla Cina le stesse sanzioni imposte alla Russia: «Sarebbe una distruzione economica totale e mutua, una guerra nucleare finanziaria»

Il «Financial Times» ha raccolto informazioni secondo le quali il 22 aprile a Pechino si è tenuta una «riunione d’emergenza» nella quale le autorità di regolamento finanziario hanno messo a punto una strategia per evitare che eventuali sanzioni volute dagli Stati Uniti possano colpire le banche cinesi.

Al meeting — oltre a una dozzina di banche statali — sono stati convocati anche grandi istituti di credito internazionali che operano in Cina (come HSBC).

I dirigenti della Banca centrale del Popolo e del ministero delle Finanze sono preoccupati per gli asset cinesi all’estero: Pechino detiene circa 3.200 miliardi di dollari in valuta estera, di cui 1.500 miliardi di dollari di bond americani e certamente la prospettiva di un congelamento in caso di crisi va attentamente pesata.

Un alto rappresentante del ministero delle Finanze cinese ha detto al meeting che l’amministrazione di Xi è stata colpita dall’abilità di Stati Uniti, Unione Europea e altri alleati di bloccare gli asset in dollari della banca centrale russa.

Secondo le fonti del «Financial Times», a Pechino non guardano tanto a un possibile coinvolgimento nella battaglia delle sanzioni americane ed europee contro la Russia: il piano di crisi immagina la reazione occidentale a un’azione di forza cinese a Taiwan (che nella mente di Xi Jinping non sarebbe «invasione» ma «legittima riunificazione»).

«Se la Cina attaccasse Taiwan, il disaccoppiamento delle economie cinese e occidentali sarebbe molto più duro di quello con l’economia russa, perché l’impronta economica della Cina tocca ogni parte del mondo», ha detto all’Ft una delle fonti.

«Il sistema bancario cinese non è preparato per un congelamento degli asset in dollari, o dall’esclusione del sistema Swift, com’è avvenuto alla Russia», ha detto un altro partecipante.

Alcuni dei banchieri presenti, però, avrebbero messo in dubbio che Washington possa davvero permettersi di tagliare i ponti economici con la Cina, essendo Pechino la seconda economia più importante al mondo. «Si tratterebbe di una mutua distruzione assicurata», ha detto Andrew Collier, managing director dell’Orient Capital Research di Hong Kong, «come nel caso di una guerra nucleare».

La sintesi di tutte queste manovre sembra chiara: Pechino non è disposta a rischiare tutto per sostenere l’amicizia senza limiti e la partnership strategica con Mosca. Nei piani a lungo termine di Xi c’è sempre (e solo) Taiwan.

2 maggio 2022 (modifica il 2 maggio 2022 | 22:08)

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, 2022-05-02 22:29:00, Il Financial Times racconta la «riunione d’emergenza» tra autorità e istituti bancari per capire come reagire nel caso in cui – di fronte a «una guerra regionale», come un’azione di forza a Taiwan — venissero applicate alla Cina le stesse sanzioni imposte alla Russia: «Sarebbe una distruzione economica totale e mutua, una guerra nucleare finanziaria», Redazione Online

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