In scena «Fuori programma»: il teatro fa comunità e scopre nuovi spazi

di Valentina Santarpia

Fino all’8 luglio il festival in spazi urbani alternativi, dal Quarticciolo al Parco Tor Tre Teste. Protagonista la partecipazione attiva del pubblico ma anche la relazione con il paesaggio circostante

Migranti, senza tetto, persone che hanno scelto o che si sono trovate a vivere ai margini della società: sono loro i protagonisti dello spettacolo «La bellezza ti stupirà», che l’11 e il 12 giugno scorso ha portato al teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma una indagine e riflessione sui temi della marginalità sociale nel mondo contemporaneo sviluppata dalla Compagnia Enzo Cosimi in collaborazione con le associazioni di quartiere. Perché è proprio questa, la partecipazione, la cifra del festival Fuori programma, di cui lo spettacolo fa parte, e che fino all’8 luglio porterà ospiti internazionali e nazionali negli spazi urbani meno conosciuti della capitale, dal Quarticciolo al Parco Tor Tre Teste al teatro India.

«La pandemia ha avuto pesanti conseguenze sullo spettacolo dal vivo – spiega la direttrice artistica Valentina Marini – generando nuove riflessioni che sono dietro alla programmazione del festival e che hanno stimolato l’idea della relazione con il paesaggio. La dimensione esterna, che all’inizio era una necessità perché non si poteva stare nei teatri, ha dato la possibilità di disegnare delle traiettorie del festival e riscrivere gli spettacoli in contesti meno abituati a ospitare rappresentazioni dal vivo». Ma il legame con il territorio è solo un aspetto.

Il sottotitolo del festival, Comunità in transito, spiega il resto: «È un’espressione che esonda dal concetto tradizionale di comunità, solitamente intesa – prosegue Marini – come qualcosa di fisso e dai confini delineati. Ci si augura sempre che le diverse comunità, che sono quelle del pubblico, degli artisti e dei molteplici protagonisti, possano attraversare non solo gli spazi, ma anche Roma. Il grande tema per chi si occupa di spettacoli dal vivo è sempre il pubblico, queste migrazioni spontanee sono un po’ il tema in cui le comunità si intrecciano all’interno della programmazione». Anche fattivamente, con appuntamenti che ricercano appunto una dimensione partecipativa: non solo il progetto di Cosimi ma anche quello creato per l’occasione dalla Compagnia Bellanda con Giovanni Insaudo, o quello in collaborazione con il Teatro di Roma If there is no sun, di Luca Brinchi, Irene Russolillo e Karima 2G, frutto di un progetto di ricerca tra comunità della Tunisia, del Senegal e artisti italiani.

Un cantiere, insieme

C’è il rischio di cadere nella retorica? Marini ammette: «Sì. E si è anche molto abusato di spettacoli dove la partecipazione del pubblico diventa quasi una forzatura. Ci sono invece delle forme di partecipazione che possono essere di arricchimento». Come Le Classic c’est chic!, in cui un pubblico decisamente amatoriale viene messo in contatto con una lezione di danza classica.

Gli effetti «benefici» di questa partecipazione collettiva si estendono ricostruendo una socialità, soprattutto tra coloro che non sempre riescono ad averla: «Purtroppo si trova sempre meno tempo – conclude Marini – e tutti soffriamo di questa mancanza. Nella programmazione del festival l’idea che la successione e la partecipazione possano diventare un’abitudine fa sì che si crei una catena di fatti, per cui quel tempo collegato diventa una linea orizzontale nell’agenda delle persone. In questi casi di partecipazione continuativa difficilmente il soggetto partecipa da solo, lo fa in compagnia di qualcun altro e questo crea in un tempo dilatato delle sacche di discussione.

Se è difficile immaginare di stimolare un pubblico, forse l’unica chiave che c’è è quella di rendere la partecipazione a un fatto artistico una cosa necessaria perché ci scuote, in qualche modo, e perché risponde a un’esigenza che ci tocca in prima persona». Fuori programma diventa così un cantiere aperto, un luogo di scambio dinamico per una generazione in movimento, che propone nuove visioni e re-interpretazioni attraverso gli occhi di autori affermati ma anche di giovani creatori: visioni non solo artistiche ma anche sempre profondamente umane.

3 luglio 2022 (modifica il 3 luglio 2022 | 22:46)

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, 2022-07-03 21:08:00, Fino all’8 luglio il festival in spazi urbani alternativi, dal Quarticciolo al Parco Tor Tre Teste. Protagonista la partecipazione attiva del pubblico ma anche la relazione con il paesaggio circostante, Valentina Santarpia

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