Intervista al virologo Bassetti: Linchiesta sul Covid è una vittoria per i no vax

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L’infettivologo ricapitola le tappe degli anni della pandemia: Rischioso cercare il colpevole, le prime settimane si lavor al buio. Ma non tutto stato un disastro. Gli errori e i successi

Ci sono un prima e un dopo nella valutazione delle decisioni prese dagli attori in campo che si occuparono di gestire l’emergenza Covid nelle prime fasi della pandemia. Ne convinto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive presso il Policlinico San Martino di Genova.

Qual la sua valutazione sull’opportunit di fare un’inchiesta giudiziaria sulla gestione del Covid a tre anni di distanza?
Eravamo tutti al buio nelle prime due settimane: chiaro che oggi, con le conoscenze acquisite, la vediamo in maniera diversa, ma andare a sindacare sulle decisioni prese allora un esercizio profondamente sbagliato. Vogliamo leggere la pandemia nella gestione complessiva dei tre anni? Facciamolo, ma non mettendo sul banco degli imputati chi in quel momento ha preso le decisioni.

L’inchiesta vuole dare una risposta anche ai famigliari delle vittime e indicare delle responsabilit…
Piango le vittime, ma mi chiedo: ci sono state solo a Bergamo, perch dove abbiamo visto le bare sfilare per strada? Ci sono morti di serie A e di serie B? Abbiamo contato i morti non perch qualcuno ha sbagliato, ma perch arrivato un virus sconosciuto. Mettere qualcuno sulla graticola sbagliato e rischioso.

In che senso?
Secondo me si sta buttando benzina sul fuoco dei negazionisti e dei no vax, perch oggi prendono l’indagine (della Procura di Bergamo, ndr) come una vittoria. Questa indagine temo che incentiver anche la “medicina di difesa”: nessuno si prender la responsabilit di decidere in mancanza di certezze. Non conosco il virus, allora non dar alcun trattamento e non prender decisioni se non ci sono evidenze, per il timore di essere inquisito. un pericoloso precedente sanitario / medico. In medicina, per, le intuizioni hanno cambiato la storia.

C’ un prima e un dopo nella valutazione degli errori?
Dopo l’impianto dell’inchiesta di Bergamo mi sono convinto che sia giusto fare una commissione parlamentare bicamerale dove si sentano scienziati e punti di vista differenti, non sui primi 15 giorni drammatici, per, ma sull’intero periodo pandemico. Fare un’analisi dei processi che hanno portato alle scelte, per fare in modo che gli errori non si ripetano pi, piuttosto che trovare i colpevoli.

Gli errori legati alla pandemia (dopo le prime settimane di incertezza) quali sono stati?
A maggio 2020 avevamo conoscenze molto diverse sul virus e alcune scelte dell’allora governo le ho sempre criticate. Sicuramente siamo stati il Paese con i lockdown pi lunghi del mondo, forse si sarebbero dovute differenziare le chiusure: quella delle scuole stata troppo lunga e oggi ne vediamo gli effetti sui nostri ragazzi. Abbiamo forse sbagliato sui farmaci (quando sono arrivati) a non renderli pi facilmente prescrivibili nell’ambito della medicina territoriale, le mascherine all’aria aperta obbligatorie cos a lungo…

Politici, tecnici del CTS, amministratori: la catena di comando stata poco chiara?
Quel primo Comitato Tecnico Scientifico (CTS) era espressione degli organi tecnico consultivi del Ministero. Non poteva che essere che cos, all’inizio, ma esprimo riserve sulla sua “dinamicit”: dopo il primo mese, i membri del CTS andavano sostituiti, magari inserendo i medici che avevano visto la malattia. Non aveva rappresentanti della medicina dalla Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte, che per primi avevano operato sul campo ed rimasto lo stesso sostanzialmente fino al governo Draghi. Poi nelle scelte, il potere del CTS era consultivo e quello esecutivo era del governo.

Rispetto a un momento come quello pandemico, c’ un problema legato all’autonomia delle Regioni in materia di sanit?
Su un argomento come questo credo che dovrebbe esserci una forte presa del governo centrale e del ministero. Il decisore e le linee programmatiche devono essere del Ministero della Salute.

A che punto siamo con la prevenzione per la prossima pandemia?
Credo che si sia ancora al punto zero, anche se so che il ministro Schillaci sta lavorando su questo, ma anche con il governo precedente si fatto poco. Non dobbiamo commettere lo stesso errore. necessario fare pesanti investimenti in strumenti che possano intercettare con sistemi di sorveglianza se si sia di fronte a qualche problema. Ricordandoci che siamo in una comunit pi ampia, l’Unione europea. C’ stata troppa disomogeneit, anche tra Stati.

Il piano pandemico aggiornato sarebbe servito?
Quello del 2006 comunque recita alcune norme che, se fossero state applicate, sarebbero servite. Ad esempio un sistema di sorveglianza sentinella che avrebbe potuto intercettare i casi di polmonite atipica che si erano verificati prima del caso del paziente 1.

L’istituzione anticipata al 27 febbraio della Zona rossa in Val Seriana avrebbe risparmiato la vita a 4.000 persone, come sostiene la procura di Bergamo?
Immagino che la valutazione (fatta dal consulente Andrea Crisanti, ndr) sia basata su modelli matematici che partono dalla capacit di diffusione del virus che in quel momento era molto alta. Nessuno ha uno studio scientifico, per, che pu dare una riprova del contrario: evidente che la zona rossa avrebbe aiutato a ridurre (come ha fatto dove si fatta) la diffusione del contagio, ma gli elementi che avevano in mano i decisori politici e tecnici in quel momento erano sufficienti per prendere quella decisione? Non scordiamo che la zona rossa a Codogno era stata istituita una settimana prima e non si erano ancora visti i risultati positivi sul numero dei morti. Credo anche che ci fosse una diversa percezione dello stato delle cose allora: forse a Roma o nel Sud Italia c’era una sottovalutazione dell’entit del problema.

Fu un errore non fare tamponi a tutti, come sostengono alcuni?
Nella prima fase i tamponi venivano tutti mandati all’Istituto Superiore di Sanit (ISS), poi le cose sono cambiate, ci siamo organizzati: siamo sicuri che, anche volendo, avremmo dovuto tamponare tutti? Con quali risorse? Eravamo pronti? No.

Sulla campagna vaccinale ci sono stati errori?
In tutto il corso della pandemia credo che per noi il punto pi alto sia stata la campagna vaccinale coordinata dal generale Figliuolo, un fiore all’occhiello per l’Italia. Gli hub hanno funzionato, la gente che voleva stata vaccinata. Altra eccellenza dell’Italia stata la produzione scientifica da parte dei ricercatori. Siamo stati il primo Paese in Europa, tra il 2020 e il 2021, e il quarto al mondo nella redazione di articoli scientifici sul Covid. Abbiamo usato noi per primi l’eparina, il remdesivir, il casco anzich l’intubazione… Per questo mi spiace che l’immagine che passa dall’inchiesta di Bergamo sia quella di un’Italia paragonabile all’armata Brancaleone all’opera e questo non mi piace perch si butta la croce addosso a chi, a mani nude, si trovato a gestire, ripeto, al buio, un nuovo virus.

Cosa abbiamo (davvero) imparato?
Per 20 anni abbiamo detto che per vivere 100 anni avremmo dovuto curare il colesterolo, prevenire i tumori e cercare di muoverci (a grandi linee, per semplificare). Il Covid ci ha insegnato che c’ un’altra variabile sulla durata della vita che sono le malattie infettive. Il mondo dei microbi un nemico sempre dietro l’angolo. Non vinta la guerra. Un nuovo virus arriver e non non parlandone che si eviteranno i problemi. La popolazione deve essere sempre informata.

8 marzo 2023 (modifica il 8 marzo 2023 | 08:38)

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