Abito e risiedo a Milano, mentre mia moglie vive in un’altra città e regione, entrambi per motivi di lavoro. Coerentemente con l’ultima legge sull’Imu, che stabiliva una sola esenzione per i coniugi residenti in abitazioni diverse, ho pagato la prima rata Imu. Ora ho letto che la Corte costituzionale ha stabilito che, se le residenze separate nello stesso comune o in località diverse, sono effettive e non fittizie, si ha diritto a una doppia esenzione. Posso chiedere il rimborso? Come devo comportarmi per il saldo? Devo compilare la dichiarazione Imu?
Lettera firmata — via email
La sentenza della Consulta sta generando molti interrogativi. La decisione avrà effetti sui ricorsi prendenti e sulle prossime scadenze con applicazione dell’esenzione Imu, per i coniugi che effettivamente risiedono in abitazioni diverse. Purtroppo, non è stata chiarita dalla Consulta la delicata partita dei rimborsi a favore di chi ha versato secondo la normativa prevista alla data di scadenza (in ballo ci dovrebbero essere gli ultimi cinque anni), nè le procedure che si dovranno seguire. Molti i dubbi. Bisognerà dimostrare che le doppie residenze sono reali e non una manovra elusiva, spesso in passato tollerata dai comuni? O basterà presentare una semplice dichiarazione? I comuni in passato hanno dato indicazione di pagare secondo la legge e i contribuenti hanno eseguito i pagamenti Imu dovuti per evitare sanzioni, ma per alcuni esperti il diritto al rimborso sarebbe possibile soltanto in presenza di nuova normativa che prendendo spunto dalla sentenza della Consulta autorizzi i comuni a restituire le somme, previa verifica dei requisiti. In attesa di conoscere la posizione ministeriale sulle procedure da adottare, può essere opportuno presentare entro il 30 giugno 2023 la dichiarazione Imu indicando il diritto all’esenzione, non versare il saldo dando per scontato che, effettivamente il nucleo familiare risiede in abitazioni in comuni diversi, e presentare una istanza di rimborso per la rata versata in acconto a giugno.
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, 2022-10-30 12:36:00,
Abito e risiedo a Milano, mentre mia moglie vive in un’altra città e regione, entrambi per motivi di lavoro. Coerentemente con l’ultima legge sull’Imu, che stabiliva una sola esenzione per i coniugi residenti in abitazioni diverse, ho pagato la prima rata Imu. Ora ho letto che la Corte costituzionale ha stabilito che, se le residenze separate nello stesso comune o in località diverse, sono effettive e non fittizie, si ha diritto a una doppia esenzione. Posso chiedere il rimborso? Come devo comportarmi per il saldo? Devo compilare la dichiarazione Imu?
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La sentenza della Consulta sta generando molti interrogativi. La decisione avrà effetti sui ricorsi prendenti e sulle prossime scadenze con applicazione dell’esenzione Imu, per i coniugi che effettivamente risiedono in abitazioni diverse. Purtroppo, non è stata chiarita dalla Consulta la delicata partita dei rimborsi a favore di chi ha versato secondo la normativa prevista alla data di scadenza (in ballo ci dovrebbero essere gli ultimi cinque anni), nè le procedure che si dovranno seguire. Molti i dubbi. Bisognerà dimostrare che le doppie residenze sono reali e non una manovra elusiva, spesso in passato tollerata dai comuni? O basterà presentare una semplice dichiarazione? I comuni in passato hanno dato indicazione di pagare secondo la legge e i contribuenti hanno eseguito i pagamenti Imu dovuti per evitare sanzioni, ma per alcuni esperti il diritto al rimborso sarebbe possibile soltanto in presenza di nuova normativa che prendendo spunto dalla sentenza della Consulta autorizzi i comuni a restituire le somme, previa verifica dei requisiti. In attesa di conoscere la posizione ministeriale sulle procedure da adottare, può essere opportuno presentare entro il 30 giugno 2023 la dichiarazione Imu indicando il diritto all’esenzione, non versare il saldo dando per scontato che, effettivamente il nucleo familiare risiede in abitazioni in comuni diversi, e presentare una istanza di rimborso per la rata versata in acconto a giugno.
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, Massimo Fracaro