Là non piove da tre anni  qui si litiga per 200 migranti

MARTEDÌ 15 NOVEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
ricordiamoci dei francesi, quando comprano aziende italiane e spesso lo fanno per due soldi oppure quando scimmiottano solidarietà agli italiani per poi maltrattare un’intera nazione come fosse un’appendice alla Francia e tratto d’unione con l’Africa. Africa, un continente che parla francese, che usa moneta francese e che è nell’area di influenza francese. A loro non una, ma tutte le navi migranti andrebbero indirizzate.
Donato Losa

A proposito della situazione che si è venuta a creare tra Italia e Francia sulla spinosa questione dei migranti a seguito dell’approdo a Tolone di una nave Ong (la prima a memoria d’uomo…) ricordo che dal 2015 (vado a memoria) la Francia ha ripristinato i controlli alle sue frontiere interne per motivi di ordine e sicurezza pubblica (soprattutto a causa degli attentati subiti. Tale provvedimento mi risulta essere ancora in vigore.
Massimo Bontempi

Cari lettori,
Chi tra qualche anno scriverà la storia del nostro tempo, troverà incredibile che, mentre il clima sulla Terra mutava con una rapidità impressionante desertificando intere regioni, la Russia aggredisse l’Ucraina scatenando una guerra da centinaia di migliaia di morti e feriti per il Donbass. E che, mentre la guerra infuriava sui confini orientali d’Europa, due grandi Paesi europei si scontrassero per duecento migranti. Non perché il Donbass e duecento migranti non siano importanti; ma perché incombono questioni epocali, da cui dipendono anche le sorti del Donbass e dei migranti, oltre che di tutti noi. Si è parlato moltissimo del litigio tra Macron e Meloni, e poco della Cop27, la conferenza sul cambio climatico. Quest’estate sono stato in una provincia del Kenya dove non piove da tre anni. Resta un posto bellissimo; ma non ci sono più animali, quindi non ci sono più turisti. Tra poco non ci saranno più abitanti. La pressione dell’Africa sull’Europa è destinata a crescere, man mano che siccità e carestie avanzano. Invece di tenersi il muso per una nave, non sarebbe male che il governo francese e quello italiano cooperassero per sgominare gli scafisti. È stato sconfitto o comunque fiaccato l’Isis; possono essere sconfitti pure i trafficanti di esseri umani. L’immigrazione continuerà, ne ha bisogno l’Africa e ne abbiamo bisogno noi, ma non può essere affidata ai moderni negrieri. Quanto al merito della questione, la reazione della Francia è spropositata. Ma Macron ha i sovranisti in casa, e non può consentire ai sovranisti italiani di presentare un gesto di buona volontà come un cedimento. Per i nostri interessi, Macron resta meno peggio di Marine Le Pen, che è meno peggio di Éric Zemmour. Ma fino a quando non avremo un presidente europeo eletto dal popolo, tutti i capi di Stato e di governo continueranno a rispondere solo alle opinioni pubbliche nazionali.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Salviamo il cinema Royal di Roma con 10 euro a testa»

Tra le tante conseguenze della crisi dapprima culturale, poi pandemica infine bellica-finanziaria c’è anche la chiusura delle sale cinematografiche. Memoria storica, rito collettivo, presidio culturale: la scomparsa di questi luoghi coincide spesso con un degrado del quartiere in cui stavano. A Roma negli ultimi dieci anni hanno chiuso più di 100 sale: tra i «killer» aggiungiamoci anche le piattaforme online: in Francia, dove l’industria cinematografica è più strutturata e difesa, è stato appena siglato un accordo che prevede la distribuzione dei film su Netflix a 15 mesi dall’uscita in sala. Povero cinema! Il primo a chiudere con la pandemia e l’ultimo a riaprire. Per poi divenire bingo, garage, palestra, negozio. Sono un lavoratore dell’audiovisivo. Nel mio quartiere, l’Esquilino, ha chiuso da qualche anno il cinema Royal. Giace abbandonato, come un saloon di un set cinematografico western o apocalittico. E, beffa tra le beffe, ha ancora accesi dei pannelli che trasmettono in loop i trailer di film che non proietterà. E se fosse il cinema a salvare il cinema? Ricordo il film «Innamorato Pazzo». Quando il tranviere Celentano si accorge che la principessa Muti deve sottostare a nozze combinate perché il suo regno ha bisogno di 50 miliardi di lire, si rivolge alla città di Roma chiedendo ai concittadini di sborsare 10.000 lire a testa (e sposarla lui). Ecco, gli abitanti dell’Esquilino sono poco più di 30.000: se tutti mettessimo 10 euro ci sarebbe una dote da dare a un imprenditore che volesse rilevare il cinema. Può essere un’idea? Certo sono tante le cose di cui hanno bisogno le nostre città, ma anche la cultura è necessaria.
Daniele Piccinini

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-11-14 22:19:00,

MARTEDÌ 15 NOVEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
ricordiamoci dei francesi, quando comprano aziende italiane e spesso lo fanno per due soldi oppure quando scimmiottano solidarietà agli italiani per poi maltrattare un’intera nazione come fosse un’appendice alla Francia e tratto d’unione con l’Africa. Africa, un continente che parla francese, che usa moneta francese e che è nell’area di influenza francese. A loro non una, ma tutte le navi migranti andrebbero indirizzate.
Donato Losa

A proposito della situazione che si è venuta a creare tra Italia e Francia sulla spinosa questione dei migranti a seguito dell’approdo a Tolone di una nave Ong (la prima a memoria d’uomo…) ricordo che dal 2015 (vado a memoria) la Francia ha ripristinato i controlli alle sue frontiere interne per motivi di ordine e sicurezza pubblica (soprattutto a causa degli attentati subiti. Tale provvedimento mi risulta essere ancora in vigore.
Massimo Bontempi

Cari lettori,
Chi tra qualche anno scriverà la storia del nostro tempo, troverà incredibile che, mentre il clima sulla Terra mutava con una rapidità impressionante desertificando intere regioni, la Russia aggredisse l’Ucraina scatenando una guerra da centinaia di migliaia di morti e feriti per il Donbass. E che, mentre la guerra infuriava sui confini orientali d’Europa, due grandi Paesi europei si scontrassero per duecento migranti. Non perché il Donbass e duecento migranti non siano importanti; ma perché incombono questioni epocali, da cui dipendono anche le sorti del Donbass e dei migranti, oltre che di tutti noi. Si è parlato moltissimo del litigio tra Macron e Meloni, e poco della Cop27, la conferenza sul cambio climatico. Quest’estate sono stato in una provincia del Kenya dove non piove da tre anni. Resta un posto bellissimo; ma non ci sono più animali, quindi non ci sono più turisti. Tra poco non ci saranno più abitanti. La pressione dell’Africa sull’Europa è destinata a crescere, man mano che siccità e carestie avanzano. Invece di tenersi il muso per una nave, non sarebbe male che il governo francese e quello italiano cooperassero per sgominare gli scafisti. È stato sconfitto o comunque fiaccato l’Isis; possono essere sconfitti pure i trafficanti di esseri umani. L’immigrazione continuerà, ne ha bisogno l’Africa e ne abbiamo bisogno noi, ma non può essere affidata ai moderni negrieri. Quanto al merito della questione, la reazione della Francia è spropositata. Ma Macron ha i sovranisti in casa, e non può consentire ai sovranisti italiani di presentare un gesto di buona volontà come un cedimento. Per i nostri interessi, Macron resta meno peggio di Marine Le Pen, che è meno peggio di Éric Zemmour. Ma fino a quando non avremo un presidente europeo eletto dal popolo, tutti i capi di Stato e di governo continueranno a rispondere solo alle opinioni pubbliche nazionali.

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Storia

«Salviamo il cinema Royal di Roma con 10 euro a testa»

Tra le tante conseguenze della crisi dapprima culturale, poi pandemica infine bellica-finanziaria c’è anche la chiusura delle sale cinematografiche. Memoria storica, rito collettivo, presidio culturale: la scomparsa di questi luoghi coincide spesso con un degrado del quartiere in cui stavano. A Roma negli ultimi dieci anni hanno chiuso più di 100 sale: tra i «killer» aggiungiamoci anche le piattaforme online: in Francia, dove l’industria cinematografica è più strutturata e difesa, è stato appena siglato un accordo che prevede la distribuzione dei film su Netflix a 15 mesi dall’uscita in sala. Povero cinema! Il primo a chiudere con la pandemia e l’ultimo a riaprire. Per poi divenire bingo, garage, palestra, negozio. Sono un lavoratore dell’audiovisivo. Nel mio quartiere, l’Esquilino, ha chiuso da qualche anno il cinema Royal. Giace abbandonato, come un saloon di un set cinematografico western o apocalittico. E, beffa tra le beffe, ha ancora accesi dei pannelli che trasmettono in loop i trailer di film che non proietterà. E se fosse il cinema a salvare il cinema? Ricordo il film «Innamorato Pazzo». Quando il tranviere Celentano si accorge che la principessa Muti deve sottostare a nozze combinate perché il suo regno ha bisogno di 50 miliardi di lire, si rivolge alla città di Roma chiedendo ai concittadini di sborsare 10.000 lire a testa (e sposarla lui). Ecco, gli abitanti dell’Esquilino sono poco più di 30.000: se tutti mettessimo 10 euro ci sarebbe una dote da dare a un imprenditore che volesse rilevare il cinema. Può essere un’idea? Certo sono tante le cose di cui hanno bisogno le nostre città, ma anche la cultura è necessaria.
Daniele Piccinini

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

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, Aldo Cazzullo

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