I ricchi in pedalò  che mantengono il Paese

GIOVED 22 DICEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
si dice spesso che la politica come un sistema di vasi comunicanti, per cui i vuoti prima o poi si riempiono. Vorrei per la sua opinione su quel persistente vuoto nella copertura politica di un preciso gruppo sociale, i lavoratori dipendenti (e poi pensionati) con redditi dignitosi. Da anni questo ceto viene maltrattato, attraverso balzelli o mancati benefici, adducendo la motivazione del reddito, in realt non alto ma non nascondibile (vedi parziale rivalutazione delle pensioni o esclusione da bonus per redditi anche medio-bassi). Qualcuno avr voglia di tutelare un ceto che comunque di qualche milione di persone, stanche di pagare per tutti?
Stefano Gorla

Caro Stefano,
Quanto sono d’accordo con lei. A mantenere la dispendiosa macchina statale, dalle prebende dei parlamentari alla scuola, dalla sanit alle infrastrutture, un gruppo di eroi, che corrisponde pi o meno al 10% della popolazione. Sono lavoratori dipendenti e pensionati che avendo lavorato molto e bene sono arrivati ad avere stipendi dignitosi e buone pensioni, diciamo attorno ai 2.500 euro netti, il che li fa entrare gi nello scaglione pi alto. Sono coloro che versano oltre il 60% dell’Irpef, anche per conto dei veri ricchi riparatisi nei paradisi fiscali, e dei contribuenti infedeli che si sono costruiti un paradiso fiscale in patria. I nostri eroi sono quelli che versano di pi allo Stato e ricevono meno; perch ufficialmente sono i benestanti; e le prestazioni sociali spesso sono legate al reddito dichiarato. Li ho definiti ricchi in pedal perch i mosconi a pedali a noleggio sono le uniche barche che possono permettersi. E nessuno li rappresenta. La destra, tradizionalmente comprensiva con gli evasori, li sbeffeggia, tipo i calciatori argentini dopo aver eliminato gli olandesi ai rigori. La sinistra ogni volta che pu aumenta loro le tasse: Prodi alz le aliquote dopo aver vinto le elezioni del 2006; periodicamente il Pd minaccia una patrimoniale per i ricchi: Chi ha di pi dia di pi. E sapete chi la pagherebbe? Non certo quelli delle societ off-shore; ma i risparmiatori e i contribuenti onesti.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

Quando facevo il pastorello nel presepe vivente

Domenica nel mio paese di Cerano tornato il presepe vivente, un appuntamento bloccato per i brutti anni della pandemia. Ricordo ancora i primi presepi viventi con inizio negli Anni ‘80 dove il palcoscenico era tutto il paese e i cavalli davano lustro con i centurioni a un avvenimento primo nella zona e in Italia. Poi con gli anni la manifestazione ha cominciato a svolgersi a rotazione in uno dei cantoni: Mulino, Castello, Troggia, Canton Nuovo. Io ho fatto tutto: angelo, arcangelo, san Gioacchino, censore e riprese. Una cosa che ricordo il gran freddo e la gioia di mia madre che amava queste manifestazioni. In uno dei primi eventi lei mi port per mano vestito da pastorello e quell’anno che arrivammo tardi… e restai vicino al san Giuseppe. Poi il passare del corteo e noi felici ad aggregarci per andare in chiesa alla fine della bella esperienza. Quest’anno il presepe vivente ha avuto come palcoscenico la nuova piazza Crespi e un’immersione nella Nativit in ore pomeridiane con degustazione di salame, polenta, mele cotte e vin brul… Una pacchia per la mia pancia ma anche un grande tuffo del passato vedere persone che una volta erano pastorelli come me portare i figli vestiti per far parte del presepe oppure nel coro dei bambini che hanno intonato i canti di Natale. Il tempo passa ma le atmosfere che solo un paese sa dare non si possono comprare in un outlet o in un ipermercato come ritrovare il mio compagno pastorello smarrito nel ruolo di sindaco. Restano i ricordi ma la nuova versione in piazza e di pomeriggio decisamente pi lunga e godibile come l’ottima polenta.
Massimo Moletti, Cerano (Novara)

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-12-22 00:16:00,

GIOVED 22 DICEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
si dice spesso che la politica come un sistema di vasi comunicanti, per cui i vuoti prima o poi si riempiono. Vorrei per la sua opinione su quel persistente vuoto nella copertura politica di un preciso gruppo sociale, i lavoratori dipendenti (e poi pensionati) con redditi dignitosi. Da anni questo ceto viene maltrattato, attraverso balzelli o mancati benefici, adducendo la motivazione del reddito, in realt non alto ma non nascondibile (vedi parziale rivalutazione delle pensioni o esclusione da bonus per redditi anche medio-bassi). Qualcuno avr voglia di tutelare un ceto che comunque di qualche milione di persone, stanche di pagare per tutti?
Stefano Gorla

Caro Stefano,
Quanto sono d’accordo con lei. A mantenere la dispendiosa macchina statale, dalle prebende dei parlamentari alla scuola, dalla sanit alle infrastrutture, un gruppo di eroi, che corrisponde pi o meno al 10% della popolazione. Sono lavoratori dipendenti e pensionati che avendo lavorato molto e bene sono arrivati ad avere stipendi dignitosi e buone pensioni, diciamo attorno ai 2.500 euro netti, il che li fa entrare gi nello scaglione pi alto. Sono coloro che versano oltre il 60% dell’Irpef, anche per conto dei veri ricchi riparatisi nei paradisi fiscali, e dei contribuenti infedeli che si sono costruiti un paradiso fiscale in patria. I nostri eroi sono quelli che versano di pi allo Stato e ricevono meno; perch ufficialmente sono i benestanti; e le prestazioni sociali spesso sono legate al reddito dichiarato. Li ho definiti ricchi in pedal perch i mosconi a pedali a noleggio sono le uniche barche che possono permettersi. E nessuno li rappresenta. La destra, tradizionalmente comprensiva con gli evasori, li sbeffeggia, tipo i calciatori argentini dopo aver eliminato gli olandesi ai rigori. La sinistra ogni volta che pu aumenta loro le tasse: Prodi alz le aliquote dopo aver vinto le elezioni del 2006; periodicamente il Pd minaccia una patrimoniale per i ricchi: Chi ha di pi dia di pi. E sapete chi la pagherebbe? Non certo quelli delle societ off-shore; ma i risparmiatori e i contribuenti onesti.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

Quando facevo il pastorello nel presepe vivente

Domenica nel mio paese di Cerano tornato il presepe vivente, un appuntamento bloccato per i brutti anni della pandemia. Ricordo ancora i primi presepi viventi con inizio negli Anni ‘80 dove il palcoscenico era tutto il paese e i cavalli davano lustro con i centurioni a un avvenimento primo nella zona e in Italia. Poi con gli anni la manifestazione ha cominciato a svolgersi a rotazione in uno dei cantoni: Mulino, Castello, Troggia, Canton Nuovo. Io ho fatto tutto: angelo, arcangelo, san Gioacchino, censore e riprese. Una cosa che ricordo il gran freddo e la gioia di mia madre che amava queste manifestazioni. In uno dei primi eventi lei mi port per mano vestito da pastorello e quell’anno che arrivammo tardi… e restai vicino al san Giuseppe. Poi il passare del corteo e noi felici ad aggregarci per andare in chiesa alla fine della bella esperienza. Quest’anno il presepe vivente ha avuto come palcoscenico la nuova piazza Crespi e un’immersione nella Nativit in ore pomeridiane con degustazione di salame, polenta, mele cotte e vin brul… Una pacchia per la mia pancia ma anche un grande tuffo del passato vedere persone che una volta erano pastorelli come me portare i figli vestiti per far parte del presepe oppure nel coro dei bambini che hanno intonato i canti di Natale. Il tempo passa ma le atmosfere che solo un paese sa dare non si possono comprare in un outlet o in un ipermercato come ritrovare il mio compagno pastorello smarrito nel ruolo di sindaco. Restano i ricordi ma la nuova versione in piazza e di pomeriggio decisamente pi lunga e godibile come l’ottima polenta.
Massimo Moletti, Cerano (Novara)

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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