Via Rasella, meglio non farla? Ma gli americani approvarono

SABATO 21 GENNAIO 2023

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
un recente saggio di Carlo Maria Fiorentino tenta di far luce sull’attentato di via Rasella esplorandone i retroscena. la dimostrazione che ancora non esiste chiarezza al riguardo. Da che sento parlare di via Rasella, un commento va per la maggiore: Per, se quella bomba non l’avessero messa, la feroce rappresaglia delle Fosse Ardeatine non ci sarebbe stata. Penso che questo dire e questo pensare continueranno ad aleggiare e che gli interrogativi non cesseranno. Le chiedo: la ricerca storica aiuter a far piena luce sui fatti di via Rasella? Oppure il passar del tempo arrecher manipolazioni? La memoria dei 335 eccidiati va onorata con la chiarezza, non con i se antistorici.
Alessandro Prandi

Caro Alessandro,
Premessa: u n a sciocchezza propagandistica l’idea secondo cui, se i partigiani autori dell’attentato di via Rasella si fossero consegnati, non ci sarebbe stata la rappresaglia. Ci non toglie che chi pens e realizz l’attacco sapeva benissimo che la rappresaglia ci sarebbe stata, anche se non nelle forme inumane delle Fosse Ardeatine: un tedesco (in realt riservisti altoatesini), dieci italiani; 335 italiani, cinque in pi per zelo o per errore, uccisi con un colpo alla nuca in cavit oscure che si riempirono di sangue e materia cerebrale, tanto che pi di un milite della Wehrmacht, che non era composta da santi ma da veterani di una guerra spaventosa, si sent male, mentre altri rifiutarono di sparare. Con la sensibilit di oggi, quell’attentato era meglio non farlo. Il calcolo per cui la reazione tedesca avrebbe rinfocolato l’ostilit dei romani verso gli occupanti ci appare cinico. Ma oggi non siamo in guerra. Allora s; e la guerra, per quanto segnata, non era ancora decisa. Gli americani, fermi ad Anzio (dove rischiarono seriamente di essere ricacciati in mare) e sulla linea Gustav, sollecitavano azioni nelle retrovie, e alla notizia di via Rasella si rallegrarono. Lo stesso fece Edgardo Sogno, anticomunista di ferro e negli anni 70 artefice di un piano per una svolta gollista e presidenzialista da lui stesso definito golpe bianco. Finalmente anche a Roma si sono decisi a fare qualcosa comment. Se gli interrogativi non finiscono, gentile signor Prandi, proprio perch sono complessi.

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Storia

La libreria Pironti sfrattata, se ne va un pezzo di storia

C aro Aldo, quando una libreria qualsiasi chiude sempre una sconfitta per tutti. Ma, quando chiude una libreria che fa parte di quelle che hanno fatto la storia della nostra citt, Napoli, un doppio lutto. Il libraio Tullio Pironti muore una seconda volta ( scomparso il 15 settembre 2021, era anche editore), e buona parte di quel sogno di cultura che ha stimolato la vita di pi generazioni svanisce… e tutto diventa ancora pi triste, una tristezza che si espande e penetra in ogni cuore coinvolgendo quella parte dell’universo che non vuole vivere come bruti ma per seguire virtute e canoscenza! Leggere che a Port’Alba la libreria viene sfrattata (al suo posto potrebbe arrivare un bar, dicono…) addolora come quando muore un poeta, come quando vedi un bambino picchiato, un animale maltrattato, una famiglia che si sfascia, un amico che ti inganna, un figlio ingrato, il cadavere del clandestino che cercava la libert, un barbone che dorme e muore su un cartone. Quando una libreria chiude diventi triste come quando vedi le ingiustizie di quella parte di mondo che vive soltanto per il dio denaro, come quando leggi che i vecchi ricoverati in una casa di riposo vengono malmenati, che quei tali politici hanno rubato, che c’ una giovent disperatamente in cerca di lavoro mentre ogni giorno fabbriche e industrie chiudono… Quando una libreria chiude come una bella favola che finisce e aumenta il numero di coloro che non possono pi vivere n felici, n contenti!
Raffaele Pisani

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