Perché Guido Crosetto ha cantato Bella Ciao

MARTED 31 GENNAIO 2023

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
mi dispiace che Fiorello si sia prestato a questo scempio: Bella Ciao non una canzone da fare cantare a Crosetto. Lei che ne pensa?
Emanuele Lario

Guido Crosetto che canta Bella Ciao su invito di Fiorello. Per fare spettacolo? Questa cosa non mi piace. O forse Crosetto diventato di sinistra?
Marta Tonni

Cari lettori,
Guido Crosetto non ha cantato Bella Ciao (tra l’altro abbastanza bene) perch di sinistra, ma perch di Marene. Dalle sue parti, che poi sono le mie, comandava la Resistenza Enrico Martini Mauri, che non era un bolscevico ma un maggiore degli alpini, e infatti fece tutta la guerra civile con il berretto dalla penna nera; ai suoi ordini aveva il figlio del macellaio di Alba, Beppe Fenoglio, che al referendum del ’46 vot monarchia. Da quelle parti i fascisti insieme con i tedeschi bruciarono case, violentarono donne, torturarono e fucilarono contro le mura dei cimiteri ragazzi di 18 e 19 anni (tutte le vie attorno al cimitero di Alba sono dedicate a partigiani morti non ancora ventenni). una storia raccontata in un libro che da quelle parti c’era in tutte le case, La tortura di Alba e dell’Albese: l’autore era il vescovo. Quando si pot votare, la Dc super il 50% (ma in molti paesi anche l’80, il 90); il secondo partito era il partito liberale, il terzo il partito repubblicano; anche gli operai votavano Democrazia cristiana (nelle cui file si formato appunto Crosetto, che di Marene stato sindaco). Quando da ragazzi cantavamo Bella Ciao, non eravamo neppure sfiorati dall’idea di fare una cosa di sinistra; era un canto che parlava di resistenza, di fiori, di primavera, di memoria: tutte cose belle. (Peraltro i partigiani, com’ noto, non l’avevano mai cantato). Condannare il fascismo — non solo le orrende leggi razziali: tutto, dallo squadrismo a Sal, sino alle bombe sui treni — non una questione ideologica ma etica, e anche estetica. Un liberale un po’ dandy e molto anticomunista, Carlo Fruttero, disse una volta che i fascisti erano brutti. Tutti neri come corvi, con i teschi, il fez, e in bocca sempre la parola morte. Resta il fatto che nell’Italia di oggi questa un’attitudine minoritaria, forse non solo nel partito di Crosetto. Il quale in fondo ha cantato anche per non dare un dispiacere a Fiorello.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

I miei coetanei ventenni sanno poco della mafia

La mafia non un fenomeno passeggero, ma una componente strutturale della politica, dell’economia e della storia del nostro Paese, e, come accade per lo studio del fascismo, dovrebbe essere un argomento maggiormente approfondito a livello scolastico. Sono state raccolte prove, documenti e testimonianze, a partire dal Maxiprocesso del 1986 – 1992, e noi italiani possiamo sicuramente vantare ora una conoscenza pi precisa dell’organizzazione, rispetto a quella di 40 anni fa. Perch il fascismo s (e poco), ma la mafia no? Ho raccolto qualche testimonianza di coetanei ventenni che hanno completato il ciclo scolastico in Italia, e, nella migliore delle ipotesi, la mafia stata trattata come tematica extracurricolare, lasciata alle iniziative dei singoli professori. Vivo a Parigi, ma ho frequentato la scuola pubblica italiana fino al secondo anno di liceo. In Francia ho avuto la fortuna nel corso dell’ultimo anno di liceo (equivalente al quarto anno italiano) di trattare argomenti contemporanei, dai moti del ‘68 fino alle elezioni di Sarkozy, passando per il colonialismo francese, le guerre d’Indocina e d’Algeria, le guerre israelo-palestinesi, il terrorismo ceceno, le guerre del Golfo… Posso dire che i giovani francesi hanno una migliore visione del mondo attuale. In Italia bisognerebbe ammodernare il sistema scolastico, e soprattutto cominciare a sensibilizzare i giovani alla conoscenza del fenomeno mafioso affinch possano imparare a conoscerlo e a riconoscerlo. Ogni anno, il 21 marzo, si ricordano le vittime di mafia. Anzich ricordarle un giorno soltanto, per poi dimenticarsene, perch non studiarle?
Alice Setti Carraro

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version