India, basta un caffé per tornare a vivere

di Sanna Irshad Mattoo

La prima stata aperta ad Agra nel 2014. Poi c’ stata Lucknow e infine, nel 2022, Delhi. Sono le caffetterie gestite da donne sfigurate dall’acido. Sono uscita in strada, urlando dal dolore: nessuno mi ha aiutata, racconta Rupa. Storie di chi, malgrado tutto, ce la sta facendo

Non riesco a spiegare come mi sono sentita quando ho scoperto il volto. Quel giorno ho accettato me stessa, affrontato le mie paure e riacquistato la mia forza, dice Ritu mentre beve un sorso di t.
Il Sheroes Caf unico in tutti i sensi. Si trova al Noida International Stadium di Nuova Dehli, in India. La mission della caffetteria quella di aumentare la consapevolezza sulle aggressioni con acido e dare voce alle sopravvissute. Ha dunque molto da offrire, oltre al cibo e all’ambiente: ha una storia da raccontare, la storia della resilienza delle donne che la gestiscono. Uscendo allo scoperto, le sopravvissute hanno cambiato il significato di bellezza. Grazie al loro coraggio, il mondo le guarda diversamente e loro guardano il mondo in maniera differente. Sono riuscite a costruire connessioni e relazioni forti.

La bellezza del coraggio

Sorridono e ridono nonostante siano ferite, parzialmente non vedenti e sfigurate e, anzich nascondersi, affrontano la realt lavorando sodo per sopravvivere e acquisendo nuove capacit per reagire.
Ritu aspirava a diventare una giocatrice di pallavolo di livello nazionale. La sua passione per questo sport era nata durante il sesto anno di scuola in Haryana, ma a causa di una lite per una propriet, alcuni parenti ne hanno cambiato il destino per sempre. Il 26 maggio 2012, a 17 anni, usc dalla sua casa di Rohtak, nell’Haryana, per andare agli allenamenti di pallavolo, quando due ragazzi in moto si sono avvicinati e, all’improvviso, ho avuto una sensazione di bruciore su tutto il corpo. Ho sentito la pelle sciogliersi: il viso, il collo, le spalle, il petto. Mi sono accasciata a terra, contorcendomi dal dolore. Ho perso l’occhio destro e ho bruciature sul 45% del corpo e il 90% del viso. L’acido mi ha danneggiato la vista anche dell’occhio sinistro, racconta Ritu.

L’unione fa la forza

La prima volta che mi sono guardata allo specchio non ho pianto, ma mi sono chiesta perch non fossi morta e come avrei fatto a vivere con questo viso. Ma dopo essere stata in terapia, ho scoperto di non essere sola e che non era mia la colpa di essere sfigurata. Mi sono resa conto che la bellezza interiore pi importante di quella esteriore, e che solo quando accetter completamente me stessa lo faranno anche gli altri.
Anshu: Mi coprivo il volto per proteggermi dai commenti offensivi. Mi dicevano che ero brutta. Le uniche volte che uscivo di casa era per andare in ospedale. Mai avrei pensato di tornare a una vita normale. Adesso, grazie alla caffetteria, posso vivere come tutti gli altri, facendo tutto ci che mi va.

Anshu Rajput, una donna di Bijnor, nello stato indiano di Uttar Pradesh, ha una storia simile a quella di Ritu. Aveva solo quindici anni quando respinse le avance del vicino cinquantacinquenne, che per vendicarsi le gett addosso dell’acido. Prima di confessarle il suo amore, l’aveva seguita per giorni; lei lo rifiut e la sera del 12 febbraio 2014 la vita di Anshu cambiata. Ci che mi successo non stata colpa mia, ma il modo di affrontare la situazione dipende completamente da me. C’ voluto parecchio tempo per capirlo, racconta.

Isolamento sociale

Le aggressioni con acido sono universalmente riconosciute come una forma di violenza di genere che interessa principalmente le donne. Secondo il National Crime Records Bureau (NCRB), tra il 2018 e il 2020 in India sono stati registrati 659 casi di aggressione con acido, oltre a quasi 200 tentativi di aggressione. Se l’atrocit del crimine mette in risalto queste cifre, il numero effettivo dei casi molto pi elevato. Ogni anno in India si registrano oltre 200 aggressioni con acido. Le giovani ragazze che, per ripicca o gelosia, si ritrovano il volto sfregiato affrontano l’isolamento sociale nella propria casa. Nonostante esistano leggi e direttive per prevenire queste orribili violenze, le aggressioni con acido sono in aumento in India.
Nel 2013, Alok Dixit, giornalista e attivista, nonch fondatore della Chhanv Foundation e del Sheroes Caf, avvi la campagna Stop Acid Attack, conquistando gradualmente il supporto di coloro che erano sopravvissute alle aggressioni. Contemporaneamente la Corte Suprema emise una sentenza che costrinse il governo a promulgare norme vincolanti per vietare la vendita incontrollata di acido.

L’energia del caff

Il Sheroes Caf apr i battenti ad Agra nel 2014, poi a Lucknow nel 2016 e infine a Delhi nel 2022. Oggi sono quasi 30 le superstiti che lavorano in queste caffetterie. Le sopravvissute ad aggressioni con acido hanno difficolt a farsi accettare dalla societ, per non parlare di trovare lavoro.
L’Ong le ha aiutate a reintegrarsi nella societ, fornendo supporto medico-legale tramite alcuni volontari. Tuttavia Alok non propenso a credere che si tratti di una semplice questione di genere. Recenti studi dimostrano che anche le aggressioni con acido ai danni degli uomini sono in aumento. Vengono messe in atto per commettere furti, vendette e diversi altri scopi.

Rupa aveva 15 anni nel 2008, quando la matrigna le rovesci sul volto dell’acido mentre dormiva in casa, nello stato indiano dell’Uttar Pradesh, contrariamente alla maggioranza delle donne che subiscono attacchi da parte degli uomini. Sono uscita in strada di corsa, urlando per il dolore. Quando hanno visto la mia faccia, gli abitanti del villaggio sono rimasti impietriti. Nessuno venuto in mio soccorso. Non avrei mai immaginato di poter tornare a vivere. Ma dopo aver incontrato altre sopravvissute, ho ritrovato la fiducia in me stessa e la mia vita ha iniziato a cambiare. Ed eccoci qui, sotto lo stesso tetto, felici come una famiglia, racconta Rupa, mentre serve il caff a un cliente.

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21 gennaio 2023 (modifica il 21 gennaio 2023 | 18:46)

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