Industria, le produzioni rallentano per colpa della guerra. Ecco dove

IMPRESE E CONFLITTO

di Rita Querzè19 mar 2022

«Siamo di fronte al cambio di un’epoca, la globalizzazione facile è finita, dopo questo choc nulla tornerà come prima, come Paese non possiamo pensare di cavarcela soltanto con un po’ di sussidi alle imprese, serve un cambio delle politiche industriali e nell’approvvigionamento delle materie prime». Questo dice Roberto Benaglia, segretario generale della Fim, mentre scorre i dati della prima rilevazione del sindacato dei metalmeccanici della Cisl sulle aziende del settore metalmeccanico obbligate a fermare la produzione, in tutto o in parte, per colpa della guerra. «Sia chiaro, si tratta di una rilevazione parziale, l’elenco si allunga di ora in ora – dice Benaglia -. Questo è il risultato di tre settimane di guerra ma bisogna mettere in conto che tra sei settimane, se il conflitto non si ferma, le aziende che dovranno rallentare la produzione non saranno il doppio ma il triplo o il quadruplo».

Gli ammortizzatori

Il governo è pronto ad aumentare la copertura degli ammortizzatori. «Questo va bene – dice Benaglia – ma bisogna essere sempre consapevoli che la cassa fa male alle imprese come ai lavoratori, bisogna lavorare alla radice del problema, sulle filiere e sull’approvvigionamento delle materie prime». Sembra facile… E’ un’operazione tra l’altro che richiede tempi difficili da comprimere. «Sì, certo, ne siamo consapevoli ma sulle politiche industriali come Paese non abbiamo mai brillato e invece ora è esattamente quello che serve. Siamo un Paese senza materie prime, dobbiamo diversificare le filiere, in alcuni casi accorciarle. E utilizzare quello che abbiamo per il meglio. Penso all’Ilva: con la fame di acciaio che abbiamo in Europa a quest’ora dovrebbe produrre di più. Ilva deve diventare un punto di forza del nostro sistema produttivo. E invece in questo momento discutiamo di cassa integrazione. Prendiamo Alcoa: è fallita, produceva alluminio. Il Mise dovrebbe convocare subito Syderalloys, società che doveva rilanciare il sito, per cercare la possibilità di ripartire». Di seguito l’elenco, regione per regione, delle imprese interessate da stop & go.

Trentino Alto Adige

Acciaierie Venete a Borgo Valsugana (Trento): 120 dipendenti, cassa ordinaria per 4 settimane per aumento costo dell’energia e per blocco materie prime da Russia e Ucraina (cromo e nickel).

Veneto

Ferriera Valsider spa a Vallese di Oppeano (Verona): 170 dipendenti, gruppo Metinvest Intrametal con casa madre in Ucraina. Produce lamiere e coils ed è in connessione con la Russia per l’arrivo di materie prime (bramme).
Acciaierie Venete: produzione ferma dal 4 marzo fino all’11marzo, 1.400 persone coinvolte.
Aermec spa di Bevilacqua (Verona): circa 800 dipendenti, produce sistemi di climatizzazione con attività commerciale verso la Russia per circa il 30% del fatturato.
Superjet International di Tessera (Venezia): joint venture tra l’italiana Alenia-Aermacchi e la russa Sukhoi Holding, a rischio 130 dipendenti che si occupano di progettazione e di miglioramento e commercializzazione:
attualmente non si registrano fermi ma a giugno si esauriscono i fondi legati al progetto e la joint venture potrebbe non essere rinnovata.
Alu-pro srl a Noale ( Venezia): circa 160 dipendenti, investimenti in Russia fermi, producono profili in alluminio per serramenti
Gasparini spa a Mirano ( Venezia): 120 persone, produzione di macchine per profilati, a rischio le commesse con la Russia.
PM srl di Salzano ( Venezia): circa 100 dipendenti, macchine per profili di acciaio, attualmente hanno fatto rientrare il personale dalla Russia dove stavano istallando impianti.
Zincol Italia a Noale (Venezia): 50 dipendenti, chiesta cassa integrazione per aumento del costo dello zinco.
Pometon a Venezia: 185 dipendenti, produzione di polveri, ferrose e non, per manifattura additiva e lavorazioni industriali e restauro.
Fiamm a Veronella ( Verona): 400 dipendenti circa in cassa integrazione nel mese di aprile per fermo ordini.
Petrollo spa a San Bonifacio (Verona): 500 circa elettropompe industrializzazione diverse commesse e in Russia su impianti industriali
Midac – 350 dipendenti produce batterie automotive, rallentamento della produzione causa riduzione ordini.

Lombardia

Gruppo Acciaierie Venete a Sarezzo ( Brescia): 1.400 dipendenti
CAM a Grumello del Monte (Bergamo): articoli per l’infanzia, 157 dipendenti mercati di riferimento Russia-Ucraina.
Global caloriferi a Rogno ( Bergamo): 240 dipendenti – mercato di riferimento Russia, Ucraina paesi dell’EST SDF (Same) Treviglio (Bergamo) 1200 dipendenti produzione macchine agricole, export verso la Russia.
Mammesman OTCP a Bergamo: 260 dipendenti, produzione tubi in acciaio, export verso la Russia.
Minifaber Seriate a Bergamo: lavorazione alluminio 350 dipendenti, tra i principali mercati, l’export in Russia e nell’Europa dell’Est.
Gmp Group srl ad Albano ( Bergamo): componentistica auto, 160 dipendenti, export verso Russia e Paesi dell’Est Europa.
Bellotti spa a Suisio ( Bergamo): 60 dipendenti, macchinari per lavorazione legno e metalli, export con la Russia.
Acciai Tubi a Terno d’Isola (Bergamo): 80 dipendenti, produzione tubi, export Russia ed Este Europa
Lazzari spa Officine meccaniche a Ponte San Pietro (Bergamo): impianti industriali, macchine per estrazione, 70 dipendenti, export in Russia ed est Europa. Bombardieri spa a Gazzaniga (Bergamo): 30 dipendenti, ricambi per laminatoi e torni, mercato Russo ed Este Europa.
CMS a Zogno (Bergamo): 600 dipendenti, macchinari per lavorazioni di materiali compositi, fibra di carbonio, alluminio, leghe leggere, plastica, vetro, pietra e metalli, export in Russia e Paesi dell’Est.
AB Cogenerazione a Orzinuovi (Brescia): circa 400 dipendenti, impianti e tecnologia per impianti di efficientemente energetico hanno un’azienda in Russia. Metalwork di Concesio (Brescia): 400 dipendenti prodotti per fluidomeccanica.
Gruppo Bonomi: 300 dipendenti, produce rubinetterie, export verso mercato russo e est-Europa.
Fondital di Vobarno (Brescia): radiatori, caldaie 600 dipendenti, alcuni siti in Russia.

Friuli Venezia Giulia

Automotive Lighting (gruppo Marelli) di Tolmezzo: 930 dipendenti. farà partire dal 14 marzo, fino al 9 aprile, la cassa integrazione per 837 dipendenti per le ripercussioni dirette a causa dell’interruzione delle catene di fornitura di cablaggi e schede dall’Ucraina per i marchi premium di Bmw, Posche, Audi, Volkswagen ( ci sono preoccupazioni in prospettiva anche per Lamborghini che fa oggi parte del gruppo VW) – l’azienda rifornisce anche il Gruppo Stellantis
San Giorgio acciaierie a Nogaro: 1500 dipendenti, le bramme arrivavano da Mariupol, ora i fornitori dovranno essere sostituiti, al momento si lavora con quelle in magazzino le scorte sono sufficienti per un mese circa.
Abs Acciaieria di Cargnacco (Gruppo Danieli): il fermo coinvolge circa 600 lavoratori su 1.200
ABS acciaierie Bertoli: 1200 dipendenti, ferma questa settimana circa metà della forza lavoro.
Gruppo Pittini: 800 dipendenti, 360 dei dipendenti di acciaierie e laminatori sono interessati da fermi, stop & go in base a costi dell’energia.
Metinvest Trametal a San Giorgio di Nogaro ( Udine) siderurgia, 250 dipendenti casa madre ucraina, si lavora con ultime scorte, rischio cassa a breve per blocco delle bramme dalla casa madre ucraina.
ZML a Pordenone: fonderia con 350 dipendenti in cassa integrazione per mancanza di ghisa che arrivava da Russia e Ucraina.

Valle D’Aosta

Cogne Acciai Speciali: 1150 dipendenti, azienda siderurgica, produce prodotti per oil & gas, acquista nickel da fornitore russo, l’azienda si è mossa per tempo, ha fatto magazzino e sta cercando altri fornitori.

Liguria

Arvedi a Sestri Levante (Genova): 250 dipendenti, in difficoltà per aumento del costo del nickel passato da 29.500 dollari a tonnellata a 83.000, questo ha comportato il blocco della produzione dell’inox.
Vard Group: società controllata da Fincantieri, incertezza sul cantiere navale di Tulcea in Romania e preoccupazioni sull’approvvigionamento dell’ acciaio.

Emilia Romagna

Nord motoriduttori (Gruppo Nord Drivesystem) a San Giovanni in Persiceto (Bo): 260 dipendenti, casa madre in Germania, produce motoriduttori elettrici e inverter, la scorsa settimana ha visto annullare ordini per la Russia, ma ha rapporti commerciali diretti con oltre 35 Paesi.
Lamborghini a Sant’Agata Bolognese (Bologna): 1.400 dipendenti, ferma la scorsa settimana la linea produttiva della Huracàn a causa della mancanza di cablaggi che arrivano dalla Leoni, azienda Ucraina con siti produttivi a a Stryji e Kolomyja dove, fino a prima dello scoppio della guerra, erano impiegati 7.000 lavoratori. Il fermo ha coinvolto 200 persone in flessibilità negativa – rischio cassa se non si sblocca la situazione.
SCM Group a Rimini: macchine utensili, per legno, plastica, vetro, pietra, metalli, doveva inaugurare un nuovo stabilimento a Mosca. L’azienda tra Russia e Ucraina aveva 35 milioni di ordini per quest’anno, 18 mln in consegna ad aprile (40 dipendenti del Gruppo lavorano in Russia).
La Forgia del Frignano a Pavullo nel Frignano (Modena): 40 dipendenti, produce forgiati d’acciaio, cassa integrazione per costo dell’energia.

Toscana

Whirlpool a Siena: 300 dipendenti, ha richiesto la cassa integrazione a causa dell’aumento dei trasporti e prezzo dei container
Magna meccatronica a Livorno: 532 dipendenti nella componentistica per auto Distretto delle aziende orafe di Arezzo: diverse piccole e medie imprese del distretto dell’orafo ( circa 4000 dipendenti), hanno chiesto la cassa integrazione a causa delle oscillazioni del prezzo dell’oro e del blocco dell’export verso la Russia.

Marche

Valmex Lucrezia di Cartoceto ( Pesaro Urbino): circa 200 dipendenti, produce scambiatori di calore per caldaie, registra una contrazione delle vendite a causa blocco delle vendite verso la Russia
Whirlpool a Comunanza (Ascoli Piceno): circa 450 dipendenti ha richiesto 3 giornate di Cig ordinaria a fine marzo per contrazione commesse in parte riconducibili al conflitto Russia-Ucraina idem a Melano (Ancona) circa 500 dipendenti, 6 giornate di Cigo per fine marzo, per contrazione mercato e aumento costo dei trasporti e del prezzo dei container .

Umbria

Tifast Titanium San Liberato di Narni ( Terni): circa 100 dipendenti, produttore di billette di titanio destinate ai settori aeronautico, medicale, racing (casa madre Ucraina), problemi di approvvigionamento.
Meccanotecnica Umbra a Campello Sul Clitunno (Perugia): circa 400 dipendenti ricambi industriali.
OMA Spa a Foligno (Perugia): 600 dipendenti parti aeronautiche civile, export verso la Russia

Sicilia

Lukoil a Priolo: azienda petrolifera Russa, in Sicilia ha un impianto che occupa circa 1.000 dipendenti diretti e oltre 2.500 nell’indotto. La raffineria coinvolge due settori (chimici e metalmeccanici), preoccupazioni sulla tenuta occupazionale rispetto alle sanzioni.
Chiavetta a Catania: costruzione di container e semi-rimorchi, 80 dipendenti in cassa integrazione per riduzione delle materie prime.
Acciaierie siciliane: 300 dipendenti rischiano il fermo per carenza di rottame.

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, 2022-03-19 07:06:00, Ricognizione della Fim Cisl sulle aziende che stanno frenando gli impianti per mancanza di materie prime. Oltre 26 mila i lavoratori coinvolti. In difficoltà soprattutto il Nord, Rita Querzè

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