L’inflazione fa volare l’export: +10,2% nel 2022. Nel 2023 si arriverà quasi a 600 miliardi

Il rapporto

di Valentina Iorio14 set 2022

L’inflazione fa crescere a doppia cifra l’export italiano. Nel 2022 le esportazioni italiane aumenteranno del 10,3%, continuando a registrare un «andamento positivo» anche nel 2023 (+5%), quando «si raggiungeranno quasi 600 miliardi di euro». Questo è dovuto, in parte, a condizioni domanda ancora relativamente favorevoli a livello globale e, nel caso specifico dei Paesi Ue, alle risorse messe a disposizione dal programma Next Generation Eu. Ma a spingere le esportazioni Made in Italy è soprattutto il fattore prezzo, mentre la componente volumi crescerà a un ritmo decisamente più contenuto (+2,6%). È quanto emerge dal rapporto Export 2022 di Sace. «L’export da sempre è una chiave di crescita e di sviluppo in un Paese come il nostro aperto al commercio con l’estero. Abbiamo avuto una grande ripresa e, in questi periodi particolarmente difficili, viene fuori la missione di Sace», sottolinea il presidente Filippo Giansante.

I settori in crescita

La crescita a doppia cifra riguarda in particolare i beni intermedi, soprattutto metalli e chimica. I piani economici di rilancio, in chiave infrastrutturale e green favoriranno i beni d’investimento, trainati in particolare dai mezzi di trasporto e dalla meccanica strumentale, che tuttavia quest’anno risentiranno delle attuali incertezze. Nonostante il rincaro dei processi produttivi prosegue anche la buona performance dell’agroalimentare, grazie anche alla ripartenza del turismo.

La geografia delle esportazioni

Se si guarda alla geografia delle esportazioni, nuove opportunità per le nostre imprese deriveranno dai piani di investimenti pubblici degli Emirati Arabi Uniti, dell’Arabia Saudita o dell’India, e dal crescente inserimento nelle catene di approvvigionamento di player nazionali in Messico o Colombia. In Asia le esportazioni italiane potranno beneficiare dell’impronta industriale trasformatrice del Vietnam, dalla più nota industria tessile e della lavorazione delle pelli fino all’agroalimentare. Senza dimenticare quei Paesi verso i quali è destinato buona parte del nostro export: Stati Uniti in primis, ma anche la Spagna dove le imprese italiane potranno soddisfare in diversi ambiti la domanda legata alla transizione energetica.

Gli scenari futuri

Per quel che riguarda le prospettive future il rapporto Sace immagina due possibili scenari. Se la guerra in Ucraina dovesse intensificarsi, le esportazioni crescerebbero quest’anno a un tasso del 9,1% (-1,2 punti percentuali rispetto allo scenario base) e registrerebbero un incremento solo di poco superiore allo zero nel 2023 (+0,5%; -4,5 punti rispetto al baseline). Nel secondo scenario, meno probabile, si ragiona sulle prospettive in caso di rapida risoluzione del conflitto. In questo caso l’export italiano di beni crescerebbe dell’11% nell’anno in corso (+0,7 punti rispetto al baseline) e dell’8,3% nel 2023 (+3,4 punti percentuali) per poi tornare in linea con lo scenario base nel biennio successivo.«Con un approccio sempre più strategico, un’attenzione a nuovi mercati e grazie a tutto il sostegno assicurativo-finanziario che il nostro Gruppo è in grado di offrire, le aziende italiane possono rafforzare la loro competitività anche in un momento complesso come questo», assicura l’ad di Sace Alessandra Ricci.

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, 2022-09-14 13:26:00, A spingere le esportazioni Made in Italy è soprattutto il fattore prezzo, mentre la componente volumi crescerà a un ritmo più contenuto (+2,6%), Valentina Iorio

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