lo studio
di Andrea Rinaldi22 feb 2023
Errare umano. Anche se, quando ci si riferisce a degli analisti economici, si sempre meno indulgenti. Succede infatti che l’ultimo bollettino della Banca centrale europea abbia scritto un sostanziale mea culpa sulle previsioni inflattive realizzate dalle istituzioni del Vecchio continente nel corso del 2022. Dice infatti lo studio An updated assessment of short-term inflation projections by Eurosystem and ECB staff, che l’accuratezza delle proiezioni di inflazione a breve termine dell’Eurosistema e del personale della Bce per l’area dell’euro peggiorata in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, prima di migliorare nell’ultimo trimestre del 2022.
Secondo i curatori Mohammed Chahad, Anna-Camilla Hofmann-Drahonsky, Adrian Page and Marcel Tirpk, curatori dell’appendice al bollettino, a sbagliare di pi rispetto ad altre istituzioni come l’Ocse, la stessa Eurotower o la societ di ricerca Consensus Economics, sarebbe proprio stata la Commissione europea, con un margine di errore in crescendo a partire dal quarto quadrimestre 2021 sul primo quadrimestre 2022 (oltre il 3% di sbagli nelle previsioni inflattive) e un picco nel primo quadrimestre 2022 sul secondo quadrimestre 2022 (+4%).
Il problema energia
Da quel momento gli economisti e i ricercatori delle varie istituzioni hanno corretto il tiro, ma quelli di Bruxelles hanno continuato a fornire proiezioni sottostimate di un punto percentuale superiore a quelle di altri colleghi. Il quadro generale di forti sottovalutazioni nelle proiezioni sull’inflazione a un quadrimestre comune a tutti i previsori dall’inizio del 2022 – specificano per i curatori -, con le proiezioni del personale dell’Eurosistema/Bce che si collocano ampiamente a met della gamma di proiezioni. A scompigliare le analisti stato lo scoppio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022 che ha generato una spirale inflattiva da domanda di energia. Inoltre non tutti avevano a disposizione lo stesso pacchetto di informazioni al momento dell’elaborazione degli studi. Quelli intervistati da Consensus Economics spesso disponevano di un mese in pi di dati; quelli della Commissione Europea di un mese in meno. Motivando le ragioni degli errori, la Bce osserva che il contributo degli errori relativi ai prezzi dell’energia al consumo, infatti, stato sempre elevato, in parte riflettendo la complessit del passaggio dei prezzi all’ingrosso del gas e dell’elettricit ai prezzi al consumo, pi complicato e incerto rispetto a quello dei prezzi del petrolio.
Il confronto di aprile
Sebbene il passaggio dei prezzi del gas e dell’elettricit sia tipicamente pi ritardato, la velocit del trasferimento potrebbe essere aumentata nell’ultimo anno. Ci potrebbe aver contribuito alle forti sottovalutazioni delle previsioni sull’inflazione dei prezzi al consumo. Inoltre, gli studiosi potrebbero aver sovrastimato l’impatto delle misure fiscali sulla riduzione dell’inflazione. In effetti ad aprile la Commissione Ue stimava che nel secondo trimestre 2022 l’inflazione avrebbe dovuto raggiungere un picco del 6,9% per poi diminuire gradualmente. Peccato che il costo della spesa per servizi e prodotti nell’Eurozona in quel mese sia stato del 7,44% pi alto rispetto a un anno prima e sia continuato a salire toccando la vetta del +10,6% a ottobre.
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