Cristian Fracassi, l’ingegnere che creò i respiratori anti Covid: «Le mie protesi low cost per l’Ucraina»

di Massimiliano Del Barba

Allo scoppio della pandemia si ingegnò con una maschera da sub. Ora ha dato vita a gambe artificiali a basso costo da spedire in Ucraina. «Oltre tremila persone hanno subìto l’amputazione a causa del conflitto»

Cristian Fracassi è tornato. L’ingegnere bresciano, che durante la fase più dura dell’emergenza Covid-19 era riuscito a trasformare una maschera da snorkeling in un dispositivo medico per la ventilazione meccanica mettendo poi in rete il progetto affinché chiunque potesse replicarlo, ha infatti appena validato una protesi artificiale low cost da spedire in Ucraina. «Si calcola che in questo momento — spiega Fracassi, 39 anni — ci siano oltre tremila persone che hanno subito l’amputazione di una gamba a causa del conflitto. La nostra idea è quella di replicare ciò che abbiamo fatto durante la pandemia».

Da Charlotte a Letizia

Da Charlotte a Letizia, dunque. Il primo è il nome che nel marzo del 2020 Fracassi diede alla valvola rivoluzionaria che permise di agganciare ai ventilatori polmonari le maschere della Decathlon: «L’ospedale di Chiari, in provincia di Brescia, ne aveva bisogno per 120 pazienti, ma disponeva solo di 20 pezzi. Tentammo di rintracciare la multinazionale che le produceva, ma non vollero fornici i disegni. Poco male: li replicammo con una fresa da gioielliere e in quattro ore il primo pezzo era pronto. Era nata la valvola Charlotte. In una giornata 52 ospedali da tutta Italia ne fecero richiesta: servivano 15 mila pezzi. Andai nel panico. Decisi di sfruttare la rete, chiedendo di far passare un messaggio rivolto a chiunque nel mondo avesse una stampante 3D: noi avremmo caricato gratuitamente il file, loro avrebbero dovuto aiutarci a stampare. In una giornata due milioni di download e 186 mila valvole in 72 Paesi del mondo».

Premiato da Mattarella

Oggi che il prototipo di Charlotte fa bella mostra di sé nella collezione permanente del Victoria & Albert Museum di Londra e Fracassi, dopo esser stato premiato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, gira ancora l’Italia per raccontare questa storia — «abbiamo fatto 306 eventi» —, la sfida si chiama, appunto, Letizia. «Come Letizia Bonomi, una ragazza di Lumezzane che ha perso una gamba da bimba e senza la quale non saremmo mai riusciti a validare la nostra protesi, ma anche come mia mamma, che mi ha insegnato a camminare. Glielo dovevo, considerando che la valvola l’avevo dedicata a mia moglie Carlotta».

La risposta all’appello della onlus

Ancora una volta il team di Fracassi ha risposto a un sos lanciato in Rete. «Siamo stati contattati dalla Onlus Intermed che opera in Siria e in Ucraina a supporto dei medici locali. Una protesi oggi costa dai 5 mila agli 80 mila euro. Noi siamo riusciti a svilupparne una che costa meno di 500 euro e abbiamo deciso di non mettere margine al prodotto come con Charlotte». In questo momento 43 arti sono già stati finanziati. «Il progetto — prosegue Fracassi — è open source e sfrutta materiale esistente: il piede è in poliuretano, la struttura è in alluminio, il rivestimento è in plastica stampata in 3D e la coppa sulla quale il moncherino aggancia la protesi è un tutore sportivo modificato».

La creazione del prototipo

Se per creare e produrre Charlotte ci son volute solo 72 ore, con Letizia la fase di prototipazione è stata più lunga: «Un mese e mezzo e cinque diversi modelli. Abbiamo proceduto a forza di togliere, semplificando, ma oggi la protesi è stabile e sicura, pronta per essere prodotta e spedita in Ucraina».

14 novembre 2022 (modifica il 14 novembre 2022 | 21:39)

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