Insegnante precaria per 14 anni vince il concorso, ma viene esclusa per titoli mancanti. Il Consiglio di Stato: Ingiustizia grave e manifesta del Ministero

Sentenza

Dopo 14 anni di insegnamento come precaria nelle scuole secondarie di primo grado di Milano, una docente 45enne si è trovata di fronte a un ostacolo insormontabile nel suo cammino professionale.

Nonostante una carriera costellata di successi e dedizione, come riportato da La Repubblica, un dettaglio formale ha rischiato di compromettere il suo futuro lavorativo.

Dopo aver partecipato a un concorso per diventare di ruolo, posizionandosi quattordicesima su oltre tremila candidati, la docente si è vista esclusa a causa della mancanza di un esame di latino nel suo curriculum. Un requisito divenuto essenziale con le nuove normative del 2016, ma non richiesto all’epoca dei suoi studi. Questo requisito ha messo in dubbio la sua idoneità, nonostante avesse conseguito una laurea in Lettere summa cum laude, un dottorato e il diploma in pianoforte.

La situazione ha preso una svolta quando il Consiglio di Stato, con una sentenza del 3 ottobre pubblicata il 3 novembre, ha dichiarato la sua esclusione una “grave e manifesta ingiustizia”. I giudici hanno evidenziato la contraddittorietà e l’irragionevolezza delle azioni del Ministero dell’Istruzione, sottolineando come la docente avesse sempre agito in buona fede, confidando nella validità dei suoi titoli di studio.

La problematica chiave è nata dall’introduzione retroattiva di requisiti non necessari all’inizio della carriera della docente. Il suo caso solleva interrogativi sull’adeguatezza delle normative scolastiche e sulla loro applicazione retroattiva. Nonostante non avesse mai sostenuto un esame di latino, la professoressa ha dimostrato competenza e passione nel suo campo, ricevendo riconoscimenti per il successo dei suoi alunni.

Ora che la sentenza ha ribaltato la sua esclusione, la docente potrà continuare a contribuire con la sua esperienza e conoscenza al mondo dell’educazione. Il suo caso non solo evidenzia le difficoltà incontrate dai docenti precari ma sottolinea anche l’importanza di una valutazione equa e adeguata delle competenze professionali.

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