Insonnia, la nostalgia infinita per tutti i sogni perduti

Quando incontriamo questa parola manca sempre qualcosa. Il riposo innanzitutto perch non riuscire a dormire impedisce al nostro organismo di trovare il suo naturale ristoro. Ma come vedremo non l’unica cosa che manca e forse ci conviene cominciare proprio dalla formazione di questa parola.

Quanto contano due lettere. Insonnia una parola composta formata dal prefisso in- e da sonno. Fermiamoci un momento alle due lettere iniziali: in– un prefisso che compare in moltissime parole con due valori diversi. Pu indicare una mancanza, una contrariet, come nel nostro caso o nelle parole inesperienza, indifeso, inorganico. Oppure pu essere utilizzato per formare dei verbi con il significato di dentro: per esempio incarcerare, incorporare. Non pensate solo ad una situazione concreta, per esempio ingelosirsi vuol dire far entrare la gelosia nel nostro animo.

Torniamo al dormire. Sonno deriva dalla parola latina somnus, che ha un’origine antichissima a partire da una radice indoeuropea. Precedente anche alla lingua greca che per indicare il sonno ha adottato il termine ypnos che noi abbiamo ereditato per definire l’ipnosi, uno stato di incoscienza. Proprio per questo cedimento dello stato di attenzione, questo apparente abbandono della vita, i greci avevano molto presente la relazione fra il sonno e la morte, tanto da aver affidato a due divinit fratelli gemelli figli della notte, Hypnos per il sonno e Thanatos per la morte, il compito di rappresentarle.

Non solo riposo. Torniamo a quello che la mancanza di sonno ci toglie: non solo la distensione, il rilassamento. Non dormire ci impedisce di sognare, quello sguardo fantastico capace di superare tutti i limiti che la realt concreta ci impone, che pu farci incontrare chiunque, vivente o trapassato, familiare o sconosciuto. Dell’inesauribile lavoro creativo che ingombra la nostra mente durante il sonno ci siamo occupati riflettendo sulla parola sogno.

C’entrano anche i vampiri. Ovviamente, visto che queste creature fantasiose non possono sopportare la luce del giorno e quindi vivono solamente di notte. Ma se le storie dei vampiri appartengono ad una dimensione fantastica e letteraria, una particolare insonnia li ha fatti rivivere anche nella nostra concreta contemporaneit: la parola inglese vamping, che abbiamo in qualche modo adottato tra i tanti anglismi che usiamo, e che indica la veglia notturna a causa della dipendenza dai dispositivi elettronici. Una insonnia patologica che colpisce soprattutto, ma non esclusivamente, i pi giovani.

L’origine di una dipendenza. Il significato e l’allarme di questa parola vamping la spinto anche l’Accademia della Crusca ad occuparsene con un approfondimento pubblicato nel dicembre 2021 firmato da Miriam Di Carlo. La parola – scrive la linguista – comincia a comparire nei commenti degli utenti inglesi di Twitter a partire dal 2008, anno in cui spopola presso i giovani la saga Twilight, i cui protagonisti sono, per l’appunto, dei vampiri. Fino al 2014 il termine vamping viene usato presso le nuove generazioni con l’hashtag #vamping per incontrarsi la notte e rimanere svegli insieme, identificandosi in un popolo notturno. A luglio del 2014 esce un articolo di Laura M. Holson sul “New York Times”, che affronta il fenomeno del vamping da un punto di vista esterno e lo descrive come una dipendenza patologica dovuta all’iperconnessione delle nuove generazioni. Dal 2014 il termine comincia ad essere impiegato in una serie di articoli sulle maggiori testate giornalistiche nazionali in lingua italiana.

Un problema (anzi tre) di salute. L’insonnia impedisce al nostro organismo di recuperare le energie spese durante la veglia. La mancanza di sonno pu rappresentare quindi anche un motivo di grave malessere. Ma non esiste un solo tipo di insonnia. Ipi diffusi sono almeno tre: la difficolt a prendere sonno, ripetuti risvegli notturni e infine il risveglio prematuro che ci riporta allo stato di veglia prima che il riposo sia stato completato. La letteratura medica indica numerosissime cause per l’insonnia, da quelle emotivo-comportamentali a quelle legate all’alimentazione, ai legami con altre patologie. Non esistono rimedi generali, salvo quelli di banale buon senso che consigliano di non assumere eccitanti (caff, t) prima di andare a dormire. L’unico vero consiglio che l’insonnia, come altre patologie, merita rispetto e quindi il conforto del parere di uno specialista e non cure individuali improvvisate.

Ma s, perdiamo tempo. Il sonno e l’insonnia quindi da sempre sono un tema che ha affascinato la cultura e gli artisti. Non sono pochi quelli che, con atteggiamento infantile (i bambini non vogliono mai addormentarsi e poi crollano) hanno sostenuto che il sonno una gran perdita di tempo. Salvador Dal ha costruito la sua vita su aneddoti poco verificabili, sul fastidio verso il sonno, e una serie di opere con inquietanti orologi di ogni forma a testimoniare l’angoscia del tempo che passa. Per contro, un genio riconosciuto come Albert Einstein, si vantava di dormire dieci ore per notte e a quel riposo attribuiva un contributo determinante alla sua capacit analitica.

I sogni della letteratura. quasi impossibile parlando di insonnia letteratura non citare Dostoevskij e i protagonisti del suo racconto Le notti bianche, o il tormento affidato da Italo Svevo al suo personaggio Zeno Cosini, afflitto dal fumo, dall’inquietudine del tradimento seriale verso la moglie e dall’insonnia. Suggestivo e lapidario il pensiero di un altro scrittore vittima dell’insonnia, Gesualdo Bufalino: Chi si leva dal letto perch soffre d’insonnia, non merita quel privilegio. I nottambuli sono dei disertori.

2 maggio 2023 (modifica il 2 maggio 2023 | 18:13)

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, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://www.corriere.it/scuola/23_maggio_02/insonnia-nostalgia-infinita-tutti-sogni-perduti-8f1aa10a-e814-11ed-90be-edffb0f60146.shtml, , https://rss.app/feeds/0kOk1fn8PPcBHYnU.xml, Paolo Fallai,

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