Intelligenza artificiale: opportunità e cautele – Tuttoscuola,

Di Paola Senesi

Nel Quattrocento fu l’invenzione della stampa. Tre secoli dopo quella della macchina a vapore. Seguì la scoperta dell’elettricità. Sono stati tutti momenti di grande cambiamento per la società del tempo. Oggi siamo immersi in un altro grande sconvolgimento sociale, quello tecnologico, che – a differenza dei cambiamenti citati – ha un impatto universale, ritmi accelerati e presenta grandi opportunità, ma anche rischi non trascurabili per l’umanità dei nostri giorni: in tale sconvolgimento assume un ruolo fondamentale lo sviluppo non facilmente controllabile dell’intelligenza artificiale.

Giusto per fare un esempio di tale situazione, dagli studi sull’atomo deriva certo l’uso pacifico dell’energia nucleare, ma anche la minaccia delle armi da essa connotate. Non vi è dubbio che l’intelligenza artificiale è sempre più presente (sebbene forse non sempre ce ne accorgiamo) e sempre più decisiva nella nostra vita. Per di più il fenomeno non è statico, ma in continua e tumultuosa progressione, il che obbliga a un’attenzione permanente e a una lucidità di valutazione per poterlo focalizzare. Le dimensioni della progressione citata non trovano riscontro nei processi di sviluppo politici ed economici cui siamo abituati. Tanto più che, diversamente da quanto succede in politica e in economia, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale cambia la percezione che noi abbiamo dello spazio, del tempo e anche del nostro corpo.

A complicare la valutazione sul fenomeno, i dubbi legittimi che l’imporsi a livello planetario dell’intelligenza artificiale possa portare alla creazione di “esseri” dotati di un’autonomia operativa, che in tempi relativamente brevi rendano ininfluente il ruolo della persona e finalmente la sostituiscano.

Questo detto, non si può certo negare (e anzi va salutato con piacere) che l’intelligenza artificiale offra opportunità nuove, meravigliose e benefiche in settori dell’esistenza umana come quello sanitario e anche nella quotidianità facilitando la giornata in particolare a chi per ragioni diverse oggi incontra difficoltà serie nel condividere pienamente una vita di comunità. Si può pensare anche ai vantaggi derivati dalla possibilità dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni, che riescono a generare in pochi istanti contenuti di valore (estrapolati da un archivio sterminato di notizie) utili per tutti coloro che su tali contenuti fondano il loro lavoro o il loro studio.

A tale proposito si palesa anche l’altra faccia della medaglia: scrittori e artisti, ad esempio, potrebbero correre il rischio di estinguersi data la capacità dell’intelligenza artificiale di creare testi di buon livello, ma senza attribuire loro una paternità precisa, che è poi quella da cui conseguono i ricavi economici necessari per il loro sostentamento.

Se poi guardiamo specificamente all’istruzione e alla didattica – fatte salve le mirabili opportunità offerte – non si può sottacere il rischio di “inquinamento” delle prove di verifica richieste agli studenti per progredire nel loro cammino scolastico. In altre parole potrebbe succedere che i verificandi presentino testi di cui ignorano i contenuti.

Qualcuno potrebbe pensare che l’intelligenza artificiale sia di per sé caratterizzata da una neutralità dei contenuti. Tale opinione è però messa in dubbio da esperienze dirette che dimostrano il contrario. Per fare qualche esempio, l’applicazione Chatgpt, alla richiesta di produrre una poesia per Donald Trump, ha opposto un rifiuto; al contrario ha acconsentito a una richiesta analoga per Joe Biden. Il noto imprenditore Elon Musk ha notato recentemente che i filtri dell’applicazione openAi sono molto sbilanciati in senso liberal americano. Del resto un altro noto imprenditore come Bill Gates ha postulato che l’intelligenza artificiale dovrebbe servire anche a contrastare la “disinformazione” e la “polarizzazione politica”, ambedue concetti di difficile e contrastata definizione.

A questo punto è legittimo pensare che le “verità” offerte dalle applicazioni dell’intelligenza artificiale dipendano de facto da chi programma tali applicazioni e soprattutto dagli interessi politici ed economici di chi le finanzia. Non solo. Difficile ignorare la possibilità che l’intelligenza artificiale venga piegata alla volontà di controllo capillare della vita di ogni persona, con possibili gravi conseguenze sulla libertà di espressione e sull’autonomia di pensiero. Proprio in relazione a tali problematiche complesse, la pontificia Accademia per la Vita ha promosso nel 2020 una carta (Rome call for AI ethics) per uno sviluppo dell’intelligenza artificiale che tenga nella dovuta considerazione, con i suoi algoritmi, anche gli aspetti etici del fenomeno. La carta è stata sottoscritta già all’origine dai responsabili di Microsoft, IBM, Fao e il 10 gennaio scorso ufficialmente anche dal mondo ebraico (attraverso il rabbinato di Israele) e da quello musulmano (rappresentato dal presidente del Consiglio fatwa degli emirati Arabi uniti). Ad agosto è prevista anche la firma da parte di esponenti delle religioni orientali.

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