L’intervento di cataratta? Gli oculisti: attese che arrivano anche a tre anni

di Maria Giovanna Faiella

Si aspetta a lungo, nel pubblico, anche per visite oculistiche e cure necessarie a salvare la vista, come in caso di glaucoma, degenerazione maculare, retinopatia diabetica

Un intervento di cataratta? Si possono aspettare anche tre anni per farlo in una struttura del Servizio sanitario nazionale. Chi può permetterselo si rivolge al privato, pagando, altrimenti si attende. Come pure tocca aspettare per ottenere un appuntamento, nel pubblico, per la visita oculistica e per fare esami necessari alla diagnosi di patologie oculari che possono compromettere la vista. È il grido di allarme della Società Oftalmologica italiana (SOI). Se non si corre ai ripari subito, avvertono gli oculisti, potrebbero raddoppiare le persone cieche e ipovedenti entro il 2030. I motivi? Le malattie che compromettono la vista sono in crescita, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione. Secondo i dati di Iapb Italia onlus, l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, o ltre 3 milioni di italiani sono a rischio di patologie gravi quali glaucoma, degenerazione maculare, retinopatia diabetica . Da qui l’appello degli oculisti alle istituzioni perché sia garantito a milioni di connazionali l’accesso alle migliori cure oculistiche nei tempi giusti.

Non è chirurgia estetica

Prima di ricevere la diagnosi, denuncia la Società oftalmologica italiana, spesso il paziente è costretto ad affrontare un percorso tortuoso con oltre tre accessi alla struttura pubblica e attese che superano molti mesi; e sempre più persone si trovano a dover mettere mano al portafoglio per salvaguardare la salute dei propri occhi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i difetti della vista sono la principale causa di ipovisione e di cecità. In Italia, invece, sottolinea la Società scientifica, si continua a considerare l’eliminazione dei difetti di vista con l’impianto di cristallini artificiali a tecnologia avanzata come una chirurgia a scopo estetico, non prevista dal Servizio Sanitario Nazionale.
Per esempio, spiega il presidente della SOI, Matteo Piovella:«La chirurgia della cataratta, che è un intervento di c hirurgia oculare maggiore ad alta complessità, ma con lunghi tempi di attesa nel pubblico, corregge tutti i difetti di vista sia quelli da lontano che da vicino, permettendo alla persona di guidare, vedere la televisione, leggere un libro o il giornale».
Quanto alle persone che soffrono di maculopatia, denuncia Piovella: «Ben il 70% dei pazienti non accede a terapie adeguate solo per inadempimenti burocratici».

Salvare la vista

La buona notizia è che in molti casi è possibile salvare la vista soprattutto puntando sulla prevenzione. Una volta di più gli esperti consigliano controlli periodici, a partire dai primi anni di vita. Anche le nuove tecnologie in ambito oculistico possono essere di aiuto per diagnosi sempre più precise come per i trattamenti di patologie oculari anche complicate. Secondo la Società Oftalmologica Italiana, però, solo l’1 per cento delle nuove tecnologie in campo oculistico sono disponibili nel pubblico. «Così – commenta il presidente Piovella – spesso il Servizio sanitario nazionale non riesce a garantire le migliori cure oculistiche. Sono necessarie risorse economiche adeguate per g arantire a tutti i pazienti l’accesso alle nuove attrezzature e tecnologie per una precisione diagnostica – che solo qualche anno fa non si poteva ottenere – e alle terapie d’avanguardia».

21 ottobre 2022 (modifica il 21 ottobre 2022 | 14:39)

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