di Virginia PiccolilloIl sindaco di Napoli mette in guardia: l’autonomia differenziata rischia di aumentare gli squilibri. Perch sono le citt ad erogare i servizi. E ammonisce: No a riforme frettolose e a colpi di maggioranza. una riforma troppo importante per farla in maniera frettolosa o divisiva. Gaetano Manfredi, sindaco-ingegnere di Napoli, docente ed ex ministro dell’Universit e della Ricerca, nel giorno del suo compleanno, si dice molto preoccupato della riforma Calderoli per l’Autonomia differenziata. Cosa la preoccupa? Il pi grande problema dell’Italia sono i divari: sociali, geografici, di genere. Questa riforma corre il rischio di aumentarli. Perch? Oggi la spesa per le prestazioni sociali o per la scuola nettamente pi bassa a Napoli e in tutto il Sud, perch il gettito fiscale minore. Pi bassa di quanto? In questi settori a Milano la spesa pu arrivare anche al doppio. Ragionare in termini di spesa storica, senza un meccanismo di perequazione, aumenta il problema. Quale meccanismo? Il tema fondamentale sono le risorse. Non si pu discutere di autonomia senza prima parlare dei Lep, i livelli essenziali di prestazione da garantire a tutto il Paese. Ne parla anche Calderoli. Se le parole si trasformassero in realt l’Italia sarebbe un paradiso. Ma se non si fissano inutile parlarne. Nella bozza non ci sono? C’ scritto che si faranno. Ma si sempre detto ma non si sono fatti mai. E poi c’ un altro rischio. Quale rischio? A erogare i servizi sono le citt e i Comuni, ma si parla solo di Regioni. Il rischio che si passi dal centralismo nazionale a uno, ancor peggiore, regionale. Napoli, Roma, Milano, sono molto pi grandi di alcune regioni. Come si pu ragionare senza prima ascoltarle? L’obiettivo non trasferire il potere da una parte all’altra, ma rendere lo Stato pi efficiente e garantire stessi diritti a tutti i cittadini. Ma poi alcune materie non si possono delegare alle regioni. Quali? Oggi l’istruzione, la ricerca, ancor di pi l’energia, devono essere gestite a livello nazionale. Anzi europeo. L’autonomia differenziata in questi casi andrebbe contro l’interesse nazionale. L’autonomia non aiuta a selezionare chi capace a gestire la sanit o altro? Non cos semplice. Noi dobbiamo cercare di compensare non aumentare gli squilibri perch tutti hanno il diritto alla salute. Se si potranno differenziare gli stipendi chiaro che i medici si sposteranno dove si guadagna di pi. Dobbiamo lavorare perch ci sia qualit dappertutto. Ma la qualit costa. Lei in cosa ha migliorato la qualit di Napoli? Cambiare Napoli in un anno mi sembra un po’ troppo ambizioso. Ma vedo che rinata la fiducia. Il pendolo non pi orientato verso il “tanto non si pu cambiare nulla”. E perch le cose cambino bisogna crederci. Lei ci crede? Molto. E i risultati si vedono. Abbiamo rimesso in moto la macchina comunale, malgrado una situazione economica disastrosa; migliorato l’organizzazione dei servizi, dai trasporti ai rifiuti; riaperto cantieri e investimenti. E c’ un boom di turisti, con un fiorire di attivit ricettive, che sta generando lavoro. E’ questa la strada da percorrere. E vogliamo sfruttare creativit, talento e intelletto che da noi abbondano. Napoli non va vista pi come un problema, ma come una risorsa. Ha usato anche i percettori di reddito di cittadinanza? Si, tra mille ostacoli burocratici, nel verde pubblico, nei servizi di vigilanza. ’ stata un’esperienza positiva (al netto della camorra e degli approfittatori che il Comune non poteva scoprire non avendo poteri di vigilanza). Si sentivano orgogliosi di essere utili. Ma bisognerebbe rafforzare le loro competenze. Questo il vero nodo. Lei stato rettore della Federico II, capo della conferenza dei rettori e ministro del Miur, perch non si fa? Perch fuori dalla scuola i servizi formativi sono debolissimi. Questo il vero problema di tutto il mondo del lavoro. C’ chi vorrebbe che la riforma delle autonomie viaggiasse di pari passo con quella presidenzialista. Lei cosa ne pensa? Noi veniamo da una tradizione di repubblica parlamentare. I padri costituenti si misero tutti insieme a discutere prima di scrivere la Costituzione . E venivano da una guerra. Non dimentichiamo quella lezione. Cosa intende? Che queste riforme, che modificano il futuro del Paese, non si possono fare a colpi maggioranza e senza ascoltare tutti. 4 gennaio 2023 (modifica il 4 gennaio 2023 | 21:03) © RIPRODUZIONE RISERVATA