Iran, nuove proteste, ancora vittime

di Greta Privitera

Funerali e commemorazioni diventano nuove occasioni di lotta. Ai domiciliari la famiglia Amini

Gli uomini delle forze di sicurezza ci provano in ogni modo: con i proiettili, irrompendo nelle università, picchiando a morte. Ma non sono ancora riusciti a fermare i giovani iraniani che chiedono la fine del regime teocratico dell’Ayatollah Khamenei.

Anche ieri le strade di decine di città sono state invase dalle proteste. Si marcia nonostante le ultime dimostrazioni di forza delle autorità che il 26 ottobre, nel quarantesimo giorno dalla morte di Mahsa Amini, hanno ucciso, ferito, lanciato lacrimogeni contro le migliaia di persone che si sono date appuntamento a Saqqez, la sua città natale, dando vita alla manifestazione più grande delle ultime sei settimane, in ricordo della ragazza assassinata il 16 settembre a Teheran dalla «polizia morale» per una ciocca di capelli che le usciva dal velo. Intanto, «la famiglia di Mahsa è agli arresti domiciliari», racconta un cugino a Radio Farda .

Ma la brutalità della polizia sembra avere l’effetto contrario sulle piazze che invece di svuotarsi si riempiono. Un gruppo di persone ha fatto irruzione negli uffici del governatore di Mahabad, un’altra città dell’Iran nordoccidentale, dopo la morte di Esmaeil Mauludi, 35 anni. Secondo Hengaw, un’organizzazione per i diritti umani, Mauludi e un altro giovane, il ventunenne Shariati, sono stati «uccisi durante le proteste» per la commemorazione di Amini. Gli abitanti di Mahabad hanno partecipato ai funerali di Mauludi intonando «Morte al dittatore» e le forze di sicurezza hanno anche in questo caso cercato di bloccarli.

Ogni momento di incontro, anche un funerale o una commemorazione, è un’occasione di lotta. È successo per Amini, per Mauludi e anche per un’altra ragazza simbolo delle contestazioni. Si tratta di Nika Shakarami, la manifestante di 16 anni scomparsa il 20 settembre e ritrovata morta dopo dieci giorni. Ieri, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco anche sulla folla radunata nel cimitero dove Shakarami è sepolta, a Khorramabad. Alla commemorazione c’era la madre: «So che la tua grande anima sta guardando. Nella tua breve vita ho visto quanto hai sofferto». Su Bbc, la giornalista anglo-iraniana Rana Rahimpour scrive: «Ogni volta che il governo uccide un manifestante, viene avviato un timer di quaranta giorni e ogni volta il timer riparte. Uccidendo dozzine di ragazze e ragazzi, il governo si è intrappolato in un circolo vizioso. I giovani sono elettrizzati dalla protesta senza precedenti di mercoledì. Ora sono tornati in strada per celebrare il 40° giorno di Nika Shakarami. Il prossimo sarà quello di Sarina Esmailizadeh, e così via».

Intanto, il presidente iraniano Raisi e la guida spirituale Khamenei hanno dichiarato che le «rivolte» aprono la strada ad atti terroristici. Parole che arrivano dopo l’attacco mortale compiuto in un importante santuario sciita nella città meridionale di Shiraz, rivendicato dall’Isis.

Iran Human Rights fa i conti, quelli macabri ma necessari: dal 26 settembre almeno 234 manifestanti sono stati uccisi. Tra questi 29 bambini.

27 ottobre 2022 (modifica il 27 ottobre 2022 | 23:45)

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, 2022-10-27 21:46:00, Funerali e commemorazioni diventano nuove occasioni di lotta. Ai domiciliari la famiglia Amini , Greta Privitera

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