Irina: «Le mie gemelline nate nel bunker sotto le bombe»

di Marta Serafini, inviata a Leopoli

Leopoli, una mamma racconta tre giorni di viaggio da Kiev e il parto: una delle piccole pesa 800 grammi. Nel rifugio sotto l’ospedale assistite decine di donne

Nascere di sette mesi, dopo una fuga dalla guerra e dalle bombe. A più di 500 chilometri da casa. Victoria e Valeria, 800 grammi l’una e 1.200 grammi l’altra. Fragili come pezzi di cristallo, venute al mondo mentre intorno a loro infuria la peggiore crisi umanitaria degli ultimi 75 anni. «Sono arrivata a Lviv (Leopoli, ndr) il primo marzo, dopo un viaggio in treno di 75 ore senza cibo e senza acqua». Prima di salire sul treno, mamma Irina ha aspettato in stazione per ore, in piedi, in mezzo alla calca. «Per fortuna con me c’era mio padre, settantenne», racconta. «Il mio compagno invece è rimasto a Kiev, a combattere. Poi appena sono arrivata qui ho messo al mondo le mie bambine».

Le gemelle

Irina ha 31 anni. Accarezza Valeria. Victoria è ancora nell’incubatrice, nell’altra stanza. Hanno entrambe un cappellino rosa in testa e due piccoli polipi cuciti all’uncinetto posizionati nelle loro culle. «Sono i loro portafortuna. Sono fuori pericolo ora, ma abbiamo avuto davvero paura che non ce la facessero». Le infermiere si alternano intorno a Victoria. Da ieri le hanno potuto staccare il respiratore e lasciare il sondino naso gastrico. «Sono gemelle eterozigote», raccontano le soccorritrici. «Quando Irina è arrivata era ovviamente sotto stress e molto agitata, dopo poco è entrata in travaglio. Abbiamo cercato di stabilizzare lei e le bambine, ovviamente si è dovuto procedere al parto cesareo e tutto è andato per il meglio».

Le altre mamme

Oltre a Irina, qui hanno trovato riparo Anastasiya e Kateryna. Sono arrivate da Mariupol. «Sono ancora sotto choc per quello che hanno visto. Dopo che hanno saputo della maternità bombardata nella loro città, a Kateryna è salita la pressione. Vanno lasciate in pace». Secondo Unicef, Oms, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, nel Paese sono stati almeno 4.300 i parti. Oltre 80 mila invece le donne che daranno alla luce un figlio nei prossimi tre mesi. Da qualche giorno però anche a Leopoli le sirene hanno ripreso a suonare. E nemmeno a Ovest ci si sente al sicuro. Così quando scattano gli allarmi, mamme e bambini vengono spostati per sicurezza nel rifugio sotto l’ospedale. «Da quando è iniziata la guerra qui sono arrivate 100 mamme». Provenienza: Kharkiv, Kiev, Kherson.

Il reparto maternità

Maria Malachynska dirige il centro di cura prenatale di Lviv, struttura dove si monitorano e si assistono soprattutto le donne con gravidanze a rischio. Prima della guerra, la dottoressa Malachynska riceveva i giornalisti nel suo salottino indossando un camice di raso bianco, ora si tiene il piumino sempre addosso. «Così se suonano le sirene sono già pronta». Non è solo Mariupol. «Anche qui potrebbe capitare». E così nella cantina dell’ospedale è stato fatto allestire un rifugio il più possibile attrezzato. Letti, coperte. Ma anche una poltrona ginecologica e un’incubatrice. Il soffitto è bassissimo, per muoversi bisogna piegarsi. Il pavimento in terra battuta. Qualche lampada illumina le zone adibite al travaglio. Il resto è buio pesto. «Il problema è che se dovessero iniziare a bombardare anche qui saremmo costretti a spostare nello shelter anche le incubatrici come quella in cui Victoria passerà ancora parecchi giorni», aggiunge Malachynska. «Sono apparecchiature sofisticate. Spostarle non è semplice». Così come pensare di trasportare un neonato prematuro di pochi grammi è un azzardo. Ora la dottoressa ha dato ordine ai muratori di preparare un altro rifugio. «Voglio allestirlo in modo che sia il più comodo possibile e far alzare il soffitto. Ma ci vogliono tempo e denaro. E non abbiamo né l’uno né l’altro».

17 marzo 2022 (modifica il 17 marzo 2022 | 11:07)

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, 2022-03-17 10:07:00, Leopoli, una mamma racconta tre giorni di viaggio da Kiev e il parto: una delle piccole pesa 800 grammi. Nel rifugio sotto l’ospedale assistite decine di donne , Marta Serafini, inviata a Leopoli

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