di Fulvio Bufi e Alfio Sciacca
Anticipato il piano per paura di nuove frane. Ma in molti sono rimasti a casa. Gente spaesata e infreddolita davanti ai punti di raccolta, forze dell’ordine che non hanno indicazioni da dare agli sfollati, autisti delle navette che non sanno dove andare
Dai nostri inviati
CASAMICCIOLA TERME – La casa sospesa, quel cubo di cemento aggrappato alla montagna e con il vuoto davanti, diventata il simbolo della follia edilizia di Casamicciola, adesso che è ricominciata la pioggia ha tutti gli occhi puntati addosso. Perché può essere l’indicatore di un pericolo imminente. Da ieri una squadra di tecnici ne sta monitorando ogni movimento. Con un metodo empirico: aprendo e chiudendo le porte della cantina.
Se i battenti vanno lisci vuol dire che la casa è ferma e quindi è fermo anche il terreno sul quale poggia. Ma se le porte non si aprono o se muoverle diventa pesante, allora significa che il fabbricato scende, e che sta scendendo anche il costone. Le frane cominciano così, con piccolissimi movimenti, ma quello che viene dopo lo si è già visto una settimana fa e adesso si teme possa succedere ancora. Perciò alla prima allerta meteo gialla il commissario per l’emergenza Giovanni Legnini decide di anticipare il piano di evacuazione di circa 1200 persone della nuova zona rossa, mentre in un’area verde di precauzione vengono dati consigli di cosa fare in caso di forti piogge.
Ma alle quattro del pomeriggio, quando scatta l’evacuazione, arrivano i primi segnali di una disorganizzazione comprensibile per la ristrettezza dei tempi, ma preoccupante se dovesse ripetersi. Gente spaesata e infreddolita davanti ai punti di raccolta, forze dell’ordine che non hanno indicazioni da dare agli sfollati, autisti delle navette che non sanno dove andare. E così, alle 19, si decide di far confluire tutti nel palazzetto dello sport da dove poi smistare le persone verso i vari alberghi. Un caos che probabilmente ha fatto dimagrire il numero reale degli sfollati. A fine giornata la struttura commissariale non ha fornito un bilancio ufficiale e negli alberghi pare ci fossero tra 300 e 500 persone. Ai quali aggiungere altri che hanno trovato sistemazione in casa di parenti. Probabile che molti non abbiano saputo. Del resto il piano di evacuazione faceva affidamento «sulle informazioni attraverso gli organi di stampa e i nostri profili social. Ma niente avvisi con megafono per non creare allarme».
Forse troppo poco se si deve mettere in sicurezza anche anziani che non smanettano su Facebook. Un piano che provoca il malumore di alcuni sindaci ed ex sindaci: «Solo noi conosciamo il territorio, ma ci hanno tenuti fuori». I più penalizzati gli anziani. In via Parodi, al piano terra del civico 27 abitano Salvatore Martusciello e la moglie, 81 e 86 anni. Al primo piano la sorella di Salvatore con il marito, pure loro oltre gli 80. Le due donne sono inabili, e nessuno dei quattro sa dell’evacuazione. Li avverte la figlia di Salvatore, e poi sono i giornalisti a spiegare che c’è un numero verde. Lui telefona, dà nome e indirizzo e aspetta. Ma non arriva nessuno. Sarà il genero, a sera, a prendere Salvatore e la moglie.
«Nelle prossime ore — dice in serata Legnini — proseguiremo nella definizione di ulteriori misure per garantire la sicurezza, provando a ridurre al minino i disagi dei cittadini». Alla fine è stato il cielo a dare una mano. La pioggia c’è stata, ma non da emergenza. E dunque il caos non ha avuto conseguenze gravi. Ora gli sfollati resteranno negli alberghi per almeno 48 ore. E per il futuro? Alla prossima allerta meteo? «Poi vedremo — la risposta evasiva data in mattinata da Legnini — procediamo un passo alla volta».
3 dicembre 2022 (modifica il 3 dicembre 2022 | 07:47)
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, 2022-12-03 08:07:00, Anticipato il piano per paura di nuove frane. Ma in molti sono rimasti a casa. Gente spaesata e infreddolita davanti ai punti di raccolta, forze dell’ordine che non hanno indicazioni da dare agli sfollati, autisti delle navette che non sanno dove andare, Fulvio Bufi e Alfio Sciacca