Iscrizioni superiori, un ragazzo su due sceglie il Liceo, ma sono tutte scelte consapevoli?

Finita la prima fase relativa alle iscrizioni on line alla scuola superiore, è tempo di primi bilanci e di qualche riflessione sul contesto in cui i ragazzi maturano la propria scelta che in tanti casi si rileva sbagliata.
I numeri parlano di un crescente interesse dei ragazzi per gli Istituti tecnici e professionali rispetto lo scorso anno, scelti dai maschi per oltre il 30%, e dalle ragazze per il 12,7%.
I Licei, pur con una leggera flessione rimangono in testa nelle preferenze degli studenti delle medie con oltre il 56% di iscritti che lo hanno preferito tra le tante variazioni oggi possibili soprattutto per l’indirizzo scientifico. Lo scorso anno la preferenza verso il liceo si era attestata al 57,8% per cento, in calo sia riguardo l’indirizzo classico che passa dal 6,5 al 6,2% che per quello scientifico sceso di quasi un punto percentuale.
Da questi dati nasce una prima riflessione, anzi diversi spunti di riflessione.
Perché questo calo? E seconda riflessione perché invece ancora la metà dei ragazzi preferisce il liceo? Cosa li spinge verso questo tipo di scelta?
Ulteriore dato che deve far riflettere è il calo nella scelta dell’indirizzo scientifico tradizionale, quello per intenderci ha il latino al cospetto dei vari indirizzi sperimentali che al posto della vecchia lingua inseriscono l’informatica, lo sport o la musica.
La scelta delle scuole superiori è una delle più complicata e difficili per i ragazzi.
Una scelta che rileva in tanti casi quella sbagliata. Diversi sondaggi fanno emergere un risultato che non può non far riflettere: la metà circa di loro ammette che, se tornasse indietro, farebbe un’altra scelta di scuola superiore.
Dunque, la scelta deve essere consapevole, cioè non improvvisata ma ponderata con tutti gli elementi che sono evidenti a momento della scelta stessa. È importante per i genitori dialogare con i ragazzi, confrontarsi con loro e non imporre la propria volontà. Cercare di analizzare la preparazione e l’interesse del proprio figlio su alcune materie chiavi come la matematica o l’italiano, con il supporto dei docenti ovviamente.
Altro aspetto importante è quello di raccogliere tutte le informazioni utili su tutte le scuole, non lasciarsi influenzare dalla vicinanza dell’Istituto o dalla scelta degli amici. Porre attenzione ai progetti che integrano i percorsi di studio. Ma anche le tipologie di laboratorio e le proposte come scambi, viaggi studio, gruppi vari, tutti aspetti molto importanti per la crescita dei ragazzi.
Chiedere ai ragazzi più grandi, amici e parenti che già frequentano quella scuola o ne sono appena usciti.
E per ultimo ma non importanza, considerare anche l’aspetto del mercato del lavoro, pur nella consapevolezza che le professioni cambiano così velocemente che è difficile sapere cosa può succedere dopo 5 anni, sicuramente sapere il profilo di uscita dalla scuola è cosa buona e giusta.
Torniamo alla riflessione di prima. Perché un ragazzo su due sceglie il liceo? Lo fa con la consapevolezza giusta, sapendo già che poi dovrà necessariamente intraprendere il percorso universitario?
Lo fa perché ritiene veramente che le materie inserite nel piano didattico siano quelle che veramente preferisce? Oppure c’è una spinta a prendere il liceo solo perché si pensa che sia l’unica scuola dove si studia mentre negli istituti tecnici non lo si fa? O è una scelta che rimanda di 5 anni la scelta sul proprio futuro?
Davanti al dubbio che qualche ragazzo possa scegliere il liceo perché tanto “ti forma le basi” e la scelta vera la fai poi con l’università non può non far tornare in auge una vecchia richiesta di riforma scolastica.
Perché non fare un biennio comune e demandare la scelta al terzo anno?
Magari non cambierebbe molto, però un conto è scegliere a 13 anni un conto è farlo a 16 anni. Non si è maturi ma forse qualche consapevolezza in più i ragazzi l’hanno acquisita. Tra l’altro il bienno o 4 e 5 media corrispondono all’obbligo scolastico. Il terzo superiore sarebbe per i ragazzi una scelta fatta direttamente legata ai propri interessi e alla volontà stessa di continuare a studiare.
Come Paese dovremmo rivedere il mercato del lavoro, ridare importanza al diplomato, al tecnico specialista molto richiesto dalle aziende ma che si fa fatica a trovare proprio perché la convinzione comune di tutti ma anche purtroppo realtà pratica che senza laurea non vai da nessuna parte.
Allora tutti a laurearsi, mentre oggi le figure richieste sono anche altre.
Le istituzioni lavorino sui contratti di lavoro per far tornare in evidenza la figura del tecnico diplomato: su questo aspetto una leva importante saranno gli ITS.

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Pietro Guerra

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