Jacques Attali: «L’esempio è l’Airbus: Francia, Italia e Germania insieme per la difesa»

di Federico FubiniL’economiista francese: «La Russia potrebbe decidere di passare alla scala superiore, la probabilità è bassa ma non è zero. E anche se non lo facesse la minaccia resta innegabile, non possiamo ignorarla» Jacques Attali non ha mai avuto paura di una controversia. Non ne ha neanche ora che, a 78 anni, si è convinto che i Paesi europei devono iniziare a modellare la loro economia sulla base di una nuova realtà: c’è una guerra ai confini del nostro spazio politico che ci vede coinvolti, anche se non direttamente nei combattimenti. Non sarà più possibile ignorare questa realtà, dice l’economista francese, imprenditore e storico consigliere politico dell’Eliseo che di recente ha mandato in libreria in Italia il suo ultimo saggio («Disinformati. Giornalismo e libertà nell’epoca dei social», Ponte alle Grazie). Lei propone anche di aumentare rapidamente la produzione di armamenti in Europa. Perché? «Perché non possiamo permetterci di commettere gli stessi errori degli anni ’30, in cui la Germania si riarmava rapidamente ma la Francia no. Oggi possiamo immaginare che le fabbriche di armi in Russia stanno lavorando a pieno regime: ventiquattr’ore al giorno, sette giorni su sette. Loro sono in economia di guerra». E l’Europa in che situazione si trova? «Siamo sguarniti. Molte delle nostre armi sono state date all’Ucraina. Condivido questa scelta, ma non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. L’aver riarmato l’Ucraina comporta che gli armamenti non si trovino più nei nostri Paesi. Dunque siamo attaccabili, perché sguarniti. Non dobbiamo farci trovare in questa condizione». Lei ritiene plausibile che Mosca attacchi dei Paesi dell’Unione europea? Sembra che l’esercito russo abbia già abbastanza problemi in Ucraina… «Non lo ritengo probabile, ma non è una ragione per incoraggiare l’aggressione ignorando l’esigenza di avere forze credibili. La Russia potrebbe decidere di passare alla scala superiore, la probabilità è bassa ma non è zero. E anche se non lo facesse la minaccia resta innegabile, non possiamo ignorarla». Si direbbe piuttosto che fra Unione europea e Russia sia in corso una guerra economica, iniziata con la manipolazione del mercato del gas. «Di certo questa crisi accelera la tendenza alla produzione autonoma di energia. Abbiamo la necessità di essere molto più sovrani in questo e di ridurre il consumo di energia fossile. Era già così prima, adesso ancora di più. Indipendentemente dalla minaccia russa, bisogna prendere coscienza che prima lo si fa e meglio è». Intanto però Mosca esige che entro un paio di giorni l’Europa inizi a pagare il gas in rubli e noi europei ci stiamo rifiutando di farlo. Cosa succederà? «Questa storia dei pagamenti in rubli ci forzerebbe a prendere una decisione su cui esitiamo. Ho una certa esperienza di negoziati e quando si tratta bisogna sempre comportarsi come se non si volesse disperatamente una certa merce in vendita. Se il mercante vede la disperazione nei vostri occhi, alzerà sempre il prezzo. Se invece vede che siete in grado di fare a meno di ciò che lui ha da offrire, sarà più malleabile». Ma la Germania sta esitando molto a prendere qualunque decisione sul gas russo… «Il governo tedesco ha detto chiaramente che non accetta il ricatto sui rubli. Un passo per volta ci stiamo muovendo. Non si può decidere tutto allo stesso tempo». L’aumento di 100 miliardi della spesa militare in Germania è stato accolto con grande favore. Ma non è che, in fondo, esistono dei timori qua e là in Europa? «È vero che i francesi possono temere una Germania troppo potente. Ma vedo tre scenari qui. Due molto negativi: una Germania molto potente e indipendente da qualunque altro Paese e una Germania asservita agli americani. Poi c’è però un terzo scenario: una Germania strettamente integrata in Europa e una Airbus della difesa fra Francia, Italia e Germania. Questo sì che sarebbe estremamente positivo». Ma i cittadini europei sono pronti ad accettare questo tipo di visione strategica, in cui possono esistere dei nemici da cui difendersi? «In Europa l’opinione pubblica, così come la classe dirigente, ha perso il senso del tragico nella storia. Bisogna prepararsi al peggio per avere una chance di cavarsela. Noi invece in Europa siamo sempre dell’idea che tutto si sistema, tutto va a posto da sé. Non è il quadro giusto per affrontare le sfide della nostra epoca». 30 marzo 2022 (modifica il 30 marzo 2022 | 07:52) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-03-30 05:52:00, L’economiista francese: «La Russia potrebbe decidere di passare alla scala superiore, la probabilità è bassa ma non è zero. E anche se non lo facesse la minaccia resta innegabile, non possiamo ignorarla», Federico Fubini

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