Jet precipitato a Lecco, il pilota al pm: «L’acrobazia, il guasto. Ho puntato la montagna per evitare una strage»

di Andrea Galli e Barbara Gerosa

Lo schianto del jet militare M 346 della Leonardo contro il monte Legnone. Il pilota Giampaolo Goattin e la procedura per «portare in salvo l’aereo»: «Ho scelto una zona disabitata, poi ci siamo lanciati». Il jet ha smesso di obbedire ai comandi dopo una manovra circolare di «looping»

In gergo, si dice «portare in salvo l’aereo». Pensare ed eseguire, anche nell’istantaneità di un drammatico incidente e di pochissime scelte disponibili, nonché di un tempo più che esiguo per adottarle, le azioni che possano evitare stragi precipitando su centri abitati. Nel primo pomeriggio di mercoledì, tre ore dopo lo schianto del jet militare modello M 346 della Leonardo contro il monte Legnone, in territorio lecchese, agli uomini del Soccorso alpino che l’avevano recuperato in fondo a una scarpata, il pilota Giampaolo Goattin continuava a domandare come stesse il collega Dave Ashley; giovedì mattina, ascoltato dal pm titolare del fascicolo, Goattin ha ripetuto e spiegato quella frase gergale, come se fosse una normalità — e lo è, per chi guida un aereo, essendo vincolata a un solenne giuramento —: «Ho puntato verso la cima scegliendo una zona disabitata, poi ci siamo lanciati».

La manovra di emergenza

La procedura di espulsione dal velivolo, di recente fabbricazione e con numeri di gamma (velocità massima superiore ai mille chilometri orari) ha innescato l’uscita di Goattin ed Ashley dal jet, e la loro discesa in paracadute. Entrambi i paracadute funzionavano, entrambi si sono subito aperti, come documentato dal video girato da un escursionista col cellulare; ma mentre Ashley, 49 anni, seduto nel posto anteriore ha incontrato sotto di sé una parete rocciosa, il 53enne Goattin, posizionato sul sedile posteriore, ha avuto più «campo» agganciandosi a uno spuntone che, a differenza del collega, inglese, sposato, due figli, lunga esperienza, deceduto sul colpo, gli ha salvato la vita.

Il top gun Goattin

La militanza nei cieli di Goattin è perfino maggiore: nel settore gode di fama da «top gun», asso dell’aviazione. Ha rimediato un trauma cranico e nient’altro, quando all’inizio si ipotizzavano pesanti fratture. Dipendente della Leonardo, colosso nazionale della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, Goattin ha già lasciato l’ospedale Niguarda, per rincasare a Torino. A bordo dell’M 346, che al contrario di quanto veicolato in una fase originaria, non era destinato all’Aeronautica e dunque non era sottoposto a test di prova strutturali in vista di una cessione e una «riconversione» militare, Goattin insegnava ad Ashley i segreti del mezzo poiché l’inglese, a sua volta, avrebbe fatto da maestro per altri piloti. Un naturale e frequente passaggio di testimone.

La doppia inchiesta sull’incidente aereo

Che cosa sia davvero successo al velivolo rimane ignoto. Non c’è stata una fiammata seguita dallo schianto bensì il rogo è stato una conseguenza dell’incidente, il che significa tutto e niente non risolvendo i misteri. La doppia inchiesta della Procura di Lecco e della stessa Leonardo punta a capire la genesi dell’anomalia, pare più dovuta a problemi tecnici che a errori umani. Se la scontata prima tappa del magistrato è stata l’ascolto di Goattin, le successive mosse seguiranno il recupero, per nulla facile, della scatola nera. Il velivolo è andato distrutto, e non esisterebbe materiale aggiuntivo da esaminare se non frazionato in infiniti pezzi. Il magistrato analizzerà le ultime manutenzioni e i resoconti di altri collaudatori di recente saliti sul mezzo della Leonardo.

L’anomalia durante il volo

Per il resto, nelle indagini condotte dai carabinieri, niente di irregolare, a cominciare dalla geografia, nel senso che l’ampia zona che costeggia il lago e si addentra nella Valtellina è uno spazio aereo militare, utilizzato per le esercitazioni. La partenza è avvenuta dall’aeroporto di Venegono, nel Varesotto. Sempre dai primi colloqui di Goattin con il magistrato, il jet ha smesso di obbedire ai comandi: una criticità generata di colpo, senza preavvisi di sorta, al termine di un looping, una manovra acrobatica che prevede l’esecuzione di una parabola circolare. Goattin ha saputo della morte di Ashley (che aveva scritto l’ultimo messaggio prima del decollo al figlio, impegnato in una gara di canottaggio) da una dottoressa del Niguarda: il medico si occupa della gestione dei traumi psicologici dopo incidenti e perdite.

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Milano e della Lombardia iscriviti gratis alla newsletter di Corriere Milano. Arriva ogni sabato nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta
cliccare qui.

18 marzo 2022 (modifica il 18 marzo 2022 | 08:26)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-03-18 07:32:00, Lo schianto del jet militare M 346 della Leonardo contro il monte Legnone. Il pilota Giampaolo Goattin e la procedura per «portare in salvo l’aereo»: «Ho scelto una zona disabitata, poi ci siamo lanciati». Il jet ha smesso di obbedire ai comandi dopo una manovra circolare di «looping» , Andrea Galli e Barbara Gerosa

Powered by the Echo RSS Plugin by CodeRevolution.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version