Kiev-Ferrara, la nonna Gianna e le sue ospiti ucraine: se il senso della vita è fare le tagliatelle insieme video

di Gianna Borghesani

Una nonna che ospita un’altra nonna, la figlia di quest’ultima e la nipotina di 4 anni, arrivate da Kiev a Ferrara dopo un viaggio di quattro giorni: «A 86 anni non credevo che avrei rivisto l’orrore della guerra vissuta quando ero bambina».

Sono arrivate in tre da Kiev, con il pullman, dopo un difficile viaggio di quattro giorni, in fuga dalle bombe dissennate: Victoria, 4 anni appena compiuti, la sua mamma Natalia, 34, laurea in Economia, bel lavoro in banca a Kiev, bionda, pallida, occhi chiari, bel viso sereno e grato, la nonna Katarina, 67, ritornata «a casa», pensava felicemente, dopo che una lunga presenza – 10 anni – in Italia tra Bologna, Firenze e Ferrara come «badante» le aveva consentito di far studiare e laureare i due figli rimasti nelle campagne attorno a Kiev.

Proprio come era successo da noi , in Italia, negli Anni 40 del secolo scorso, in piena guerra, quando la povertà, la paura, le bombe, non avevano oscurato le scuole e specie le mamme, come sempre le donne, avevano intuito la potenza e la forza unica del conoscere, del saper leggere e scrivere, della scuola, per rivendicare lavoro e libertà. Questo avevano cercato di realizzare nei figli, con grandi sacrifici, le nostre mamme italiane. Proprio come oggi le nostre «badanti» ucraine. Anche per questo «badante» è un termine orrendo, razzista, da abolire subito. Toglie dignità sia al «badante» sia al «badato».

Tornando alla famigliola ucraina che da due settimane vive con me qui a Ferrara: nipotina, mamma, nonna. Il papà, laurea in Economia anche lui, un lavoro come consulente, è rimasto nel suo Paese, nella sua Kiev, come quasi tutti i maschi ucraini, a difendere città e libertà, nel suo caso non con le armi che non sa usare, ma con altre forme di resistenza. Sono arrivate a Ferrara a mezzanotte di tre domeniche fa. Victoria subito a giocare, incredibilmente allegra, condividendo con i miei due gatti una vecchia matrioska di pezza, ricordo di un mio lontano soggiorno all’università di Kiev, imbottita e allargata alla base, forse reminiscenza di un curioso coprisamovar «termico». Queste settimane sono volate. Victoria impara una parola italiana dopo l’altra, velocissima. La sua nonna ci ha ripreso in un piccolo video, da mandare al papà, mentre facciamo la sfoglia insieme.

Speravano di rimanere solo qualche giorno. E anch’io volevo questo per loro. Non per me, lo sapevo e lo so. Mi hanno dato e mi stanno dando molto. Danno davvero un grande senso, maledettamente ma anche fortunatamente insperato alla mia vita di 86enne «in attesa», che ha vissuto la guerra, le bombe, le macerie, il sangue, l’orrore… e che aveva dimenticato. Non però cancellato. Per quel mistero meraviglioso, magico o divino del cervello umano, che non elimina nulla, che ci «ristampa» le immagini improvvisamente e ci ricorda che «gli altri» non esistono, che «gli altri» siamo tutti noi. Spero che Victoria, Natalia e Katarina tornino presto nella loro casa in Ucraina, con la mia polverosa matrioska di pezza. Io però sono loro molto grata per la grande «salute» che mi hanno regalato.

27 marzo 2022 (modifica il 27 marzo 2022 | 22:08)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-03-27 20:08:00, Una nonna che ospita un’altra nonna, la figlia di quest’ultima e la nipotina di 4 anni, arrivate da Kiev a Ferrara dopo un viaggio di quattro giorni: «A 86 anni non credevo che avrei rivisto l’orrore della guerra vissuta quando ero bambina». , Gianna Borghesani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version