Kiev, tra i russi nella capitale: rottami di missili sulle case, «Non saremo mai più neutrali»

di Lorenzo Cremonesi

Anche i cittadini che erano legati a Mosca sono diventati nazionalisti e decisi a resistere. Decine di morti a Chernihiv, tra loro un americano

Questa volta i rottami del missile russo centrato dalla contraerea ucraina sono caduti sui palazzi in ordine sparso, creando distruzioni più vaste ma meno gravi di quelle degli ultimi giorni nel resto della città. Non un focolaio d’incendio con decine di appartamenti totalmente devastati, bensì centinaia e centinaia di finestre e infissi andati in frantumi. Ieri mattina i dipendenti della municipalità di Kiev donavano interi rotoli di cellophane ai cittadini che avevano fretta di riparare in qualche modo le loro abitazioni e bloccare il freddo intenso dell’inverno nel quartiere di Darnytskyi. Gli ospedali parlavano di un morto, tre feriti gravi, decine leggeri, oltre a 35 civili evacuati. Come già nei giorni scorsi, il fatto che tanti siano sfollati e i rimanenti dormano nei rifugi ha evitato una strage.

A Kiev da una settimana ormai la notte si odono con apprensione le sirene dell’allarme, quindi, arrivano i rombi delle esplosioni e verso metà mattina i social forniscono i dettagli degli ultimi attacchi russi. Con una differenza rilevante rispetto ai bombardamenti indiscriminati sui civili in altre parti del Paese, compresi i villaggi appena fuori dalle periferie della capitale. «I russi per ora cercano di sparare agli obbiettivi militari nel centro urbano. Ma chiaramente hanno missili poco sofisticati e personale addestrato male, oltretutto i nostri razzi terra-aria cercano di intercettarli. Così, colpiscono a casaccio le aree civili», ci spiega il capo della polizia per la regione di Kiev, Andrij Nebytov. Tutto diverso, per esempio, dai bombardamenti mirati sulle aree del centro di Chernhiv, un centinaio di chilometri a nord, dove nelle ultime 24 ore sono morte una sessantina di persone e tra loro anche un cittadino americano.

La reazione dura della popolazione contro Putin e il suo esercito è comunque garantita: ogni allarme, ogni attacco, ogni bomba, ogni vittima non fanno che fomentare rabbia e desiderio di vendetta. «Putin sperava di raccogliere consensi? È un criminale, un pazzo pericoloso, sta ottenendo l’effetto esattamente opposto. Dovete fermarlo, dovete aiutarci. Putin deve sapere che qui non ci sono nazisti, come lui invece assurdamente proclama, bensì civili che amano la pace. Ma adesso l’Europa e la Nato devono aiutarci ad eliminarlo e ridurlo in condizione di non minacciare più la pace mondiale», sostiene piangendo la 60enne Lida, che vive in uno dei palazzi danneggiati e lavora nel supermercato del quartiere.

Parlando con questa gente viene da chiedersi come potrà mai essere «neutrale» l’Ucraina del futuro che Putin vorrebbe in cambio della fine dell’aggressione. E ciò per il fatto che ora anche quei settori della popolazione che sino a un mese fa erano legati alla Russia per motivi etnici, culturali, famigliari o religiosi, sono diventati profondamente nazionalisti e decisi a difendere l’identità dell’Ucraina indipendente e legata ai valori dell’Occidente democratico. «Per ironia della sorte, tanti abitanti degli appartamenti colpiti oggi da Putin sono d’origine russa. Noi stessi siamo russi. Mia zia Taissia vive a San Pietroburgo. Una parte della famiglia di mio marito risiede a Mosca. Prima del 24 febbraio ci parlavamo quotidianamente al telefono. Ma ora non posso più ascoltare i loro discorsi, è chiaro che hanno paura della loro polizia, o subiscono il lavaggio del cervello per i media censurati», dice la 42enne Oxana. La sua vicina di casa Tatiana aggiunge: «Putin sta devastando Mariupol, Kharkiv, minaccia Odessa, che erano le città più filorusse dell’Ucraina e stanno dando l’esempio della nostra guerra partigiana del futuro».

17 marzo 2022 (modifica il 17 marzo 2022 | 23:26)

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