Kosovo, scontri e spari sul confine con la Serbia: Sullorlo di una guerra

di Francesco Battistini

La crisi delle targhe, iniziata in luglio, sta degenerando. Il presidente serbo Vucic avverte: Proteggeremo il nostro popolo

Tre berline nere, targa serba. Le guardie di frontiera kosovare che le fanno accostare. E chiedono i documenti. E sbirciano oltre i finestrini oscurati. E lo riconoscono: dove vuole andare il patriarca Porfirije, il metropolita della Chiesa ortodossa serba? Arriva Natale — risponde Sua Santit — e come patriarca, come prete, come cittadino mi reco nella mia casa: l’antica chiesa dei serbi di Pec. Breve consulto. Un paio di telefonate. La risposta rapida: niente da fare, Sua Santit pu anche tornarsene a Belgrado… Perch non proprio aria. E al diciottesimo giorno di proteste ci manca solo il patriarca rock, questo Porfirije amante della chitarra e della marijuana, a drogare i serbi del Kosovo coi suoi assoli nazionalistici.

Tensione mai vista. N dalla guerra del ‘99, n dall’indipendenza del 2008. A Mitrovica, la Belfast divisa, sono spuntate le barricate a bloccare per la prima volta le strade della citt e non pi soltanto quelle verso il confine. Camion carichi di pietre e messi di traverso, i serbi a picchettare. A Natale, qualcuno ha sparato su una pattuglia dei 3.700 soldati Nato, il contingente di pace a guida italiana. Il governo serbo ha triplicato i soldati al confine, proclamando lo stato di massima allerta: Proteggeremo il nostro popolo e preserveremo la Serbia, avverte il presidente ultranazionalista Aleksandar Vucic. E la premier Ana Brnabic, per la quale siamo sull’orlo d’una guerra, ai giornalisti che le chiedono se i patrioti sulle barricate di Mitrovica non siano per caso agitatori mandati da Belgrado, risponde seccata: Non voglio discutere con voi.

La crisi delle targhe, iniziata a luglio quando Pristina ha deciso che non potessero pi circolare auto immatricolate in Serbia, degenerata il 10 dicembre: le dimissioni in massa di funzionari pubblici, l’arresto d’un poliziotto terrorista, gli spari, le proteste di piazza… Difendiamo il nostro diritto alla sopravvivenza!, gridano i 120mila della minoranza serba. una rivolta organizzata a tavolino — sostiene il ministro dell’Interno kosovaro, Xhelal Svecla —, dietro c’ la Russia che vuole destabilizzare i Balcani. Il capo delle forze armate serbe, Milos Vucevic, passa in rassegna le truppe sulla linea amministrativa (vietato chiamarlo confine) e punta verso Sud i cannoni semoventi, tanto per chiarire che si fa sul serio. E forse vero: l’immagine finisce subito sulle tv di Putin.

27 dicembre 2022 (modifica il 27 dicembre 2022 | 22:46)

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