La guerra dei «post» (datati e non) irrompe nella campagna elettorale

verso il voto Mezzogiorno, 24 agosto 2022 – 07:39 La Campania epicentro delle polemiche sui commenti dei candidati. Gli esperti: «Inutile cancellarli» di Angelo Agrippa A farne le spese sono in tanti. Ed ora tocca anche ai politici candidati alle prossime elezioni : pochi giorni fa Raffaele La Regina, segretario del Pd in Basilicata, è stato indotto a ritirare la sua candidatura da capolista alla Camera a causa di alcuni post contro Israele che aveva scritto in passato su Facebook e Twitter. Poi, nella trappola è caduto Marco Sarracino, segretario metropolitano del Pd di Napoli, che il 7 novembre 2019 rilasciò un commento augurando «buon anniversario» alla Rivoluzione d’ottobre, ed ora è finito nel mirino della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, a sua volta bersagliata per il video dello stupro di Piacenza che ha pubblicato. Ieri, la riesumazione di post polemici a favore di Orsini e di Putin sulla guerra in Ucraina ha colpito Stefania Modestino, docente di Lettere e capolista di Azione a Caserta, la quale, vistasi persa, ha poi cancellato tutto ciò che aveva scritto. I social protagonistiSarà pure la campagna elettorale più bizzarra della storia repubblicana, corsa in pieno agosto e con il traguardo corto del voto a settembre, e quindi con i social a farla da protagonista, ma andare a scavare post nei singoli profili è davvero troppo. Così come occorrerebbe essere estremamente cauti nel denunciare con i video atti di violenza, per evitare il rischio della cosiddetta eterogenesi dei fini: di castigare le vittime più che gli aggressori. Ma neanche disattivare i profili può essere un rimedio, come pure è stato scritto per Sarracino, sebbene lui abbia smentito. «Bisogna essere attenti, non serve disattivare i profili social, perché ci sarà qualcuno che avrà conservato traccia di ciò che hai scritto. È impossibile che si possa tornare indietro nel tempo e cancellare ciò che una sera, magari dopo aver bevuto un sorso di vino in più, si è scritto, cedendo a quella che chiamo ormai da qualche decennio la “dittatura del pollice” che con l’uso costante dei cellulari ha aumentato la sua invasività nelle nostre vite. Difatti, si verifica un’ulteriore contrazione del tempo rispetto all’uso di un pc da avviare, poiché abbiamo il cellulare sempre tra le mani e non c’è più spazio e tempo per riflettere». «Formazione digitale consapevole»Antonio Pescapè è ordinario di Sistemi di elaborazione delle informazioni alla Federico II. Nella sua attività, dedicata in particolare ad Internet, sulla sue prestazioni e sulla sua sicurezza, ha pubblicato più di 200 lavori ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui un Google Faculty Award. Insomma, di questi rischi ne sa parecchio. «Non c’è nulla da fare, almeno dal punto di vista tecnologico — sottolinea —. A meno che non si muoia, ma non mi sembra il caso di suggerire questo esito: poiché, in caso di decesso, le piattaforme sono costrette a cancellare tutto ciò che è stato pubblicato nel tempo dal soggetto deceduto. Tuttavia, guardiamo in faccia la realtà: affidiamo i nostri contenuti ad aziende che si trovano dall’altra parte del mondo e che esercitano un potere politico enorme, basti pensare alla sospensione del profilo Twitter di Trump o alla cancellazione del video dello stupro pubblicato da Meloni. Piattaforme che possono decidere ciò che vogliono. Persino di farsi beffe del silenzio elettorale prima del voto». Come ne usciamo? «Con una formazione digitale consapevole, in modo da spingere anche il Legislatore ad intervenire per meglio limitare il potere dei social». Ma guai ad autocensurarsi. «Certo — conferma il professore Pescapè — sarebbe un rimedio peggiore del male. Noi siamo le nostre idee e persino la libertà di scrivere una cavolata. Il problema è chi fa un uso politico e strumentale di ciò che abbiamo lasciato scritto ed è per questo che non ho condiviso l’intervento del Pd di far ritirare la candidatura di La Regina, così si legittima la strumentalizzazione». «Non c’è più pensiero riservato»Tiberio Brunetti, fondatore e amministratore di Spin Factor, società leader nella consulenza strategica politica e istituzionale, sollecita la riflessione: «Tutti ricordano la scena in cui il pensiero di Fantozzi contro il Megapresidente viene svelato con una scritta che compare in cielo. Ecco, è ciò che accade ora con i social: non c’è più un pensiero riservato o confidenziale, ma tutto viene spiattellato, lasciando traccia. Peraltro, i social danno un ritmo forsennato alla politica e se sei minimamente noto, non c’è scampo: ci sarà sempre qualcuno che avrà conservato un tuo commento o una tua foto per strumentalizzarne il contenuto. La mossa di Calenda, per esempio, sul caso della candidata di Caserta, è stata equilibrata: niente condanne preventive, ma assunzione di responsabilità e verifica di quanto è accaduto. E poi — conclude Brunetti — si dà importanza, seguendo un flusso di suggestioni, a post di dieci anni fa o a cavolate scritte sul divano e non a quanto un leader politico ha detto sei mesi fa , impegnandosi pubblicamente, contro un altro leader, salvo poi diventare suo alleato?». La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 24 agosto 2022 | 07:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-24 10:06:00, La Campania epicentro delle polemiche sui commenti dei candidati. Gli esperti: «Inutile cancellarli»,

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