pop art
di Paolo Manazza e Luca Zuccala13 mag 2022
Icona del secolo scorso, Gioconda del Novecento, riassunto del sogno americano. Shot Sage Blue Marilyn di Andy Warhol è più che un semplice «inchiostro acrilico e serigrafico su lino». É un’immagine universalmente riconosciuta, impressa nella coscienza collettiva e ora diventata l’opera più cara di sempre mai battuta all’asta, tra quelle realizzate nel XX secolo.
Venduto per 195 milioni di dollari
Lo scorso 9 maggio, il magnetico ritratto della diva americana, realizzato dal vate della Pop Art nel 1964, è stato aggiudicato a 195 milioni di dollari nell’asta dedicata alla collezione di Thomas e Doris Amman. Un incanto storico per un pezzo iconico. Alex Rotter, presidente del dipartimento di 20th and 21st century art di Christie’s, l’aveva presentata come «The most significant 20th-century painting to come to auction in a generation». Sottolineando come il dipinto «trascende il genere della ritrattistica, sostituendo l’arte e la cultura del XX secolo. Accanto alla Nascita di Venere di Botticelli, alla Gioconda di Da Vinci e a Les Demoiselle d’Avignon di Picasso, è uno dei più grandi dipinti di tutti i tempi».
I quadri “scavalcati” da Marilyn
Shot Sage Blue Marilyn è quindi l’opera del Novecento più costosa passata all’incanto. La seconda nella classifica generale, dominata dall’inarrivabile Salvator Mundi di Leonardo da 450 milioni. Marilyn ha scavalcato Les Femmes d’Alger (Version O) di Pablo Picasso a quota 179,4 milioni, i due lattiginosi nudi sdraiati di Modigliani Nu couché (170,4 milioni) e Nu couché (sur lecôté gauche) (157,2 milioni) e Three Studies of Lucian Freud (158,2 milioni) di Francis Bacon. Scalzato ovviamente anche il record in asta dello stesso Warhol: Silver Car Crash (Double Disaster) del 1963, venduto da Sotheby’s New York per 105 milioni di dollari nel 2013.
L’aquirente è il gallerista Larry Gagosian
L’opera si basa sull’immagine promozionale dell’attrice nel film Niagara e racchiude in sé una stratificata simbologia che parte dallo status di icona di Marilyn e arriva alle promesse infrante del sogno americano. Era il 1962 quando Warhol iniziò la sua serie di ritratti dedicati alla Monroe. Sono quattro quelli simili a Shot Sage Blue Marilyn. Tutti quadrati – 1 metro per 1 metro – ma ognuno con una colorazione differente. La versione da record è stata dipinta nel 1964 e vanta esposizioni al Guggenheim di New York, al Centre Georges Pompidou di Parigi e alla Tate Modern di Londra. Ad acquistarla è stato il mega gallerista Larry Gagosian, presente in sala con la palette speciale dedicata a Marilyn. Si dice, per rivenderla a un suo facoltoso cliente americano per via della potenza simbolica dell’immagine in questione. Anche se le vie del mercato sono imprevedibili.
Leo Castelli
Per la cronaca, nel 1962, esistevano delle versioni più piccole (50×40 cm) che l’artista propose al celebre gallerista Leo Castelli. Per quanto intrigato dall’offerta, Castelli scelse di non esporle perché il lavoro di Warhol era troppo simile a un altro artista della sua galleria: Roy Lichtenstein. Con grande disappunto il re della Pop -che smaniava all’idea di lavorare al fianco di Jasper Johns, Robert Rauschenberg e Frank Stella, tutti seguiti da Castelli – scelse di esporre le opere alla Stable Gallery di New York. Ogni tela costava 250 dollari. Andarono tutte vendute. Alla seconda sua mostra nella Stable Gallery, in cui presentò per la prima volta i Brillo Boxes, Leo Castelli tornò sui suoi passi e diede inizio alla collaborazione con l’artista. L’immagine di Marilyn diventò virale. Un fenomeno pop senza precedenti. Nel 1967 un set di stampe raffiguranti la diva era in vendita a 500 dollari. Ora è fortunato chi la trova, se la trova, a qualche milione di euro. Imponderabile il carico simbolico che l’icona ha raggiunto.
Il gruppo di cinque Marylin
Quanto al gruppo di cinque Marilyn da cui proviene Shot Sage Blue Marilyn, la loro storia è assai curiosa. Nel 1964 l’artista performativa Dorothy Podber fece il suo ingresso nella Factory di Warhol. Vide quattro dei cinque ritratti appesa alle pareti e ne rimase affascinata. Chiese quindi a Warhol se poteva riprenderli (shoot, in inglese). Lui acconsentì. Lei tirò fuori una pistola dalla borsetta e sparò un colpo (sempre shoot) tra gli occhi delle Marilyn ritratte. Un atto artistico, a suo dire, partito dal gioco di parole. L’unico assente, ed essersi quindi salvato, fu proprio Shot Sage Blue Marilyn. Se per Warhol restaurarle non fu semplice, rinominarle fu un gioco da ragazzi. Diventarono le Shot Marilyns, per l’appunto. E il loro valore sul mercato, da quel momento, fu una cavalcata.
Le vendite
Nel 1967 Peter Brant acquistò Blue Shot Marilyn per 5 mila dollari. Nel 1989 il collezionista di Los Angeles e magnate dell’informatica Max Palevsky comprò Shot Red Marilyn in asta per 4 milioni di dollari. A onor del vero, cinque anni dopo, la rivendette, perdendoci, a 3,6 milioni. In compenso Orange Marilyn nel 1998 passò a 17 milioni nelle mani di S.I. Newhouse, dell’impero CondéNast. Anche in quel caso, a fare materialmente l’offerta in sala, fu Larry Gagosian. Nel 2007 Turquoise Marilyn, fu venduta a 80 milioni di dollari. Poi nel 2018, in una vendita privata, Orange Marilyn fu acquistata dall’imprenditore americano Kenneth Griffin per una cifra compresa tra i 200 e i 250 milioni. Probabilmente è su questa vendita che Christie’s si è basata per la stima. La nostra Shot Sage Blue Marilyn alla fine venne acquistata dal collezionista newyorkese Leon Kraushar. Successivamente passò al mercante d’arte contemporanea Fred Mueller, che lo acquistò all’inizio degli anni ‘70, e ancora a S.I. Newhouse. Thomas Ammann – la cui Fondazione ha presentato in asta l’opera il 9 maggio – acquistò infine il ritratto all’inizio degli anni ‘80. Qualsiasi siano le intenzioni del nuovo proprietario, sicuramente ha messo le mani su un pezzo di storia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-05-13 11:33:00, Aggiudicato dal famoso gallerista Larry Gagosian, l’opera dell’artista pop diventa la più cara di sempre mai battuta all’asta, tra quelle realizzate nel XX secolo, Paolo Manazza e Luca Zuccala