La pagella del Mereghetti: «Jurassic World – Il dominio», reunion senza entusiasmi (voto 5)

di Paolo Mereghetti

Il sesto capitolo del franchise iniziato quasi tre decenni fa da Steven Spielberg mostra tutti i suoi anni. E l’«epica conclusione» ha lo spiacevole sapore del déjà vu

Un premio a questo Jurassic World – Il dominio, sesto capitolo della saga iniziata ventinove anni fa da Steven Spielberg, bisognerà pur concederlo, il premio della perseveranza e della testardaggine, per cercare di spremere fin all’inverosimile (e oltre) un franchise che mostra tutti i suoi anni. Certo, i padri ritroveranno i protagonisti del film originale — i paleontologi Alan Grant (Sam Neill) e Ellie Sattler (Laura Dern) oltre allo scienziato Ian Malcolm (Jeff Goldblum) — mentre i figli rivedranno gli eroi del reboot di sette anni, quando Jurassic passò da Park a World, ribadendo le sue ambizioni di onnipotenza globale: l’ex marine addestratore di velociraptor Owen Grady (Chris Pratt), la «paleo-animalista» Claire Dearing (Bryce Dallas Howard) e l’orfana Maisie (Isabella Sermon), che i due trattano da figlia.

Il problema però è che non basta rimettere alla guida Colin Trevorrow (dopo la scivolata gotica di Il regno distrutto affidato al regista horror Juan Antonio Bayona) e sperare nelle invenzioni del cosceneggiatore Derek Connolly: le idee sono sempre quelle — l’incapacità dell’uomo di fermarsi in tempo di fronte alle possibilità offerte dalla scienza (genetica in questo caso) e di riconoscere i propri errori — e allora l’unica trovata è dare tutte le colpe al solito avido capitalista disposto a passare sulle teste dell’umanità per i propri scopi. E il proprio conto in banca.

A riunire tutti saranno infatti le attività della Biosyn (crasi metaforica tra bio/vita e syn/peccato: pensa un po’ che ideona) che in una valle sperduta delle Dolomiti (la più improbabile e tarocca delle ambientazioni: anche un cieco riconoscerebbe che quelle montagne non sono le Dolomiti) ha riunito un bel po’ di animali preistorici ma soprattutto compie esperimenti genetici sotto l’occhio del padrone Lewis Dodgson (Campbell Scott) e la guida del dottor Wu (BD Wong). Sattler e Grant ci arrivano perché vogliono scoprire se le devastanti cavallette giganti che stanno rovinando le coltivazioni di mezz’America (ma non quelle che usano prodotti Biosyn) sono nate in quei laboratori, dove incontrano anche Malcolm che fa il conferenziere a pagamento. Owen e Claire, invece, inseguono i ladri che hanno rapito Maisie e il figlio del velociraptor Blue, necessari al dottor Wu per proseguire i suoi esperimenti di genetica visto che sono nati entrambi — la bambina e il dinosauro — per partenogenesi grazie a un Dna modificato.

Il problema è che tutto è chiaro e evidente da subito: chi sono i cattivi e chi i buoni (le cui schiere aumentano quasi ad ogni scena, con qualche sorprendente voltafaccia o scontato riposizionamento) e allora per iniettare in una trama già vista qualcosa di nuovo, non si è trovato di meglio che rubacchiare a destra e a manca. Così, nel viaggio verso le implausibili Dolomiti, Owen e Claire si fermano a Malta dove finiscono in una specie di magazzino/bar sotterraneo che deve troppo alla taverna bazzicata da Han Solo in Star Wars, mentre la lunga fuga in motocicletta di Grady inseguito da due velociraptor assassini sembra uscito da un film con Tom Cruise, per non parlare del viaggio della coppia da Malta alle Dolomiti sull’aereo scassato di Kayla Watts (DeWanda Wise) che sembra una specie di Millennium Falcon altrettanto scassato.

Insomma, novità davvero poche mentre tutto sembra essere giocato sull’effetto nostalgia, quello di ritrovare vecchi amici e soprattutto vecchie situazioni (immancabile lo sguardo impaurito attraverso una finestra o un buco da cui spuntano le zanne del carnivoro di turno). C’è persino l’inevitabile scontro finale tra il caro vecchio Tirannosaurus Rex e un inedito Giganotosaurus, il «carnivoro più feroce di sempre» che dovrebbe funzionare da ciliegina su una torta fatta solo di straordinari effetti digitali, ormai arrivati a una perfezione tale da non sorprendere nemmeno più. E proprio la mancanza di sorprese finisce per essere il difetto principale di questa sesta avventura giurassica, compreso l’inevitabile messaggio sul dovere dell’uomo di imparare a vivere con tutte le specie animali. Dinosauri compresi.

2 giugno 2022 (modifica il 2 giugno 2022 | 21:26)

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, 2022-06-02 19:28:00, Il sesto capitolo del franchise iniziato quasi tre decenni fa da Steven Spielberg mostra tutti i suoi anni. E l’«epica conclusione» ha lo spiacevole sapore del déjà vu ,

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