La Rappresentante di Lista: il nostro queer pop, un’etichetta per sfuggire alla etichette

di Renato Franco

Il duo formato dalla cantante Veronica Lucchesi e dal polistrumentista Dario Mangiaracina: in «Ciao Ciao» parliamo di disastri ma il brano viene spesso frainteso

Il cammino verso la fine del mondo al ritmo di un allegro disastro. La Rappresentante di Lista (LRDL) ha fatto ballare mezza Italia con Ciao Ciao, il brano che è andato ben oltre il settimo posto del Festival di Sanremo. Una musica leggerissima su un tema dal cuore nero: «Il brano parla di apocalisse ed ecologia, il cambiamento climatico è qualcosa che ci spaventa in prima persona, ci piace quest’idea che la musica abbia il potere apotropaico di scacciare via le paure. Allo stesso tempo ci divertiva creare questo contraltare tra una musica travolgente, un ritmo coinvolgente e in chiave opposta la catastrofe che veniva raccontata nel testo, una fine del mondo incombente in cui a poco a poco salutiamo anche le parti del nostro corpo, ciao ciao», spiegano la cantante Veronica Lucchesi e il polistrumentista Dario Mangiaracina che sono diventati coppia artistica più di 10 anni fa.

Ci arriva voce che al comizio di S4lvini il dj abbia messo #ciaociao. La nostra maledizione sta per abbattersi su di te, becero abusatore di hit. ?

— la Rappresentante di Lista (@LRDLofficial) August 4, 2022

Forse non tutti hanno colto il significato profondo del testo… «Sapevamo che questo brano avrebbe avuto diversi livelli di lettura come un titolo di giornale è inevitabilmente più superficiale rispetto alla complessità della storia raccontata nell’articolo. Il ritornello effettivamente è così trascinate che può essere frainteso, ma non è detto che sia un male. Oscar Wilde temeva che la sua opera a un certo punto non potesse più essere fraintesa…». Forse nel misunderstanding è caduto anche Salvini che a un suo comizio ha usato Ciao Ciao come colonna sonora: «La nostra maledizione sta per abbattersi su di te, becero abusatore di hit» , la loro risposta tranciante. Mondi lontanissimi del resto, come testimoniava il pugno chiuso esibito sul palco dell’Ariston.

Loro stessi hanno definito la loro musica «queer pop» : «È un modo per dire che non abbiamo generi musicali, un’etichetta per sfuggire alle etichette, la nostra è musica obliqua con riferimenti che vanno da Vivaldi a Brian Eno, dall’opera lirica a Fatboy Slim, la nostra fluidità è non avere un genere preciso, ma saltare da un suono all’altro, ci aiuta a raccontare la complessità del mondo che immaginiamo nelle nostre canzoni».

Alle spalle La rappresentante di Lista ha già due Festival di Sanremo, nel 21 e nel 22: «L’anno prima ero più spaventata — spiega Veronica —, non conoscevo quel mondo, non ero pronta a quel tipo di esposizione e a quel tipo di giudizio attento a tutto». Quest’anno un’altra musica: «Ci siamo goduti tutto il Festival, dalle sporadiche battute con Amadeus agli incontri con Gianni Morandi nei camerini: meno stress, più divertimento», aggiunge Dario. L’anno prossimo? «Se abbiamo una certezza nella vita è che non lo faremo».

Il successo raggiunto non deve diventare un’ossessione per Veronica: «Non è necessario essere sempre presenti, fa bene anche stare dietro le quinte, alimentare l’energia e il fuoco artistico anche con il silenzio. Non voglio parlare sempre, ma anche ascoltare dove va il mondo, dove va la nostra umanità. Io faccio musica per un’urgenza personale, per mettere a tacere desideri che non so se sono miei o indotti, una sensazione che mi rende insoddisfatta e infelice anche se vivo esperienze da privilegiata. Vorrei trovare una sorta di pace, di Nirvana. E faccio musica perché mi piacerebbe che questa serenità la toccassero tutti». Dario ostenta proprio questa serenità: «Suonare nei piccoli club non mi spaventa, l’adrenalina del palco dell’Ariston è molto simile a quella del palchetto di periferia, davanti a 10 milioni o a 400 fan le sensazioni si equivalgono».

Nei loro testi gli argomenti ricorrenti sono il corpo, le relazioni, la femminilità, la famiglia, la terra, la natura. Il loro ultimo singolo è Diva , un invito all’accettazione di sé e all’autodeterminazione: «Una spinta a prendere coscienza della propria identità, a fare scelte libere, senza tenere conto del giudizio vuoto e sterile che viviamo in era social, quello che ci abbatte e ci butta giù, quei commenti che non aiutano a vivere il proprio corpo come strumento per fare esperienze della vita, ma piuttosto come barriera, come scudo da coprire. Quando invitiamo a essere dive e divi non parliamo del divismo dei riflettori o del palcoscenico di Instagram, siamo ben lontani dalla filosofia becera e angosciante dei social».

6 agosto 2022 (modifica il 6 agosto 2022 | 23:42)

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