La scuola senza voti, Corsini: Il voto nasce per selezionare, non per educare. Si tratta di una mercificazione del sapere

Approfondimento su La Valigia Blu sull’abolizione del voto a scuola. In Italia aumentano le classi che sperimentano la valutazione senza voto, ma sono ancora un’eccezione.

Al sito specializzato interviene Cristiano Corsini, professore di Pedagogia sperimentale e valutazione scolastica all’Università Roma Tre: “L’idea che il voto serva a educare è un errore di prospettiva storica. Il voto nasce per selezionare, non per educare. Ma noi sappiamo bene che usare il voto come ‘il bastone o la carota’, ci porterà a ottenere solo un apprendimento mirato al voto. Quella del voto è una mercificazione del sapere. Il voto fa comodo a una classe politica che non investe sulla qualità della formazione del docente. Una scuola con i voti è una scuola che si sposa con una bassa qualità della formazione dei docenti, questo è il motivo per cui Fratelli d’Italia vuole il ritorno dei voti alla scuola primaria”.

Cosa succede nel mondo

In Finlandia, fino ai 13 anni, non esistono voti o bocciature, e la priorità è data al supporto individuale per chi non raggiunge le competenze richieste. Le pause obbligatorie tra le lezioni e gli spazi studiati per massimizzare la concentrazione sono elementi distintivi di questo sistema.

Similmente, la Svezia ha adottato un sistema educativo non convenzionale. Fino all’età di 12 anni, gli studenti non ricevono valutazioni tradizionali. Inoltre, dal 1968, non esistono più esami finali nelle scuole superiori. In questo contesto, l’approccio didattico è induttivo, con obiettivi di insegnamento personalizzati e un numero minore di giorni scolastici rispetto ad altri paesi.

Negli Stati Uniti, stati come Vermont e Maine hanno introdotto leggi per promuovere la valutazione senza voti, come riportato dal New York Times nel 2017. Questo approccio si sta diffondendo, con più di 40 scuole a New York che hanno adottato il programma.