La storia del Billy Elliot italiano: il potere formativo della danza

Ha 11 anni e da qualche mese rende orgogliosi non solo la famiglia ma anche i suoi conterranei di isola Capo Rizzuto, in Calabria. Ernesto Ruggiero è riuscito grazie al suo grande impegno, alla tenacia e alla determinazione, a raggiungere un obiettivo quanto mai prestigioso, quello di superare le audizioni per essere ammesso a frequentare il primo corso di danza classica presso una delle più antiche e rinomate scuole professionali italiane – la “Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma” istituita nel 1928, diretta da Laura Comi, prima ballerina Étoile del corpo di ballo del teatro dell’Opera.  
Il giovane ballerino ha sin da bambino mostrato il suo talento e grazie al supporto dell’insegnante di danza classica, il maestro Porcelluzzi, ha potuto realizzare il suo sogno. Oggi vive nel convitto del Teatro, ospitato grazie ad una borsa di studio, dedicata proprio ai meritevoli ai quali viene così consentito di studiare e formarsi al meglio nella difficile disciplina che è la danza. La scuola offre la possibilità di partecipare, sin da giovanissimi, agli spettacoli di opere e balletti della stagione del Teatro dell’Opera, potendo così esprimersi sin dai primi anni di studio sul palcoscenico e venire a contatto con il mondo del lavoro, per prepararsi al futuro professionale che li attende. Proprio in questi giorni Ernesto ha debuttato nell’opera “Luisa Miller” di Giuseppe Verdi che è stata messa in scena dall’8 al 17 febbraio scorsi, al Teatro dell’Opera, sotto la guida del nuovo direttore del Teatro Michele Mariotti e la regia di Damiano Michieletto. Questa, è stata per lui la prima esperienza lavorativa, che sicuramente ha contribuito ad arricchire il suo percorso professionale e umano.
Paola Arnelli, docente di Italiano in una scuola secondaria di secondo grado a Torino, assistente alla danza dal 1980, che da ballerina ha incontrato personaggi celebri ed è stata ospite del maestro Litvinov, insegnante di Carla Fracci, ci racconta, nella sua duplice veste di insegnante e maestra di danza, come attraverso la pratica quotidiana e la dedizione, la danza rappresenta una palestra di vita e formazione, e come abbia un ruolo determinante nella conoscenza di sé stessi.
Ho avuto molte esperienze e ho potuto sempre constatare che la danza come formazione è una pratica, prima di tutto, di conoscenza di sé stessi, del proprio corpo, perché mette in una condizione di limite, che bisogna superare. Sembra quasi anti fisiologica, perché talvolta nell’età evolutiva costringe ad assumere posizioni innaturali.
Inoltre, prosegue la maestra Arnelli, nella danza non esistono stereotipi e pregiudizi. Il corpo dell’altro o dell’altra è movimento, è coordinazione. Nella danza bisogna sentire il corpo, così come la musica, è tutto un insieme che facilità l’abbattimento di barriere.
E molto ferma è la posizione della ballerina e della maestra sugli aspetti della danza che generano spesso una visione superficiale di quello che in verità essa rappresenta e può rappresentare nella crescita dell’individuo.
Spesso il ballerino è visto come effemminato, ma in realtà chi danza deve aver chiaro molto bene che c’è una parte di movimenti che richiedono maggiore forza e altri più flessuosi, ma non c’è differenza tra uomo e donna che ballano. Cosa fa la differenza è invece la tenacia, accompagnata alla disciplina ferrea, che guida questa pratica. Si impara a tollerare la fatica e il dolore fisico, le lunghe ore di allenamento e la stanchezza e a quel punto ogni distinzione basata sul sesso e sugli stereotipi crolla. La danza consente allora di potere, nel tempo, sviluppare le proprie energie, riconoscerle. Forse proprio per questo per i maschi la danza svolge davvero un grande ruolo, determina uno sviluppo corretto del corpo e della mente. Oggi, almeno nella mia esperienza, mi sembra di vedere aumentare il numero dei ragazzi che vengono ad imparare e che, se superano la fatica e a volte persino il dolore fisico dei primi passi, poi entrano in un mondo dove scoprono che con la danza si può davvero volare!

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Pietro Guerra

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