La storia di una 14enne vittima di abusi. La mamma: Lo stalker è libero, mia figlia deve fare 60 chilometri per andare a scuola

Una storia amara da Cuneo. Il racconto di una madre e una figlia rispecchia la crudeltà e l’impunità che ancora permeano il nostro tessuto sociale.

Il 18 dicembre 2021 segna l’inizio del calvario per una giovane quindicenne, vittima di abusi, molestie e stalking da parte di un ventenne. Nonostante le denunce tempestive, la lentezza burocratica ha trascinato il caso per anni, culminando in un patteggiamento che ha lasciato la famiglia in uno stato di disillusione e rabbia.

Venerdì, il GUP di Cuneo ha chiuso il caso accettando un patteggiamento di sette mesi, un accordo che ha lasciato un’amara sensazione di ingiustizia. L’indagato, che in precedenza aveva ricevuto un divieto di avvicinamento, ha evitato il processo, una decisione che ha devastato la vittima e sua madre.

La madre, una commessa di 44 anni, ha espresso la sua frustrazione per l’assenza di un processo giusto. Nonostante le difficoltà economiche, il suo desiderio di giustizia ha prevalso sul bisogno di risarcimento. La scarsa comunicazione tra le autorità giudiziarie e la loro avvocata ha ulteriormente acuito il senso di abbandono.

Le ripercussioni psicologiche e sociali hanno lasciato segni indelebili sulla vita della giovane vittima, costretta a cambiare scuola e affrontare attacchi di panico: “Ha perso un anno di scuola per gli attacchi di panico. Quest’anno ha deciso di tornare, ma va in un istituto a 60 chilometri da casa, su suggerimento degli psicologi, per non vedere lui. Abbiamo fatto questa scelta sperando che lui, non vedendola più, avrebbe smesso di perseguitarla. Ma si alza alle cinque del mattino. Sono sacrifici enormi”, afferma a La Repubblica.

La madre, perseguitata anche lei dall’indagato, ha dovuto affrontare la vergogna e l’isolamento. Allo stesso tempo esorta a una revisione legislativa, piuttosto che a simboliche manifestazioni di solidarietà, per garantire che episodi simili non restino impuniti.

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