La Woodstock dei tormenti 5 Stelle: «Pentitevi». «Vi sputeremo addosso»

di Emanuele Buzzi Dopo 30 ore di riunioni, da mercoledì a sabato, non è ancora finita l’assemblea permanente del M5S sulla crisi di governo. I segnali dei pro Draghi, che temono di essere tagliati fuori MILANO — In bilico: i Cinque Stelle oscillano tra «eterne assemblee» (copyright dei parlamentari) e il timore di essere tagliati fuori dal governo dopo le mosse degli altri partiti della maggioranza. Gli stellati vivono un’ordinaria domenica di tormento esistenziale. Dopo trenta ore di riunioni da mercoledì a sabato, la mattina di ieri viene scandita dalla ripresa dei lavori dell’assemblea congiunta di deputati e senatori. La riunione è un ring tra governisti e falchi, che premono per lo strappo con l’esecutivo. Tuttavia, l’assemblea viene presa anche con ironia: «Puntiamo al record mondiale di riunioni permanenti. Se andiamo avanti così, non ci ferma nessuno». Ma tra i toni sarcastici emerge una verità di fondo: la scelta sul da farsi si sta trasformando pian piano in una Woodstock del tormento. La guerra di posizioni — che parte dalla sede di via Campo Marzio, ma che corre sui fili della Rete (e dei collegamenti via Zoom) — è ormai una trincea di parole. Trenta interventi in Consiglio nazionale e una quarantina circa nel corso della congiunta con i parlamentari solo nelle ultime 24 ore. Oltre una settantina, quindi, per essere di nuovo al punto di partenza. I due fronti si guardano in cagnesco e le forze in campo negli altri partiti si muovono considerando una nuova scissione come una variabile da considerare anche a livello di maggioranza parlamentare. La diplomazia sotterranea sta cercando di sondare assetti ed equilibri. I dem anzitutto vorrebbero coinvolgere i 5 Stelle in toto. Giuseppe Conte, anche a causa di impedimenti personali, prende tempo. L’esito della congiunta slitta a oggi, ma il dibattito della domenica mostra un ulteriore inasprimento dei toni. I falchi si preparano con interventi a tamburo battente e sottolineano: «Siamo la maggioranza». Il climax si tocca quando la senatrice Giulia Lupo accusa i «tiratori scelti» che starebbero destabilizzando il M5S dall’interno: «Rispetto le idee di tutti, ognuno fa le sue scelte. Ma se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi…». Le parole surriscaldano gli animi. «Clima da caccia alle streghe — dice all’Adnkronos un parlamentare —, è impossibile esprimere un’opinione in dissenso senza essere tacciati di essere dei pupazzi di Di Maio». Anche i governisti si fanno sentire (oggi è atteso l’intervento del capogruppo Crippa). «Ormai la scelta è stata presa, fare una riunione dopo un video e un ultimatum non serve», commenta amara Federica Dieni. «Dobbiamo usare ogni nostro grammo di sudore per far sì che si risolvano i problemi che abbiamo posto. Se rilanciamo sempre appare invece che cerchiamo un pretesto». Riccardo Fraccaro prova a dare una linea che possa tenere insieme le due anime, mentre un’altra ex ministra gialloverde, Giulia Grillo, sottolinea: «Fare opposizione non servirà a chi oggi si lamenta, per dare risposte si deve stare al governo». Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà chiede una tregua tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, per non mettere in difficoltà l’esecuzione delle riforme collegate al Pnrr. Interviene anche Paola Taverna, una dei vice che porta avanti la linea barricadera: «Noi parliamo di temi, noi portiamo proposte concrete. Non è questo il ruolo del Parlamento? Avanti compatti insieme a Giuseppe Conte, sempre dalla parte dei cittadini». A soffiare sul fuoco dei falchi ci pensa Alessandro Di Battista, che dalla Russia ammonisce: «Questo è un governo nato per colpire il Movimento Cinque Stelle e renderlo del tutto ininfluente, cosa che è accaduta». La partita interna (e quella per il governo) non è ancora chiusa: ma più passa il tempo, più cresce la sensazione che il Movimento possa arrivare al traguardo letteralmente sgretolato. 18 luglio 2022 (modifica il 18 luglio 2022 | 09:43) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-18 09:48:00, Dopo 30 ore di riunioni, da mercoledì a sabato, non è ancora finita l’assemblea permanente del M5S sulla crisi di governo. I segnali dei pro Draghi, che temono di essere tagliati fuori, Emanuele Buzzi

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