Dalla nazionale iraniana a Ronaldo: il Mondiale delle lacrime che ci emozionano

di Aldo Cazzullo

Lacrime di gioia e orgoglio sul campo, senza dimenticare quelle amare dei familiari dei caduti sul lavoro nel deserto qatarino

È il Mondiale delle lacrime. Piangono tutti. Si commuove Cristiano Ronaldo – il narciso per eccellenza, il fatturato vivente, la macchina da social – durante l’inno portoghese. Piangono di gioia e di orgoglio i calciatori iraniani dopo i gol. Piange di felicità prima e di rabbia poi André Ayew, il capitano del Ghana che segna il gol del pareggio con il Portogallo e viene frettolosamente sostituito. Si inteneriscono gli argentini nel ricordo di Maradona e nell’angoscia per Messi. Lacrimano come vitelli i tifosi inquadrati dalle telecamere: non solo le splendide curve variopinte e musicali del Ghana e del Senegal, ma pure le composte signore cotonate olandesi dopo la rete del vantaggio con l’Ecuador. Non esiste una competizione così emotiva come i Mondiali di calcio.

Neanche l’Olimpiade, dove la commozione è individuale. Qui le lacrime sono di gruppo, di squadra, di tifoseria, di comunità, di nazione. Nazioni anche divise: non tutti gli iraniani sentono come i loro calciatori. Ma chi – come Hazard – sottovaluta l’impatto politico, culturale e pure sentimentale del calcio non ha capito nulla del mestiere che fa, del posto in cui si trova, del tempo che gli è dato in sorte.

Poi, certo, le lacrime che vediamo in tv ci scaldano, ci emozionano, ci coinvolgono; c’è una sola cosa più contagiosa del pianto, ed è il riso, come quello dei brasiliani dopo la vittoria (ma alla fine la lacrimuccia l’hanno messa pure loro). Poi ci sono le lacrime che sugli schermi non passano. Comprese quelle dei familiari dei caduti sul lavoro nel deserto qatarino. Raccontare le une e le altre, guardare senza mai far finta di non vedere; anche questo è lasciato all’etica e alla sensibilità di ognuno di noi.

25 novembre 2022 (modifica il 25 novembre 2022 | 18:43)

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, 2022-11-25 18:11:00, Lacrime di gioia e orgoglio sul campo, senza dimenticare quelle amare dei familiari dei caduti sul lavoro nel deserto qatarino, Aldo Cazzullo

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