L’allarme di Draghi sulle forniture di grano: «Lavoriamo insieme per sbloccarle»

di Marco Galluzzo, inviato a WashingtonSulla sicurezza alimentare l’ipotesi di chiamare Putin. L’invito rivolto al «grande amico dell’Europa» a non usare soltanto i muscoli e a guardare anche ai negoziati. E dall’Italia Salvini pressa: no all’invio di nuove armi Negoziati di pace e unità degli alleati. Un doppio messaggio quello di Draghi. Unità declinata in molti modi, rimarcata come vincolo quasi indissolubile: quello fra Washington e Roma, che non si è allentato nonostante gli eventi, nonostante una crisi geopolitica che ha messo sotto pressione le relazioni tradizionali fra diverse capitali, nonostante «Putin abbia provato a dividerci ma senza successo, non ci è riuscito». Ma all’unità politica, transatlantica, si deve abbinare la necessità di un orizzonte diverso, o forse meglio dire parallelo, rispetto a quello che finora è stato tracciato dallo scenario del conflitto, dalla fornitura progressiva di armi all’Ucraina, dalla speranza di vedere l’esercito russo respinto o addirittura sconfitto: «La gente in Europa si chiede cosa possiamo fare per mettere fine a questi massacri, questa violenza, questa macelleria, la domanda è cosa possiamo fare per portare la pace?». Mario Draghi parla quasi sottovoce di fronte al presidente degli Stati Uniti, ma il tono in apparenza monocorde contiene un messaggio inequivocabile. Prima che i giornalisti vengano accompagnati fuori dallo Studio ovale, il capo del governo italiano si fa latore di una posizione prevalente nell’Unione europea, una linea diplomatica chiara. Non c’è nessuno che possa dividerci: Unione europea, Nato e interessi americani sono sempre più legati da un intreccio di obiettivi geopolitici comuni, ma bisogna tenere conto anche di un’altra dinamica, suggerisce il presidente del Consiglio, quella dei negoziati di pace, di un percorso difficile, al momento in apparenza sfuggente, ma necessario. Il presidente francese Macron due giorni fa ha dichiarato che non si deve umiliare Putin, Draghi alla Casa Bianca appare in qualche modo entrare in questa scia, sprona Biden a non puntare solo su armi e risposta militare all’aggressione di Mosca contro Kiev. Insieme a questo evidenzia con chiarezza un altro binario: «Dobbiamo cercare di utilizzare ogni canale per la pace, per il cessate il fuoco e per l’avvio di negoziati credibili». Un invito che Draghi avrebbe abbinato a una richiesta: «Rifletti sulla possibilità di chiamare tu stesso Putin al telefono», anche perché «dobbiamo chiedere alla Russia di sbloccare il grano bloccato nei porti Ucraini». E Biden avrebbe detto: «Ci penso». Le parole del premier sono quelle di chi si cala nel ruolo del possibile mediatore, che chiede alla potenza americana, al «grande amico dell’Europa», di non usare solo i muscoli, di avere maggiormente a cuore la necessità di un percorso negoziale. È anche un ruolo di rappresentanza, la sintesi delle posizioni di molti Stati nell’Unione europea, dalla Germania alla Francia, tutti coloro che ritengono prioritario un cessate il fuoco, una road map per la pace, piuttosto che un regime change a Mosca. E sono anche le parole di un presidente del Consiglio che appena atterra a Washington legge le dichiarazioni di Matteo Salvini, l’ennesimo stop all’invio di ulteriori aiuti militari a Kiev, «se no dovrei immediatamente riunire lo stato maggiore della Lega». Nel confronto a porte chiuse, dai toni amichevoli, i due leader discutono di economia e rischi di recessione, della necessità di dare risposte più efficaci e tempestive alla ccrisi delle materie prime alimentari, del bisogno dell’Italia di accedere in modo strutturale a maggiori forniture di gas liquido americano. Ma il senso primario della visita in fondo è anche un suggello politico: «Le nostre nazioni sono sempre state unite in modo forte e la guerra ha rafforzato questa unione. Siano uniti nel condannare l’invasione, uniti nelle sanzioni e nell’aiutare Zelensky», è la sintesi di Mario Draghi. Biden non può che condividere le parole di «un buon amico e grande alleato». 10 maggio 2022 (modifica il 10 maggio 2022 | 23:35) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-10 21:32:00, Sulla sicurezza alimentare l’ipotesi di chiamare Putin. L’invito rivolto al «grande amico dell’Europa» a non usare soltanto i muscoli e a guardare anche ai negoziati. E dall’Italia Salvini pressa: no all’invio di nuove armi, Marco Galluzzo, inviato a Washington

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