Laurie: «Divento psichiatra per Agatha Christie»

di Francesca Scorcucchi

L’interprete del Dr. House star della miniserie tratta da un giallo della scrittrice: «Perché non l’hanno chiesto a Evans?». Tre episodi su Sky on demand e in streaming su Now

Il medico. Sembra che Hugh Laurie in televisione non voglia fare altro. Dopo il popolarissimo Dr. House l’attore britannico torna in tv con «Perché non l’hanno chiesto a Evans?», miniserie in tre episodi su Sky on demand e in streaming su Now. Tratta dal racconto di Agatha Christie pubblicato in Italia con il titolo di Ritratto di ignota, risolve il misterioso caso di uno sconosciuto che trova la morte sulle scogliere del Galles. È uno dei pochi romanzi senza i classici Poirot o Miss Marple. A investigare sono due detective amatoriali: Bobby Jones (Will Poulter), figlio del vicario parrocchiale, e l’amica Lady Frankie Derwent interpretata da Lucy Boynton. Bobby e Frankie dovranno decifrare le ultime parole del morto: «Perché non l’hanno chiesto a Evans?»

Laurie non è protagonista. Interpreta l’ambiguo psichiatra Dr. James Nicholson, d’altronde è molto più gestibile un ruolo defilato quando della serie sei lo sceneggiatore, il produttore e il regista. «Incontrai tempo fa uno dei discendenti di Agatha Christie. Gli menzionai il mio preferito, questo, e mi disse che c’era un progetto per adattarlo allo schermo. Mi buttai: vorrei scriverlo, gli dissi. Vidi il suo volto impallidire. Non aveva tempo per pensare a una ragione non umiliante per dirmi di no, così acconsentì. Questa storia ha uno dei colpi di scena più incredibili fra i racconti della Christie.

Adattare qualcosa che si ama tanto può avere le sue controindicazioni.
«Infatti con tutta quella pressione, è stato molto, molto stressante».

Cosa la schiacciava?
«Una sorta di obbligo nei confronti dei tanti fan di Agatha Christie, la donna verso la quale ogni scrittore di gialli ha un debito. Lei ha fissato le regole, ha spiegato quali sono gli ingredienti per il perfetto murder mistery. E poi c’erano le auto che non partivano».

Ci spiega?
«Quando fai un film ambientato nel passato non è facile trovare auto funzionanti. Se le trovi non hanno le ruote, o il motore, o magari, quando hanno tutto, improvvisamente smettono di funzionare».

I mezzi di trasporto hanno sempre un ruolo centrale nei romanzi di Christie.
«È cosa nota che delle auto amasse il senso di libertà. Anche io amo quelle di allora per il loro design sinuoso. C’era sul set anche una moto, una Rudge del 1935. Come regista ho preteso di dover provarla per tastarne la sicurezza».

Anche il Dottor House guidava la moto e anche ora interpreta un medico.
«È uno psichiatra di quando quella scienza era ai suoi esordi, non esistevano farmaci, prendeva campo l’elettroshocke gli ospedali psichiatrici erano gironi infernali».

Niente in comune dunque fra i due?
«Probabilmente il fatto che anche il Dottor Nicholson non è stato benedetto da un carattere piacevole e da un sufficiente ammontare di empatia verso i pazienti».

Suo padre era medico, mai pensato di fare davvero il dottore?
«No, volevo diventare poliziotto a Hong Kong».

A Hong Kong?
«A 17 anni mi era capitato in mano un volantino per il reclutamento della polizia di Hong Kong. L’idea mi aveva affascinato. Quando Hong Kong è tornato alla Cina quei poliziotti sono andati in pensione giovanissimi e con un’ottima buonuscita. Ora giocano a golf. Forse avrei dovuto seguire quella strada».

3 luglio 2022 (modifica il 3 luglio 2022 | 23:12)

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