Le immissioni in ruolo effettuate sono insufficienti a coprire i posti vacanti

E’ emergenza: servono 100 mila supplenti

MArco Nobilio

Le immissioni in ruolo effettuate sono insufficienti a coprire il turnover dei docenti. Il ministero dell’istruzione aveva chiesto al ministero dell’economia 58.627 immissioni in ruolo. Ma il Mef ne ha autorizzate 5 mila in meno. E tra i posti richiesti non figuravano le cattedre che si renderanno libere per i pensionamenti della quota 100. Che dovrebbero aggirarsi intorno a 15 mila unità. Secondo alcune stime, peraltro, a causa dell’esaurimento delle graduatorie, le immissioni in ruolo realmente effettuate non supererebbero il 50% di quelle autorizzate. Pertanto, i posti in organico di diritto disponibili per le supplenze dovrebbero essere oltre 50 mila. Ai quali bisognerà aggiungere i posti e le cattedre che si renderanno disponibili in organico di fatto all’esito delle utilizzazioni e delle assegnazioni provvisorie.

Considerato che per le supplenze in organico di fatto vengono resi disponibili anche gli spezzoni, complessivamente, il numero dei contratti di supplenza potrebbe superare le 100 mila unità. In vista delle operazioni di assunzione a tempo determinato, il ministero dell’istruzione ha convocato oggi i sindacati per il consueto incontro di informazione sulla circolare annuale sulle supplenze. Che non dovrebbe presentare particolari novità rispetto all’anno scorso. Salvo che il ministero non intenda regolare anche le cosiddette messe a disposizione (Mad). Che meriterebbero una disciplina più dettagliata a causa della grande diffusione degli ultimi anni. Si tratta di note che vengono inviate dagli aspiranti docenti ai dirigenti scolastici. Che recano la dichiarazione di disponibilità ad accettare eventuali proposte di supplenza e i dati anagrafici e i titoli in possesso dei dichiaranti.

Va detto subito, peraltro, che le dichiarazioni di messa a disposizione vengono prese in considerazione dai dirigenti scolastici solo in caso di assenza di personale docente interessato ad accettare eventuali supplenze e inserito nelle graduatorie di istituto di I, II e III fascia scuola primaria, scuola secondaria di primo grado, posto comune e sostegno. Si tratta, quindi, di una mera ipotesi residuale. Che però, negli ultimi anni, specie nelle regioni del Nord, è diventato uno dei canali ordinariamente utilizzato per reclutare il personale, spesso proveniente dal Sud, a causa del progressivo esaurimento delle graduatorie provinciali e delle graduatorie di istituto degli aspiranti supplenti. Nelle regioni settentrionali il fenomeno è molto diffuso. Perché a causa dei bassi salari degli insegnanti, specie se supplenti, la professione dell’insegnante è considerata scarsamente appetibile. Preferendo, i giovani laureati, orientarsi verso professioni più redditizie.

Non così al Centro e soprattutto al Sud, dove a causa del calo demografico e del più alto tasso di disoccupazione, l’insegnamento è ancora considerato un lavoro appetibile.

Pietro Guerra

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