Le Maire: «Separare il prezzo del gas da quello dell’elettricità: proteggeremo i cittadini Ue»

di Stefano Montefiori

Il ministro dell’Economia francese: «Non è vero che le sanzioni non hanno impatto: la Russia è in crisi»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Ministro Bruno Le Maire, quale messaggio porterà oggi al forum di Cernobbio organizzato da The European House-Ambrosetti? Qual è la sua visione sullo stato dell’economia europea, tra crisi energetica e inflazione?
«I fondamentali dell’economia europea sono solidi. Disponiamo di atout considerevoli: un grande mercato unico di 446 milioni di abitanti, imprese di livello mondiale, tecnologia di punta. Al contempo, sono lucido sulle sfide che abbiamo davanti. La crisi energetica è oggi la difficoltà più importante per tutte le economie europee. È più che mai necessario fare prova di solidarietà e coordinamento tra ogni Stato membro per superare questa crisi. L’Europa può uscirne più forte, più indipendente e più sovrana».

Come affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia?
«Per prima cosa, trovando nuove fonti di approvvigionamento per non dipendere più dalla Russia. Poi, riformando il mercato europeo dell’elettricità, per dissociare il prezzo dell’elettricità dal prezzo del gas. Si tratta di un’urgenza assoluta. Difenderemo questa idea nei prossimi giorni in occasione del Consiglio energia, come abbiamo fatto da un anno a questa parte con il presidente Emmanuel Macron. Poi, occorre affermare la solidarietà europea in materia energetica, in modo che ogni Stato possa passare il prossimo inverno nelle migliori condizioni possibili».

Qual è la sua risposta all’emergenza inflazione?
«Combattere l’inflazione è prima di tutto compito delle banche centrali. Il ruolo degli Stati è quello di proteggere i cittadini europei dall’esplosione dei prezzi dell’energia o dei generi alimentari grazie a misure temporanee. È la nostra priorità numero 1. Mi rallegro che gli Stati europei – in particolare Germania, Italia, Spagna e Francia – abbiano preso la decisione di proteggere le loro popolazioni dall’aumento dei prezzi».

Può darci un esempio dell’aiuto offerto ai cittadini in Francia?
«Prendiamo il caso del carburante: a partire da aprile, abbiamo deciso uno sconto di 0,18 euro per litro in tutte le stazioni di servizio francesi. Questo sconto è passato a 0,30 in settembre e resta in vigore fino alla fine dell’anno. Una misura che costerà allo Stato francese 7,5 miliardi: sono tanti soldi, ma è un ammortizzatore molto efficace. Abbiamo anche bloccato i prezzi del gas da ottobre 2021 e messo il plafond al 4% per l’aumento dei prezzi dell’elettricità per tutto l’anno 2022».

Come valuta il rischio di aggravare i conti di Paesi, come la Francia e l’Italia, che sono già molto indebitati?
«Sì, proteggere i nostri cittadini ha un costo. Ma è meno costoso spendere per proteggere che avere a che fare con una crisi sociale, oppure politica. Peraltro, sono spese transitorie. Secondo le nostre stime, l’inflazione dovrebbe cominciare a diminuire nel 2023. Le misure evolveranno dunque l’anno prossimo per essere indirizzate verso colore che ne hanno più bisogno».

La Francia si coordinerà con i partner europei, in particolare l’Italia, per cercare di mettere un tetto al prezzo del gas?
«La cooperazione con i partner europei è stata molto buona durante la crisi del Covid e lo è anche durante questa crisi inflazionista. Per abbassare i prezzi del gas, la nostra priorità sarebbe quella di fare acquisti in comune. Questo permetterebbe di avere una maggiore influenza commerciale sui Paesi fornitori. La seconda soluzione è diversificare le nostre fonti di approvvigionamento, in particolare con la costruzione di nuovi terminal di gas naturale liquefatto. E la terza opzione è il price cap sul gas. È complicato da realizzare, ma siamo pronti a lavorare su questo punto con i nostri amici italiani».

La Francia ha completato la nazionalizzazione dell’azienda fornitrice e produttrice di elettricità Edf per rilanciare il nucleare. Ma una via europea è possibile? Se l’Italia dovesse cambiare la sua posizione, esisterebbe una possibilità di cooperazione in materia di energia nucleare?
«Per riuscire nella transizione energetica e soddisfare le nostre ambizioni in termini di riduzione di emissioni di CO2, l’energia nucleare è indispensabile. Le auto elettriche sono formidabili, ma bisogna pur ricaricare le batterie con elettricità de-carbonizzata. Sì, l’idrogeno è formidabile, ma serve elettricità de-carbonizzata per fare funzionare gli impianti di elettrolisi. Credo sia questo che ha fatto evolvere la discussione sul nucleare in Europa. Le posizioni sono cambiate, tanto meglio. Ho seguito da vicino i dibattiti in Italia sull’argomento. So che la posizione italiana sul nucleare è stata decisa per referendum, una decisione sovrana del popolo italiano. Se gli italiani cambiassero idea, è evidente che una cooperazione sarebbe possibile».

L’efficacia della cooperazione europea dipende anche dall’intesa tra i governi. Dopo il riavvicinamento tra Parigi e Roma che ha portato al Trattato del Quirinale, con quale stato d’animo aspetta le elezioni del 25 settembre in Italia, che potrebbero cambiare gli scenari?
«Intanto, visto che siamo due vecchie nazioni, la Francia e l’Italia, vorrei volgere lo sguardo al passato recente e dire che abbiamo lavorato straordinariamente bene con Mario Draghi e il suo governo, sia sulle questioni industriali che sul patto di stabilità, sulla risposta economica alla crisi Covid… Tengo anche a salutare il lavoro svolto da Mario Draghi per le riforme in Italia e affermare l’amicizia franco-italiana, in particolare con il Trattato del Quirinale. Poi, ci sono le elezioni. Il popolo italiano è sovrano, il popolo italiano decide».

Un’altra conseguenza dell’attuale intesa franco-italiana è forse la preferenza accordata al consorzio che comprende Air France nella vendita di Ita Airways. Che cosa pensa di questo affare?
«Le questioni che riguardano le compagnie aeree nazionali sono sempre molto sensibili, ed è normale perché sono trasportatori nazionali. Lo capisco. Oggi sono in corso le discussioni tra le imprese. Lasciamo che continuino, prima di prendere posizione».

Quanto all’atteggiamento da tenere di fronte alla Russia, si parla molto in Italia della pretesa inefficacia delle sanzioni economiche, che farebbero più male all’economia italiana ed europea che a quella russa. Che cosa risponde?
«Dire che le sanzioni contro la Russia sono inefficaci è una menzogna. Oggi in Russia ci sono una recessione al 4%, un’inflazione al 18%, linee di rifornimento spezzate, industrie ferme. Guardiamo in faccia la realtà. Le sanzioni funzionano. Hanno un impatto sull’economia russa, sono politicamente legittime, e saranno ancora più efficaci sul lungo termine».

Le forniture di gas russo sono sul punto di fermarsi totalmente. Vi state preparando?
«Ci prepariamo a tutti gli scenari. Intanto, chiedendo a tutti i francesi, senza eccezioni, di fare attenzione al loro consumo di energia, Dobbiamo fare attenzione quando siamo a casa, in ufficio, nei trasporti, nelle amministrazioni. Adesso in questo ufficio, come vede, le luci sono spente. È un dettaglio, ma è così in tutti gli uffici del ministero. Questa è la prima risposta. E mi creda, è probabilmente la più efficace. La seconda risposta consiste nel moltiplicare le fonti di approvvigionamento. Infine, la terza risposta, quella a lungo termine, consiste nel disporre di nuove fonti di energia rinnovabile e nucleare. Tutti gli Stati europei ne hanno preso coscienza e si impegnano in questa politica di indipendenza energetica».

2 settembre 2022 (modifica il 2 settembre 2022 | 22:43)

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, 2022-09-02 21:12:00, Il ministro dell’Economia francese: «Non è vero che le sanzioni non hanno impatto: la Russia è in crisi», Stefano Montefiori

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