Le parole di Salvini restano anche quelle anti stranieri, respinti ai nostri confini

di Roberto Saviano

La foto che ho scelto sposta il fronte di guerra al confine tra Italia e Francia. Ritrae tre ragazzi nordafricani che si dirigono verso il bosco tra Claviere e Montgenèvre, nell’impresa di attraversare il confine. Sono senza patria e senza documenti, in viaggio spesso da mesi, più spesso da anni

Ogni settimana sul magazine «7» Roberto Saviano presenta una foto da condividere con i lettori della rivista e del Corriere. «Una foto — spiega — che possa raccontare una storia. La fotografia è testimonianza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerla, mostrarla, testimoniarla». Pubblichiamo online la rubrica uscita su 7 del 25 febbraio, per i lettori di Corriere.it

La foto che ho scelto di mostrarvi questa settimana sposta il fronte di guerra, lo sposta sensibilmente e crea vettori che dal Nordafrica, dalla Siria, dall’Afghanistan portano fino al confine tra Italia e Francia. La foto ritrae tre ragazzi nordafricani che si dirigono verso il bosco tra Claviere e Montgenèvre, nell’impresa di attraversare il confine. Sono senza patria e senza documenti, in viaggio spesso da mesi, più spesso da anni. Viaggi accidentati, nei quali hanno perso tanto. Hanno dovuto lasciare parte della famiglia, perché le incertezze legate alle condizioni degli spostamenti non consentono ad anziani e bambini piccoli di poter intraprendere un percorso senza meta sicura, senza approdo. Poi hanno perso amici, parenti, conoscenti morti, rapiti, scomparsi durante il viaggio. E hanno perso la salute, a volte anche la speranza.

«SIAMO DA TEMPO IMMERSI IN UNA GUERRA A BASSA INTENSITÀ DOVE LA PROPAGANDA ROVINA VITE DI GENTE PACIFICA»

Si tratta di persone pacifiche, proprio così, di persone che non accettano guerre e persecuzioni, a cui i propri governi non mettono a disposizione risorse per poter sopravvivere. Sono persone che scappano da conflitti aperti o latenti proprio perché credono che il modello occidentale, con tutte le sue tare e i suoi limiti, sia al momento il male minore, l’unico modello a fornire una qualche possibilità di sopravvivenza. Dovremmo avere questa consapevolezza, e cioè di non essere solo l’Eldorado per chi non ha nulla, ma anche un modello sociale, economico e politico. E attenzione: non un modello da esportare, ma soprattutto un modello che ha tutte le possibilità per includere, che è attrezzato per accogliere. Respingiamo da anni con crudeltà e violenza persone che hanno cercato e cercano riparo, rifugio, aiuto.

I fronti di guerra sono tanti, ma quando i Paesi in guerra non hanno la possibilità di minacciare invasioni che raggiungano noi, quando non hanno armi che incutano timore, crediamo di poter considerare i profughi di quelle guerre soggetti indesiderati, da confinare al Paese di primo approdo, meglio ancora se trattenuti in centri di detenzione e, prima, in mare. Magari perché vengano riportati in Libia e, una volta lì, incarcerati senza aver commesso alcun crimine. Questa è una guerra a bassa intensità nella quale siamo immersi quotidianamente e alla quale abbiamo finito per non fare più caso. Una guerra, anzi, su cui viene fatta propaganda costante: prima gli italiani, stranieri spacciatori, violentatori, delinquenti, vengono a prendere case e lavoro che spetterebbero agli italiani. E criminale chi li salva in mare, buonista chi dà loro voce. Io non ci credo che sia più facile catalizzare l’elettorato sulla paura, credo banalmente che a radunarlo attorno all’altruismo non ci abbia mai provato seriamente nessuno.

« NON SIAMO SOLO L’ELDORADO PER CHI NON HA NULLA MA ANCHE UN MODELLO SOCIALE, ECONOMICO E POLITICO»

E così si arriva al paradosso di un Salvini che va in Polonia perché sia chiaro che lui è per l’accoglienza con tanti se e con tanti ma. Va in Polonia e non viene accolto, inchiodato dai fatti (e dai suoi tanti post, soprattutto) ad anni e anni di filoputinismo sfrenato. Beati questi che pensano che le parole e le azioni di oggi possano portare oblio su quelle di ieri. Ma quando parole e azioni hanno ricadute concrete e rovinano vite, dimenticare non è facile e forse nemmeno possibile. Beati questi che riescono a usare i social e la stampa come sfogatoio, che non si tengono dentro niente, che non temono le pessime figure, che credono davvero che esista una volatilità che ormai si è impadronita di tutto e di tutti. Magari hanno ragione loro, magari davvero nessuno ricorderà, tra qualche anno o addirittura adesso, della ferocia culminata nel grottesco del Papeete salviniano, delle centinaia di migranti tenuti per settimane in mare sotto un sole inclemente a soffrire nel corpo e dell’anima.

Oppure no, oppure c’è chi, come me, spalanca gli occhi nel leggere questa dichiarazione di Salvini: «Saviano si informi e partecipi anche lui alla più grande operazione di solidarietà e accoglienza degli ultimi anni: le polemiche non salvano vite, l’impegno concreto di tutti sì». Beh certo, come dimenticare l’impegno concreto di Salvini verso chi scappa da conflitti e persecuzioni. Un tempo si diceva che la storia la scrivevano (riscrivevano, inventavano) i vincitori. Oggi pretende di scriverla (riscriverla, inventarla) Salvini. Non esistono più i vincitori di una volta … o, più prosaicamente, chiunque può dire le cazzate che vuole.

18 marzo 2022 (modifica il 18 marzo 2022 | 07:19)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-03-18 06:22:00, La foto che ho scelto sposta il fronte di guerra al confine tra Italia e Francia. Ritrae tre ragazzi nordafricani che si dirigono verso il bosco tra Claviere e Montgenèvre, nell’impresa di attraversare il confine. Sono senza patria e senza documenti, in viaggio spesso da mesi, più spesso da anni, Roberto Saviano

Powered by the Echo RSS Plugin by CodeRevolution.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version