Le pasticcere vittime di violenza che lavorano con Viviana Varese: «Facendo i maritozzi torniamo a vivere»

La più brava con i maritozzi è Anna, 49 anni, origini nordafricane e una storia di molestie pesantissime alle spalle. L’ex marito ha commesso su di lei e sui figli ogni genere di nefandezza. Il nome è di fantasia, perché le minacce continuano ad arrivare tramite i parenti che hanno ancora contatti con lui. Non deve essere trovata, Anna. Ma da quando vive a Milano, seguita dalla CadMi, la Casa di accoglienza delle donne maltrattate, prova un po’ di sollievo. Da un paio di settimane ha anche il suo primo contratto a tempo determinato da«Io sono Viva», la gelateria-pasticceria al mercato comunale di Isola in cui la chef Viviana Varese dà lavoro a donne vittime di violenza, donando inoltre alla CadMi 1 euro per ogni chilo di gelato venduto . Le «ragazze», come si chiamano tra di loro, sono cinque in tutto. «Io sono la più vecchia — racconta Anna — e mi sento un po’ la mamma del gruppo. Sono così contenta che queste giovani donne abbiano una possibilità di rinascita. Il lavoro è fondamentale per ripartire da sole: già devi affrontare i tuoi mostri, se si aggiungono anche tutte le responsabilità di una vita autonoma senza un’entrata fissa è davvero un carico enorme. Lavorare ti ridà dignità fin da subito: ti aiuta a passare da una vita all’altra».

«Vivo ancora nella paura»

La vita di prima, per Anna, è stata a lungo l’unica che riuscisse a immaginare: «Mi sono sposata giovanissima e non sono andata d’accordo con mio marito fin dal primo giorno. Non potevo fare nulla senza di lui, nemmeno pensare. Ero un suo oggetto. Ha riempito di botte me ei miei figli. Sono scappata varie volte ma le minacce erano così terribili che alla fine tornavo. Ero convinta che non sarei mai uscita da quel matrimonio». Fino a quando, un giorno, i vicini di casa della città del Nord Italia in cui viveva hanno chiamato i carabinieri. «Sono stati la mia salvezza. Mi hanno portata in una casa rifugio e da lì ho ricominciato, piano piano, a rimettere insieme i pezzi. Per mesi temevo di uscire, indossavo occhiali e cappellino per non essere trovata. Adesso, in una città nuova e con un lavoro, vivo ancora nella paura ma almeno ho una speranza». Da «Io sono Viva» Anna sta imparando le basi della pasticceria: «Ho sempre cucinato ma non sapevo fare i dolci. Ora sono specializzata in maritozzi: mi vengono molto bene!». Sorride. «La chef Varese mi ha già promesso il contratto indeterminato, è davvero una persona speciale. Questa occasione mi sta cambiando la vita. Mi sento fortunata e penso a tutte quelle donne che invece non ce l’hanno fatta: è come se la violenza fosse una malattia, una guerra. Va combattuta, ma è difficile uscire da quel posto che chiami casa e che invece è una prigione. Perché è l’unico posto che conosci: per questo un aiuto concreto come un lavoro è fondamentale. Quando le persone arrivano qui in gelateria e ci dicono “Forza”, perché sanno da dove arriviamo e cercano i nostri occhi, io mi sento nel posto giusto al momento giusto».

«Fare i dolci allontana i pensieri terribili»

Come Fabiana, un altro nome di fantasia e un’altra storia simile. Sudamericana, 24 anni, conosce gli abusi fin da piccola. Prima nella famiglia di origine, poi da parte del compagno. Anche lei è scappata dalla città del Nord Italia in cui viveva e si sta ricostruendo una vita a Milano: «Finalmente ho un lavoro a tempo indeterminato e posso avere il permesso di soggiorno illimitato. Per anni sono stata un fantasma perché il mio ex mi nascondeva i documenti. Ora il mio sogno è comprare una casa qui, riuscire a perdonare dentro di me chi mi ha fatto del male perché con il rancore addosso non si vive. E guardare al futuro. Lavorare in pasticceria mi aiuta perché mi concentro tantissimo su quello che sto facendo e non penso ad altro. Ora la panna mi viene perfetta, la monto come la vuole le chef. Lei è tosta ma ci aiuta tanto, credo sappia quello che proviamo. E così le minacce che mi rimbombano nella testa, le parole del mio ex che giura di uccidermi perché l’ho denunciato, se ne vanno per un po’». Merito, anche, dei dolci

13 febbraio 2022 (modifica il 13 febbraio 2022 | 14:29)

(©) RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-02-13 13:31:00, http://s.wordpress.com/mshots/v1/https%3A%2F%2Fwww.corriere.it%2Fcook%2Fnews%2F22_febbraio_13%2Fdonne-vittime-violenza-ora-pasticcere-viviana-varese-facendo-maritozzi-torniamo-vivere-e5f07b34-8cc2-11ec-ab58-6edac401c3bd.shtml?w=600&h=450, , , , These addons are awesome., Meet this huge constituent!, % %item_title%%, Sono cinque, dai 23 ai 49 anni, le ragazze di «Io sono Viva», la pasticceria che dà lavoro a donne con un passato difficile aperta dalla chef Varese a Milano. Alle spalle hanno storie di molestie pesantissime. Concentrarsi sui dolci e avere un’entrata le aiuta a ricominciare: «Viviamo ancora nella paura, ma almeno adesso abbiamo una speranza» , La più brava con i maritozzi è Anna, 49 anni, origini nordafricane e una storia di molestie pesantissime alle spalle. L’ex marito ha commesso su di lei e sui figli ogni genere di nefandezza. Il nome è di fantasia, perché le minacce continuano ad arrivare tramite i parenti che hanno ancora contatti con lui. Non…,

La più brava con i maritozzi è Anna, 49 anni, origini nordafricane e una storia di molestie pesantissime alle spalle. L’ex marito ha commesso su di lei e sui figli ogni genere di nefandezza. Il nome è di fantasia, perché le minacce continuano ad arrivare tramite i parenti che hanno ancora contatti con lui. Non deve essere trovata, Anna. Ma da quando vive a Milano, seguita dalla CadMi, la Casa di accoglienza delle donne maltrattate, prova un po’ di sollievo. Da un paio di settimane ha anche il suo primo contratto a tempo determinato da«Io sono Viva», la gelateria-pasticceria al mercato comunale di Isola in cui la chef Viviana Varese dà lavoro a donne vittime di violenza, donando inoltre alla CadMi 1 euro per ogni chilo di gelato venduto . Le «ragazze», come si chiamano tra di loro, sono cinque in tutto. «Io sono la più vecchia — racconta Anna — e mi sento un po’ la mamma del gruppo. Sono così contenta che queste giovani donne abbiano una possibilità di rinascita. Il lavoro è fondamentale per ripartire da sole: già devi affrontare i tuoi mostri, se si aggiungono anche tutte le responsabilità di una vita autonoma senza un’entrata fissa è davvero un carico enorme. Lavorare ti ridà dignità fin da subito: ti aiuta a passare da una vita all’altra».

«Vivo ancora nella paura»

La vita di prima, per Anna, è stata a lungo l’unica che riuscisse a immaginare: «Mi sono sposata giovanissima e non sono andata d’accordo con mio marito fin dal primo giorno. Non potevo fare nulla senza di lui, nemmeno pensare. Ero un suo oggetto. Ha riempito di botte me ei miei figli. Sono scappata varie volte ma le minacce erano così terribili che alla fine tornavo. Ero convinta che non sarei mai uscita da quel matrimonio». Fino a quando, un giorno, i vicini di casa della città del Nord Italia in cui viveva hanno chiamato i carabinieri. «Sono stati la mia salvezza. Mi hanno portata in una casa rifugio e da lì ho ricominciato, piano piano, a rimettere insieme i pezzi. Per mesi temevo di uscire, indossavo occhiali e cappellino per non essere trovata. Adesso, in una città nuova e con un lavoro, vivo ancora nella paura ma almeno ho una speranza». Da «Io sono Viva» Anna sta imparando le basi della pasticceria: «Ho sempre cucinato ma non sapevo fare i dolci. Ora sono specializzata in maritozzi: mi vengono molto bene!». Sorride. «La chef Varese mi ha già promesso il contratto indeterminato, è davvero una persona speciale. Questa occasione mi sta cambiando la vita. Mi sento fortunata e penso a tutte quelle donne che invece non ce l’hanno fatta: è come se la violenza fosse una malattia, una guerra. Va combattuta, ma è difficile uscire da quel posto che chiami casa e che invece è una prigione. Perché è l’unico posto che conosci: per questo un aiuto concreto come un lavoro è fondamentale. Quando le persone arrivano qui in gelateria e ci dicono “Forza”, perché sanno da dove arriviamo e cercano i nostri occhi, io mi sento nel posto giusto al momento giusto».

«Fare i dolci allontana i pensieri terribili»

Come Fabiana, un altro nome di fantasia e un’altra storia simile. Sudamericana, 24 anni, conosce gli abusi fin da piccola. Prima nella famiglia di origine, poi da parte del compagno. Anche lei è scappata dalla città del Nord Italia in cui viveva e si sta ricostruendo una vita a Milano: «Finalmente ho un lavoro a tempo indeterminato e posso avere il permesso di soggiorno illimitato. Per anni sono stata un fantasma perché il mio ex mi nascondeva i documenti. Ora il mio sogno è comprare una casa qui, riuscire a perdonare dentro di me chi mi ha fatto del male perché con il rancore addosso non si vive. E guardare al futuro. Lavorare in pasticceria mi aiuta perché mi concentro tantissimo su quello che sto facendo e non penso ad altro. Ora la panna mi viene perfetta, la monto come la vuole le chef. Lei è tosta ma ci aiuta tanto, credo sappia quello che proviamo. E così le minacce che mi rimbombano nella testa, le parole del mio ex che giura di uccidermi perché l’ho denunciato, se ne vanno per un po’». Merito, anche, dei dolci

13 febbraio 2022 (modifica il 13 febbraio 2022 | 14:29)

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, La più brava con i maritozzi è Anna, 49 anni, origini nordafricane e una storia di molestie pesantissime alle spalle. L’ex marito ha commesso su di lei e sui figli ogni genere di nefandezza. Il nome è di fantasia, perché le minacce continuano ad arrivare tramite i parenti che hanno ancora contatti con lui. Non deve essere trovata, Anna. Ma da quando vive a Milano, seguita dalla CadMi, la Casa di accoglienza delle donne maltrattate, prova un po’ di sollievo. Da un paio di settimane ha anche il suo primo contratto a tempo determinato da«Io sono Viva», la gelateria-pasticceria al mercato comunale di Isola in cui la chef Viviana Varese dà lavoro a donne vittime di violenza, donando inoltre alla CadMi 1 euro per ogni chilo di gelato venduto . Le «ragazze», come si chiamano tra di loro, sono cinque in tutto. «Io sono la più vecchia — racconta Anna — e mi sento un po’ la mamma del gruppo. Sono così contenta che queste giovani donne abbiano una possibilità di rinascita. Il lavoro è fondamentale per ripartire da sole: già devi affrontare i tuoi mostri, se si aggiungono anche tutte le responsabilità di una vita autonoma senza un’entrata fissa è davvero un carico enorme. Lavorare ti ridà dignità fin da subito: ti aiuta a passare da una vita all’altra». «Vivo ancora nella paura»La vita di prima, per Anna, è stata a lungo l’unica che riuscisse a immaginare: «Mi sono sposata giovanissima e non sono andata d’accordo con mio marito fin dal primo giorno. Non potevo fare nulla senza di lui, nemmeno pensare. Ero un suo oggetto. Ha riempito di botte me ei miei figli. Sono scappata varie volte ma le minacce erano così terribili che alla fine tornavo. Ero convinta che non sarei mai uscita da quel matrimonio». Fino a quando, un giorno, i vicini di casa della città del Nord Italia in cui viveva hanno chiamato i carabinieri. «Sono stati la mia salvezza. Mi hanno portata in una casa rifugio e da lì ho ricominciato, piano piano, a rimettere insieme i pezzi. Per mesi temevo di uscire, indossavo occhiali e cappellino per non essere trovata. Adesso, in una città nuova e con un lavoro, vivo ancora nella paura ma almeno ho una speranza». Da «Io sono Viva» Anna sta imparando le basi della pasticceria: «Ho sempre cucinato ma non sapevo fare i dolci. Ora sono specializzata in maritozzi: mi vengono molto bene!». Sorride. «La chef Varese mi ha già promesso il contratto indeterminato, è davvero una persona speciale. Questa occasione mi sta cambiando la vita. Mi sento fortunata e penso a tutte quelle donne che invece non ce l’hanno fatta: è come se la violenza fosse una malattia, una guerra. Va combattuta, ma è difficile uscire da quel posto che chiami casa e che invece è una prigione. Perché è l’unico posto che conosci: per questo un aiuto concreto come un lavoro è fondamentale. Quando le persone arrivano qui in gelateria e ci dicono “Forza”, perché sanno da dove arriviamo e cercano i nostri occhi, io mi sento nel posto giusto al momento giusto». «Fare i dolci allontana i pensieri terribili»Come Fabiana, un altro nome di fantasia e un’altra storia simile. Sudamericana, 24 anni, conosce gli abusi fin da piccola. Prima nella famiglia di origine, poi da parte del compagno. Anche lei è scappata dalla città del Nord Italia in cui viveva e si sta ricostruendo una vita a Milano: «Finalmente ho un lavoro a tempo indeterminato e posso avere il permesso di soggiorno illimitato. Per anni sono stata un fantasma perché il mio ex mi nascondeva i documenti. Ora il mio sogno è comprare una casa qui, riuscire a perdonare dentro di me chi mi ha fatto del male perché con il rancore addosso non si vive. E guardare al futuro. Lavorare in pasticceria mi aiuta perché mi concentro tantissimo su quello che sto facendo e non penso ad altro. Ora la panna mi viene perfetta, la monto come la vuole le chef. Lei è tosta ma ci aiuta tanto, credo sappia quello che proviamo. E così le minacce che mi rimbombano nella testa, le parole del mio ex che giura di uccidermi perché l’ho denunciato, se ne vanno per un po’». Merito, anche, dei dolci 13 febbraio 2022 (modifica il 13 febbraio 2022 | 14:29) (©) RIPRODUZIONE RISERVATA, Photo Credit: , , www.corriere.it, %%item_url %%, Corriere, Corriere, Corriere, Leggi di più, , https://images2.corriereobjects.it/methode_image/socialshare/2022/02/13/f6be02d8-8ccc-11ec-ab58-6edac401c3bd.jpg, Corriere.it – Homepage, Corriere.it – Notizie e approfondimenti di cronaca, politica, economia e sport con foto, immagini e video di Corriere TV. Meteo, salute, guide viaggi, Musica e giochi online , https://www.corriere.it/rss/images/logo_corriere.gif, http://xml2.corriereobjects.it/rss/homepage.xml, Alessandra Dal Monte

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