Lega, Pontida: sul pratone la «paura»per la crescita dell’alleata. E l’avviso dei governatori: «Bisogna portare risposte»

di Marco CremonesiZaia: sull’autonomia si mette in discussione un governo. E Fedriga: non basta vincere, rispondere agli impegni «Certo, dall’opposizione siamo bravi tutti…». Probabile che a Giorgia Meloni ieri mattina siano fischiate le orecchie. Sul pratone del raduno di Pontida, il convitato di pietra è lei, lei è al centro dei discorsi di molti, ed è il suo successo annunciato a gettare preoccupazione sulla convinzione da tutti condivisa che «si torna a governare». Causa Covid, l’ultimo raduno si è svolto nel 2019 e il pratone è cambiato. Il verde dell’Insubria, delle Orobie e della Carnia è quasi scomparso, sostituito quasi totalmente dal più salvinianamente connotato azzurro. Tra le eccezioni, il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, con polo verdina e scarpe in tinta. Del resto, i governatori il loro segnale lo danno. Luca Zaia non rinuncia affatto all’identità veneta, i suoi consiglieri sono tutti con maglietta amaranto e Leone di San Marco e lui ricorda che «questo governo non ha scelte: chiunque va a governare, non avrà scelta». E indica la scritta «autonomia subito» esposta da alcuni dei suoi. Attenzione: «L’autonomia — dice il presidente veneto — vale anche la messa in discussione di un governo». Lo stesso Fedriga non suona il violino quando dice che la «Lega è una e unita» ma «deve rispondere agli impegni che prende con il suo popolo e con la sua gente». Con un’aggiunta: «Non basta vincere, ma bisogna portare risposte a questo Paese». Vincere, certo. Ma il vincere perdendo voti a vantaggio dell’alleato fa paura. Il pratone è pieno, ma per alcuni insofferenti vuol dire poco: «Pontida la riempivamo anche quando eravamo al 4%». Perché il voto è mobile, e lo si coglie anche sul prato che fu del giuramento. Lorenzo fa l’ultimo anno delle superiori e lo ammette: «Avevo pensato di passare a Fratelli d’Italia, ma da noi a Firenze le loro giovanili sono troppo di destra». Lui e la sua famiglia, fino al lockdown erano tutti renziani: «Ora stiamo con la Lega, ma attenzione: a Firenze il Terzo polo potrebbe prendere parecchi voti». E lo stesso pensa il veneto Alessandro, di pochi anni maggiore. Ma le sorprese non finiscono, anzi. Valeria, 72 anni, Pozzo d’Adda, ha votato Lega fin da quando esiste: «Ma ora non seguo più come prima. E ci sono cose nuove. Mi piace Italia sovrana e popolare, Marco Rizzo dice cose interessanti». La famiglia di Paola, da San Benedetto del Tronto, vive di pesca: «Ma da noi l’hanno distrutta, a San Benedetto son rimaste tre lampare. Tre… Si devono tutti dare una svegliata». Brizio Maggiore risponde indirettamente ai tanti che sul pratone sbuffano dicendo che l’avanzata della Lega al Sud sarà ancora da rimandare dopo il 25 settembre. Lui, classe 1991, assessore a Calimera e consigliere provinciale a Lecce è convinto del contrario: «La Lega anche da noi non è più considerata un partito di altrove, è un partito nazionale come gli altri. Giorgia? Ben venga. L’importante è che vinca il centrodestra». Senza però regalare nulla. Giulio Centenaro ha la maglietta con il «Leon» dei consiglieri regionali. E avvisa i naviganti, anche se alleati: «Il presidenzialismo non è scritto nella Costituzione, l’autonomia sì». Questo per dire che cosa? «Che si deve fare prima l’autonomia che il presidenzialismo, anche perché cambiare la Costituzione è più lunga». Guido Crosetto è servito. Il Corriere ha una newsletter dedicata alle elezioni: si intitola Diario Politico, è gratuita, e ci si iscrive qui 18 settembre 2022 (modifica il 19 settembre 2022 | 12:39) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-19 11:33:00, Zaia: sull’autonomia si mette in discussione un governo. E Fedriga: non basta vincere, rispondere agli impegni, Marco Cremonesi

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