Leoluca Orlando: Il Pd in Sicilia ha sbagliato tutto ma lo voterò

di L’ex sindaco di Palermo: dopo le elezioni si faranno i conti PALERMO – Da tre mesi, dopo l’uscita di scena da sindaco di Palermo, Leoluca Orlando viaggia e parla di più con i suoi amici di Bogotà o Berlino. Meno non con i big della sinistra italiana che prova adesso a scuotere: “Disastrosa la gestione del PD a livello regionale, in Sicilia. Effetto anche di una mancanza di adeguata consapevolezza dei rischi che corre il Paese e la Sicilia”. Dove sta Orlando, adesso? “Con Orlando. Ma ho scelto il PD come partito da votare”, risponde dopo avere ascoltato lunedì, silenzioso e dubbioso, Enrico Letta a Palermo. Tesserato PD? “Tessera dell’anno scorso. Ancora da rinnovare”. Convinto anche lei che nell’area progressista Conte abbia creato più danni con le sue scelte? “Io invito a votare contro la destra. Fatta questa premessa, dopo il 26 settembre discuteremo di tante cose. Soprattutto nel PD siciliano. E io voglio essere libero”. Ma, intanto, vota per Caterina Chinnici? “Eticamente significativi il suo ruolo e le sue posizioni”. Danneggiata comunque dalla rottura di Conte… “Conte ha rotto un’intesa. Calenda un’altra. E Letta, con tutti i disastrosi limiti del Pd siciliano, ha cercato di fare resistere a Palermo l’intesa saltata a Roma. La verità è che non c’è consapevolezza”. Di che cosa? “Di un serio rischio di tenuta dei valori costituzionali. Non capiscono il pericolo di nuove infiltrazioni criminali, di corruzione e mafia, nell’uso delle risorse europee del Pnrr”. Ne parlano, da Letta a Conte… “Se uno guarda le liste alternative alla destra trova enunciazione di diritti, legalità, costituzione, il richiamo a derive parafasciste, riferimenti al clima. Ma per fare tutto questo occorre stare insieme. E invece non accade. Perché sono irresponsabili”. Chi? “Tutti. Da Letta a Conte. Compresi Speranza, Calenda e il resto della compagnia”. Nemmeno lei è riuscito a tenere compatto il centrosinistra a Palermo. “Credo di avere impedito negli ultimi decenni che la mafia governasse Palermo. Adesso non basta la candidatura di Fava, di Scarpinato o di Caterina, da me sostenuta sin dalle primarie. Non bastano, se non ti attrezzi. Rischi di condannarti solo a una funzione di testimonianza”. Parlando di derive parafasciste, teme un governo Meloni? “Ho detto che i valori costituzionali sono a rischio”. Draghi si dice certo che chiunque guiderà il Paese saprà preservare lo spirito repubblicano che ha ispirato il suo stesso governo. Lei appare invece catastrofico. “Una caratteristica di Draghi, ottimo tecnico, è di non entrare dentro la dialettica politica. Tanto che ha fatto un governo che è stato una contraddizione vivente, da Salvini a Speranza. Lui fa fino in fondo la propria parte. Ma la sua è politica istituzionale. Non quella che cerca consenso elettorale. E’ un’uscita di sicurezza. Ma le uscite di sicurezza sono temporanee”. Applausi e ovazioni per lui, a Rimini. “L’ho visto con il volto sollevato. Diceva: missione compiuta. Ma in un sistema democratico normale Draghi non sarebbe mai stato premier. E’ stata una medicina per un paziente malato. Non puoi vivere, però, per sempre, imbottito di antibiotici”. C’è spazio per il “centro”? “Con Renzi e Calenda? Quando in un sistema bipolare come il nostro ci si inventa il ‘centro’ vuol dire che siamo alla disperazione. Così rischiamo di avere il bis del Conte 1, del Conte 2 e di Draghi. O, peggio, il governo delle destre”. Vede un Paese incatenato? “L’Europa non ci aspetta. La fine della prossima legislatura coincide con il 2027, anno di rendicontazione del Pnrr”. E in Sicilia? “Qui contano Cuffaro e Dell’Utri. Schierati con Schifani. E avevano scelto il candidato sindaco di Palermo. Non solo, ma davanti ai loro endorsement Meloni, Salvini e Forza Italia hanno ritirato i propri candidati”. Ingeneroso con il suo successore, Roberto Lagalla. “Più in generale, c’è una coalizione di destra che appare permeabile a interessi sospetti. Mi auguro di avere torto. E spero che Lagalla dia prova contraria. Ma esprimo questa preoccupazione. E Caterina Chinnici si è fatta carico di questo. Perché a Palermo e a Roma questa destra non sempre ha i tratti della moderazione. E rischia di diventare la perfetta tempesta”. Non abbiamo ombrelli? “L’unica nostra speranza è l’Europa. Ma fino a quando potremo sfruttare l’Europa? E ci ascolterà quando saremo rappresentati da persone diverse da Mario Draghi?”. 8 settembre 2022 (modifica il 8 settembre 2022 | 18:51) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-08 16:51:00, L’ex sindaco di Palermo: dopo le elezioni si faranno i conti,

Pietro Guerra

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