Leon Panetta: «Washington vuole il dialogo ma con Xi meglio partire da una posizione di forza»

di Viviana Mazza

L’ex capo della Cia e del Pentagono: «Non è ancora l’ora di abbandonare l’ambiguità strategica»

«Non c’erano alternative per la speaker Nancy Pelosi, una volta che la questione era diventata pubblica; se avesse deciso di non andare a Taiwan o se l’amministrazione l’avesse convinta a non farlo, sarebbe sembrata debole rispetto alla Cina . Considerato che la notizia era diventata pubblica, era esattamente la cosa giusta da fare», dice Leon Panetta, ex capo della Cia e poi del Pentagono.

Ma era il momento giusto, date le tensioni Usa-Cina? Quando lei era segretario della Difesa nel 2011, vendeste molte armi — caccia inclusi — a Taiwan; Pechino rispose in modo relativamente diplomatico, forse perché li avevate avvertiti prima…
«Non c’è dubbio che l’equilibrio sia delicato: da lungo tempo camminiamo su una linea sottile riguardo Taiwan, sin da quando abbiamo dichiarato la “politica dell’unica Cina”, ma con accordi e altri passi abbiamo anche chiarito che intendiamo appoggiare Taiwan. Una serie di leader Usa di livello ha visitato l’isola. Alla luce delle minacce del presidente Xi nei confronti di Taiwan e dopo quello che ha fatto a Hong Kong, è importante che gli Stati Uniti esprimano il loro sostegno».

Non crede che la questione Taiwan, ancor più dell’Ucraina, potrebbe scatenare una guerra mondiale, non perché qualcuno lo voglia ma per un incidente?
«Nessuno vuole la guerra su Taiwan, ma è importante sottolineare che è una democrazia e non dobbiamo permettere che la Cina la intimidisca come non dobbiamo permettere alla Russia di intimidire le democrazie che la circondano. Non significa che non vogliamo il dialogo con la Cina: ci sono aree in cui è nel nostro interesse. Ma alla Cina bisogna rapportarsi da una posizione di forza».

C’è chi dice che è tempo che l’America abbandoni «l’ambiguità strategica» e adotti «chiarezza strategica» esplicitando ciò che il presidente Biden ha detto tra le righe: che se la Cina attacca Taiwan, Washington risponderà.
«Non sono così sicuro che sia tempo di fare questo passo. Le relazioni sono ora al punto più basso da molto tempo. Anziché aggravarle, penso sia meglio chiarire che continueremo la nostra politica dell’Unica Cina e allo stesso tempo ad appoggiare Taiwan».

Taiwan, l’Ucraina: non sono troppi fronti aperti per un’America con priorità interne, o almeno su questo contano Putin e Xi?
«Ci sono molte minacce: non solo Russia e Cina ma anche Nord Corea, Iran, quella continua del terrorismo. Ma la forza delle democrazie è quella delle loro alleanze».

Come ha vissuto l’operazione della Cia contro Zawahiri, lei che dirigeva l’agenzia al tempo del blitz che uccise Bin Laden?
«Sono molto orgoglioso. C’è voluta enorme abilità non solo nel determinare l’obiettivo ma anche nel colpirlo senza conseguenze per i civili. Per me è il completamento di una missione iniziata l’11 settembre, quando dicemmo che avremmo perseguito i responsabili».

L’anno scorso però una famiglia afghana fu uccisa, scambiata per una cellula dello Stato Islamico.
«I droni vanno usati, ma in modo responsabile. Ho grande rispetto per la Cia e come operano i droni. Molto meglio dei militari».

Dopo il ritiro Usa dall’Afghanistan, lei fu critico sulle possibilità di condurre missioni antiterrorismo senza buone fonti sul campo. Forse con Zawahiri ha funzionato perché era nel centro di Kabul?
«Sì, potrebbe aver ragione. Non ho le risposte, ma sospetto che per una missione come questa bisogna avere non solo buona intelligence dai droni ma anche sul terreno. Non è una bella situazione. I talebani al potere danno rifugio a terroristi: una minaccia per gli Stati Uniti e il mondo. Penso che il presidente abbia ragione: dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che i terroristi ne approfittino».

Con l’uccisione di Zawahiri la missione è compiuta?
«Dall’11 settembre nacquero due missioni fondamentali: la prima era perseguire coloro che erano coinvolti negli attentati, la seconda assicurarsi che l’Afghanistan non fosse più rifugio dei terroristi grazie ai talebani. Quest’ultima non è stata realizzata».

Si dice che ai tempi del blitz contro Bin Laden, Biden avesse dei dubbi. È vero?
«Aveva alcune domande da vicepresidente, ma quando diventi presidente capisci che devi usare le piene capacità delle tue forze armate e della tua intelligence se vuoi proteggere il Paese. Penso che adesso ne capisca l’importanza».

5 agosto 2022 (modifica il 5 agosto 2022 | 22:46)

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, 2022-08-05 21:05:00, L’ex capo della Cia e del Pentagono: «Non è ancora l’ora di abbandonare l’ambiguità strategica», Viviana Mazza

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