di MARCO ASCIONE
«L’ingegno e le tenebre» (in libreria per Rizzoli) è un viaggio nel Rinascimento, sui due giganti della storia dell’arte che non si amavano
Leonardo che sembra plasmato della «stessa sostanza delle nubi». Ed è già sempre altrove. Inafferrabile come i contorni del suo autoritratto. Leonardo inconcludente che, mentre abbozza gli schizzi per il monumento equestre voluto da Ludovico il Moro, si perde cercando prima un cavallo a cui ispirarsi e poi un metodo per mantenere pulite le stalle del Castello Sforzesco. Leonardo vanitoso, che sa vestire (e non disdegna il rosa), uomo di corte, capace di allietare persino con il canto, amabile intrattenitore di Papi, mecenati e nobildonne. Che conduce una vita agiata pur non curandosi dei conti della sua impresa. Leonardo che dice a tutti di sì per dire in realtà quasi solo dei no. Leonardo estremista della sperimentazione, apprendista curioso di ogni minimo segmento del creato, dal sistema solare al volo degli uccelli fino alla composizione delle vernici trasparenti, e mai maestro. Determinato nell’essere sé stesso. Leonardo che rifiuta la tecnica dell’affresco quando dipinge l’Ultima cena, capolavoro che subito rischia di svanire come un sogno al mattino. Leonardo dalla sessualità incerta, fluida forse: omosessuale? Bisessuale? Leonardo che ritocca la Gioconda per anni senza mai consegnarla al suo committente.
E invece Michelangelo. Che lavora notte e giorno. Che accetta ogni incarico e lo porta quasi sempre a compimento. Che scolpisce il David commissionato dal Duomo di Firenze, ma anche, in gran segreto, per non apparire distratto, una Madonna con Bambino su richiesta di un ricco mercante di tessuti fiammingo. Michelangelo che è benestante, ma vive da povero. Che non si cura dell’aspetto. Che ha il naso schiacciato per un pugno sferratogli da Pietro Torrigiano all’ennesima provocazione. Michelangelo che non si cambia mai d’abito ed è scontroso. Michelangelo che si interroga su Dio. Burbero e tormentato sul senso delle cose. Michelangelo che ha una vera ossessione per i nudi maschili. Muscolosi e «scolpiti» anche quando dipinge. Michelangelo che nella Cappella Sistina ribalta i canoni della rappresentazione con la creazione di Adamo non più reso vivo dal soffio nelle narici, sulla linea del racconto biblico, ma dall’indice di Dio che si alza in volo. E da allora, così è.
Ma soprattutto Leonardo e Michelangelo insieme. Coevi. Rivali. Toscani che insistono, da geni forse mai più eguagliati nella storia dell’uomo, sullo stesso palcoscenico del Rinascimento. Con un corollario di altri artisti strepitosi e in parte dimenticati. Ebbene: si sono incontrati? Hanno parlato? Forse. Ma piace pensare di sì. E che non sia stato un confronto in punta di fioretto. Geni «che hanno parlato male l’uno dell’altro».
Serviva coraggio, va detto, per scrivere un libro dedicato non solo a uno, ma addirittura a tutti e due. Che cosa mai si può aggiungere? Eppure: sempre si possono osservare le cose da un altro angolo. Solcando territori meno battuti e offrendo con passione un racconto capace di restituire i contorni degli uomini ancor prima che degli artisti. O meglio: le debolezze dell’uomo che si riflettono sulla grandezza del genio.
Lo splendore dei gesti perfetti che convive «con le tenebre dell’ossessione». L’ingegno e le tenebre (pubblicato da Rizzoli) di Roberto Mercadini è una conferma. Bomba atomica, il suo precedente libro, non è quindi un fatto isolato. Ci si può perdere nello stupore, una tentazione irresistibile: «La cosa che mi affascinava di più è che questi due maestri, questi due mostri sacri si sono conosciuti e non si sono piaciuti. Questo è così spiazzante da un punto di vista narrativo. Leonardo da Vinci (1452-1519, ndr) e Michelangelo Buonarroti (1475-1564, ndr) non solo sono totalmente diversi tra di loro, come grida ogni dettaglio della loro autobiografia, ma ognuno dei due è diverso dal resto dei suoi contemporanei. Sono corpi estranei, squarci nella parete uniforme della norma, che lasciano intravedere un orizzonte più ampio. Insieme, sebbene opposti, anzi proprio perché opposti, sembrano voler istigare ciascuno di noi alla diversità, vale a dire a essere ciò che davvero siamo, fino all’unicità più irreparabile».
Ecco perché questo non è, semplicemente, un libro su Leonardo e Michelangelo. La lettura scorre. Galoppa a tratti tra le botteghe d’arte, gli splendori delle opere e la fallacia, a volte, dei comportamenti. L’umanità di due geni.
L’incontro
Roberto Mercadini è nato a Cesena nel 1978. Con oltre 150 date all’anno, porta in giro per la Romagna e per l’Italia i suoi spettacoli di narrazione. Per Rizzoli ha pubblicato «Storia perfetta dell’errore» (2018) e «Bomba atomica (2020). Lunedì 13 giugno presenterà «L’ingegno e le tenebre» a Lucera (Foggia) alle 20.45 alla Cremeria letteraria.
13 giugno 2022 (modifica il 13 giugno 2022 | 15:16)
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, 2022-06-15 20:01:00, «L’ingegno e le tenebre» (in libreria per Rizzoli) è un viaggio nel Rinascimento, sui due giganti della storia dell’arte che non si amavano , MARCO ASCIONE