Letizia Paternoster, l’incidente e il vuoto di memoria: «Non ho mai voluto rivedere le immagini»

di Marco Bonarrigo

L’azzurra è stata protagonista di un brutto incidente durante gli Europei di Monaco. «Mia madre non guarda le gare, mi è andata bene. Dormo con una bici vicino al letto»

«Dell’incidente non ricordo nulla: ho un buco di memoria totale dalla sera precedente alla gara al mattino dopo, quando mi sono ritrovata distesa su un letto di ospedale. Non ho voluto rivedere le immagini: mi bastano il dolore, la radiografia della clavicola rotta in quattro parti e le sette viti che la tengono assieme dopo 4 ore di sala operatoria. Penso al futuro: vicino al letto tengo una bici da camera su cui salirò appena potrò».

La sera del 13 agosto, Letizia Paternoster, 23 anni, trentina, stella del ciclismo azzurro, sta lottando spalla a spalla sulla pista di Monaco di Baviera con altre 25 avversarie per il titolo europeo dell’Eliminazione, una delle prove più crudeli del ciclismo su pista: ogni tre giri, uno sprint e una ragazza che torna a casa. Dopo una quindicina di tornate, un botto terribile: Letizia resta a terra immobile a pancia in giù, tamponata a 50 all’ora dalla polacca che la seguiva. Per 20 minuti si teme il peggio: la campionessa del mondo è circondata da teli per proteggerla dai fotografi, i medici si affannano. Poi un sospiro di sollievo: Paternoster reagisce agli stimoli e viene caricata su una barella.

Letizia, è il suo terzo incidente grave in carriera. Il ciclismo su pista è così pericoloso?
«Come quello su strada: tu puoi prendere tutte le precauzioni possibili, ma quando ti investe un’avversaria oppure un’automobile puoi solo provare a proteggerti e sperare. Mi è andata bene: mi sono risvegliata, posso muovermi e tornare a gareggiare».

Il pericolo è il suo mestiere?
«La spericolatezza è parte di me, la porto dentro fin da bambina quando mi buttavo in Bmx nei boschi dietro a casa, a Trento. Ero matta e senza inibizioni ma sapevo controllare i rischi».

Come si controllano?
«Mescolando alla follia agonistica, istinto e ragione. Senza follia non avrai mai il coraggio d’infilarti in una spazio largo 50 centimetri a 55 chilometri l’ora, senza istinto non sai quando è il momento giusto per farlo e senza ragione ti fai sempre male».

I suoi genitori cosa ne pensano?
«Mia madre non ci pensa: non guarda le gare, tiene la tv spenta e spera che torni a casa in un pezzo solo. Mio padre è più forte: c’era a Monaco e si è precipitato a bordo pista».

Il commissario tecnico azzurro, Marco Villa, dice che lei a un certo punto si è svegliata e pensava di essere a Tokyo, alle Olimpiadi.
«Un delirio strutturato: sogno l’oro olimpico!»

Il ciclismo femminile italiano sta dominando su tutti i terreni, il Tour e il Giro donne hanno fatto grandi ascolti tv.
«Noi ragazze ce lo meritiamo: la gente sa riconoscere il valore di sacrifici e gesti atletici. Mi piacerebbe godermi questo momento di gloria dopo due anni da incubo: un lockdown infinito, una mononucleosi che mi ha ridotta a uno straccio. A metà ottobre voglio provare a difendere il titolo Mondiale a Parigi. Il mio allenatore e la mia squadra, le Fiamme Azzurre, mi stanno aiutando».

Cos’è la bici per lei?
«Libertà. Di pedalare in un bosco, per strada, su pista. Libertà di farlo truccata, sorridente ma liberare la mia ferocia quando gareggio. In bici ogni pregiudizio cade: provate a venire a prenderci, a noi donne. Vorrei che tutte le ragazze facessero sport, pedalassero e non si rimbambissero dietro a un tablet o a un telefonino».

In pista a Monaco c’erano tante ucraine, ospitate in Italia e altrove per potersi allenare lontano dalla guerra.
«Studio scienze politiche alla Luiss e anche la politica internazionale. Alle colleghe ucraine penso sempre, ma anche alle russe che pagano lontane dalle gare colpe non loro».

24 agosto 2022 (modifica il 24 agosto 2022 | 23:19)

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, 2022-08-24 23:24:00, L’azzurra è stata protagonista di un brutto incidente durante gli Europei di Monaco. «Mia madre non guarda le gare, mi è andata bene. Dormo con una bici vicino al letto», Marco Bonarrigo

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